Come arrivarci:
Percorrere la A
26 sino a
Gravellona Toce,
proseguire sulla S.S.
33 del Sempione sino all’uscita di Masera da dove si sale per la SS 337
della Valle Vigezzo;
superate Santa
Maria Maggiore e Malesco, si attraversa il torrente Melezzo
proseguendo in direzione di Re che si oltrepassa per prendere poco
dopo, a sinistra, la strada che sale a Folsogno. Parcheggiare l’auto nel
sopraelevato piazzale “ Carlo Del Zoppo ”.
Nell’escursione
che abbiamo fatto alla Punta della Forcoletta, la vista dell’Alpe Caneto,
ordinatamente ristrutturato e ben inserito nella ganda sottostante
l’omonima cima, ha stuzzicato la nostra curiosità e quindi abbiamo
deciso di salirvi per approfondire le nostre conoscenze.
Raggiungiamo Santa Maria dove gli amici
Teresa e Franco ci accolgono,
con la loro abituale ospitalità, offrendoci un fumante caffè e una
speciale torta casalinga che gustiamo con piacere prima di partire con
destinazione Folsogno. I nostri piani prevedono la salita da Folsogno
con attraversamento della bocchetta della Lanca e discesa da Alpe
Cortascio, Alpe Rovina, Dissimo e rientro su Folsogno.
Parcheggiata l’auto e ultimati i preparativi, ci
incamminiamo lungo la Via Villette che saliamo per un breve tratto
fino a che in prossimità di una casa sulla sinistra, ha inizio la
mulattiera contrassegnata dai segnavia Bianco-Rossi che sfiancando
l’abitazione risale gli
ampi prati, attraversa alcuni alpeggi, poi si
addentra in un fitto bosco di conifere e prosegue sulla destra iniziando
la lunga diagonale che percorre la valle del Rio degli Orti. Superati
alcuni ruscelletti si esce dalla zona ombreggiata e si inizia a salire
in un bel bosco di faggi sino a che su di una pianta, scritta con
vernice rossa, è riportata la
direzione da seguire per l’Alpe Mirà (h0,45).
Deviamo a sinistra e incominciamo a risalire la
ripida faggeta,
Flavio (
www.cappef.com ) conduce il gruppo, è dura restargli dietro, anche
se la sensazione che proviamo è quella di riuscire a restargli attaccati
alle costole siamo certi che, considerando la nostra andatura, è alla
metà del suo potenziale... del resto questo è lo scotto che deve pagare
da quando si è dedicato all’accompagnamento degli anziani!. Seguendo i
segnavia, raggiungiamo il motto su cui sorge l’Alpe Cailina m.
1135 (h0,15;1,00). Sopra le baite,
il sentiero
entra nel bosco; percorre un lungo tratto in falsopiano che entra ed
esce continuamente dalle pieghe della montagna, supera una interminabile
serie di vallecole, e penetra profondamente nella Valle degli Orti.
Raggiunto un
poggio, su cui sorgono i ruderi di una baita, si
scende ad attraversare il
Rio degli Orti e si perviene allo
stallone che
sorge presso l’omonimo alpeggio, m. 1279 (h0,55;1,55). Intuiamo
che la nostra meta è sopra di noi e di buona lena affrontiamo il primo
ripido tratto di sentiero che ci porta alla solitaria costruzione
dell’alpe Curticc m. 1480 (h0,25;2,20), il tratto appena
superato, che ci era sembrato ripido, ora si alza praticamente in linea
verticale per superare gli ultimi 300 metri di dislivello, dandoci modo
di rimpiangere quel lungo tratto di falsopiano che quasi ci aveva
annoiato! Risaliamo, faticosamente, l’interminabile sequenza di stretti
tornanti, e finalmente ci
appaiono le stupende baite dell’alpe Caneto m.
1760 (h0,40;3,00). Flavio, sentito l’odore della Cima di Caneto,
che sovrasta l’alpe, a conferma che la nostra sensazione era esatta,
innesta le due suole motrici e ci lascia per raggiungere e, quindi
inserire il nome di una nuova cima nel suo già ricco e lungo elenco di
“ Cime e Valli del Verbano ″. Noi ci fermiamo a
Caneto e aggirandoci fra
le baite rimaniamo incantati nell’appurare come la passione di numerosi
volontari ha permesso ad un alpe, ridotto in completo stato di
abbandono, di ritornare ai suoi antichi splendori. Si dice che il futuro
ha un cuore antico; questo concetto ha trovato pratica applicazione
nello spirito di iniziativa di un gruppo di giovani
appassionati di montagna che, per non vanificare le fatiche sostenute
dai loro antenati, ha voluto far rivivere l’alpe di Caneto, evitando ad
un secolare patrimonio culturale di ritrovarsi nel più completo
oblio. Compiuto il periplo della Cima di Caneto, Flavio si riunisce a
noi per consumare un frugale spuntino e per la tradizionale ed
immancabile
foto di gruppo. Quando decidiamo di ripartire, ci rendiamo
conto che la neve, ancora molto abbondante, rende impossibile compiere
il percorso programmato per cui optiamo per la discesa alla Vasca
transitando dalla Bocchetta di Sant’Antonio. Raggiunta la
Bocchetta di Caneto (h0,15;3,15), la neve alta e pesante ed il nostro
buonsenso, ci suggeriscono che è meglio non rischiare per cui decidiamo
di rinunciare anche a questa ipotesi. Non ci resta che ritornare sui
nostri passi e ripercorre a ritroso il tragitto già fatto all’andata,
che compiuto in discesa, ci permette di renderci conto che è un percorso
veramente lungo e a tratti molto ripido. Effettuando qualche sosta, tra
battute scherzose e vicendevoli prese in giro, visto... la brevità del
percorso??? ci concediamo una piccola deviazione per visitare anche
l’alpe Miràa m. 1004 (h1,55;5,10) prima di ritornare a
Folsogno
(h2,15;5,30),dove recuperiamo l’auto, al termine dell’ennesima
esplorazione montana che ci ha portato anche oggi a camminare sulle
tracce della storia ripercorrendo un sentiero poco noto.
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