Valle Vigezzo

Alpe  Caneto m. 1760

 

 
 Gita effettuata in data : 14-Maggio-2008


 Partenza da: Folsogno m. 758
 Dislivello totale : m. 1224
 Difficoltà : E
effettivo cammino : 5,30


Come arrivarci:
Percorrere la A 26 sino a Gravellona Toce, proseguire sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di Masera da dove si sale per la SS 337 della Valle Vigezzo; superate Santa Maria Maggiore e   Malesco, si attraversa il torrente Melezzo proseguendo in direzione di  Re che si oltrepassa per prendere poco dopo, a sinistra, la strada che sale a Folsogno. Parcheggiare l’auto nel sopraelevato piazzale “ Carlo Del Zoppo ”.

Nell’escursione che abbiamo fatto alla Punta della Forcoletta, la vista dell’Alpe Caneto, ordinatamente ristrutturato e ben inserito nella ganda sottostante l’omonima cima, ha stuzzicato la nostra curiosità e quindi abbiamo deciso di salirvi per approfondire le nostre conoscenze. Raggiungiamo Santa Maria dove gli amici Teresa e Franco ci accolgono, con la loro abituale ospitalità, offrendoci un fumante caffè e una speciale torta casalinga che gustiamo con piacere prima di partire con destinazione Folsogno. I nostri piani prevedono la salita da Folsogno con attraversamento della bocchetta della Lanca e discesa da Alpe Cortascio, Alpe Rovina, Dissimo e rientro su Folsogno.  Parcheggiata l’auto e ultimati i preparativi, ci incamminiamo  lungo la Via Villette che saliamo per un breve tratto fino a che in prossimità di una casa sulla sinistra, ha inizio la mulattiera contrassegnata dai segnavia Bianco-Rossi che sfiancando l’abitazione risale gli ampi prati, attraversa alcuni alpeggi, poi si addentra in un fitto bosco di conifere e prosegue sulla destra iniziando la lunga diagonale che percorre la valle del Rio degli Orti. Superati alcuni ruscelletti si esce dalla zona ombreggiata e si inizia a salire in un bel bosco di faggi sino a che su di una pianta, scritta con vernice rossa, è riportata la direzione da seguire per l’Alpe Mirà (h0,45). Deviamo a sinistra e incominciamo a risalire la ripida faggeta, Flavio ( www.cappef.com ) conduce il gruppo, è dura restargli dietro, anche se la sensazione che proviamo è quella di riuscire a restargli attaccati alle costole siamo certi che, considerando la nostra andatura, è alla metà del suo potenziale... del resto questo è lo scotto che deve pagare da quando si è dedicato all’accompagnamento degli anziani!. Seguendo i segnavia, raggiungiamo il motto su cui sorge l’Alpe Cailina  m. 1135 (h0,15;1,00). Sopra le baite, il sentiero entra nel bosco; percorre un lungo tratto in falsopiano che entra ed esce continuamente dalle pieghe della montagna, supera una interminabile serie di vallecole, e penetra profondamente nella Valle degli Orti. Raggiunto un poggio, su cui sorgono i ruderi di una  baita, si scende ad attraversare il Rio degli Orti e si perviene allo stallone che sorge presso l’omonimo alpeggio, m. 1279 (h0,55;1,55). Intuiamo che la nostra meta è sopra di noi e di buona lena affrontiamo il primo ripido tratto di sentiero che ci porta alla solitaria costruzione dell’alpe Curticc m. 1480 (h0,25;2,20), il tratto appena superato, che ci  era sembrato ripido, ora si alza praticamente in linea verticale per superare gli ultimi 300 metri di dislivello, dandoci modo di rimpiangere quel lungo tratto di falsopiano che quasi ci aveva annoiato! Risaliamo, faticosamente, l’interminabile sequenza di stretti tornanti, e finalmente ci appaiono le stupende baite dell’alpe Caneto m. 1760 (h0,40;3,00). Flavio, sentito l’odore della Cima di Caneto, che sovrasta l’alpe, a conferma che la nostra sensazione era esatta, innesta le due suole motrici e ci lascia per raggiungere e, quindi inserire il nome di una nuova cima nel suo già ricco  e lungo elenco di “ Cime e Valli del Verbano ″. Noi ci fermiamo a Caneto e aggirandoci fra le baite rimaniamo incantati nell’appurare come la passione di numerosi volontari ha permesso ad un alpe, ridotto in completo stato di abbandono, di ritornare ai suoi antichi splendori. Si dice che il futuro ha un cuore antico; questo concetto ha trovato pratica applicazione nello  spirito di iniziativa di un  gruppo di giovani appassionati di montagna che, per non vanificare le fatiche sostenute dai loro antenati, ha voluto far rivivere l’alpe di Caneto, evitando ad un secolare patrimonio  culturale di ritrovarsi nel più completo oblio. Compiuto il periplo della Cima di Caneto, Flavio si riunisce a noi per consumare un frugale spuntino  e per la tradizionale ed immancabile foto di gruppo. Quando decidiamo di ripartire, ci rendiamo conto che la neve, ancora molto abbondante, rende impossibile compiere il percorso programmato per cui optiamo per la discesa alla Vasca transitando dalla Bocchetta di Sant’Antonio. Raggiunta la Bocchetta di Caneto (h0,15;3,15), la neve alta e pesante ed il nostro buonsenso, ci suggeriscono che è meglio non rischiare per cui decidiamo di rinunciare anche a questa ipotesi. Non ci resta che ritornare sui nostri passi e ripercorre a ritroso il tragitto già fatto all’andata, che compiuto in discesa, ci permette di renderci conto che è un percorso veramente lungo e a tratti molto ripido. Effettuando qualche sosta, tra battute scherzose e vicendevoli prese in giro, visto... la brevità del percorso??? ci concediamo una piccola deviazione per visitare anche l’alpe Miràa m. 1004 (h1,55;5,10) prima di ritornare a Folsogno (h2,15;5,30),dove recuperiamo l’auto, al termine dell’ennesima esplorazione montana che ci ha portato anche oggi a camminare sulle tracce della storia ripercorrendo un sentiero poco noto.