Valle Anzasca

La “ Strà Granda ”
III parte da Ceppo Morelli a Macugnaga

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:20-Aprile-2011                                                      

 Partenza da: Prequartera m. 800
 Dislivello totale: m. 520
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,15

Come arrivarci:Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce, proseguire seguendo la Statale del Sempione , sino all’uscita di Piedimulera, da dove si imbocca la SS549 della Val Anzasca che si percorre sino a raggiungere la località di Ceppo Morelli.

Molte sono le infrastrutture viarie iniziate e mai terminate che sono entrate a far parte della categoria “ opere incompiute ”, ad evitare che anche “ la nostra Strà Granda ” sia annoverata tra queste, è giunto il momento di percorrere il terzo ed ultimo tratto dell’antico percorso della Valle Anzasca completando così il cammino che, seguendo le tracce di un’antica cultura, ci ha visto partire da Piedimulera per arrivare a piccoli passi a Macugnaga. Raggiunto e superato di nuovo l’abitato di Ceppo Morelli, procediamo lungo la SS e parcheggiamo, prima di attraversare il ponte in ferro, in località Prequartera nei pressi di una ben attrezzata area pic-nic. Seguendo per un tratto la strada chiusa al traffico veicolare, raggiungiamo di nuovo la SS e deviando a destra raggiungiamo Campioli m. 840 (h0,20). La vecchia mulattiera è ora diventata una strada asfaltata che raggiunge gli stabilimenti e l’imbocco della miniera al Ribasso Morghen. Superati gli ultimi edifici, il percorso torna a salire, all’asfalto si sostituisce una polverosa strada sterrata che raggiunge: prima la Cappella sotto Morghen e successivamente il Morghen m. 990 (h0,30;0,50). L’itinerario ritorna sulla vecchia mulattiera che segue ora il corso dell’Anza e, superato un fitto bosco di conifere, raggiungiamo il Ponte del Vaud  dove ci immettiamo nuovamente sulla SS. Per non procedere sull’asfalto, deviamo a sinistra  per raggiungere le costruzioni della Miniera e salire al nucleo abitato di Pestarena m. 1035 ( 0,30;1,20), per molti anni importante centro minerario della valle http://youtu.be/y2sVYnHEPtg. Aggirandoci incuriositi per il paese, notiamo il monumento ai minatori e una serie di case walser ben tenute e conservate.  Seguiamo una stradina che scende verso l’Anza e, prima di valicare il nuovo ponte, incontriamo e facciamo conoscenza con Vincenzo Nanni, discendente da generazioni di minatori, che per hobby è alla continua ricerca delle vecchie gallerie che conducevano alle miniere d’oro e promotore del sito www.figlidellaminiera.com che, con grande passione, ci illustra le caratteristiche delle miniere esistenti nella zona. Salutiamo l’amico e superiamo il ponte: qui la strada si biforca, a sinistra sale in Val Moriana, e a destra il sentiero prosegue entrando in un bosco il cui profumo di resina ci accompagna lungo il cammino per giungere a Fornarelli m. 1163 (h0,30;1,50). Qui abbiamo la fortuna di incontrare Angelo Iacchini, di cui ci aveva parlato Vincenzo, considerato dagli storici locali una vera “ enciclopedia mineraria vivente ” che ci accoglie con la cordialità tipica della gente di montagna. Bastano poche nostre domande per far sì che Angelo incominci a raccontarci: fatti, avvenimenti, modi di lavorare in miniera fino agli anni sessanta, anni in cui le miniere cessarono l’attività estrattiva. Ascoltando quasi estasiati i racconti di Angelo, che ci illustra il funzionamento dei vecchi mulinetti e di molti altri attrezzi che sono esposti nello spazio antistante la sua abitazione, addentiamo velocemente i nostri panini, ansiosi di visitare quello che definisce “ la mia officina ” e che a nostro parere costituisce un vero museo. Negli antichi locali, sono ordinatamente raccolti e conservati molti degli attrezzi usati dai minatori: scalpelli, mazzette, lampade, crogioli, contenitori, binari in larice e molto altro ancora; attrezzi che meriterebbero un capitolo a parte, in particolare ci colpiscono una carriola con ruota in pietra e una curiosa caula porta materiale. Staremmo per ore ad ascoltare Angelo che, con dovizia di particolari, racconta come erano le condizioni  di vita e di lavoro ai tempi “ dell’epopea dell’oro ”, purtroppo il tempo è tiranno e dobbiamo proseguire per arrivare in tempo a Macugnaga dove ci aspetta il bus per il ritorno. Salutato il simpatico personaggio, proseguiamo tralasciando la strada che sale in Val Quarazza e continuando il nostro cammino nel bosco, raggiungiamo Isella dove, piegando a sinistra, percorriamo una sterrata che segue il corso dell’Anza per arrivare ad Opaco e subito dopo siamo sul piazzale della seggiovia a Pecetto (h1,00;2,50) a cui fa da sfondo il magnifico Monte Rosa che, con la sua rocciosa parete est, la più vasta delle Alpi per sviluppo in larghezza e altezza, chiude l’estremità superiore della valle. Purtroppo una fastidiosa nuvolaglia ci impedisce di godere appieno della vista della immensa cattedrale di roccia e ghiaccio che spinge le sue guglie fino a 4634 metri d’altezza. Scendendo verso il capoluogo incontriamo la stupenda Casa Pala “ il monumento ” e ci dirigiamo poi verso il Dorf dove sorge la Chiesa Vecchia con il cimitero e l'antico Tiglio all'ombra del quale per secoli si sono tenute le riunioni della comunità del paese (h0,25,3,15). Il Tiglio di Macugnaga ha circa settecento anni di vita, con una circonferenza di addirittura sette metri e, nonostante si presenti in non ottime condizioni, nuovi germogli stanno sbocciando stimolati dalla primavera. Lungo questo tratto di percorso che ci ha permesso di completare il tragitto della “ Strà Granda ” raggiungendo Macugnaga, è possibile rivivere grazie alle molteplici testimonianze ancora presenti sul territorio, un pezzo di storia walser: sono ancora numerose infatti le presenze di tipiche costruzioni in legno che, sparse qua e là, rendono il paesaggio particolarmente gradevole. Soddisfatti per aver interamente percorso lo storico sentiero infra-valligiano della Strà Granda di Anzasca, lasciamo Macugnaga in cui fervono i preparativi per accogliere, il giorno 27 Maggio l’arrivo della diciannovesima tappa del Giro d’Italia. Una tappa che avrà un significato speciale: di fatto il corridore che vestirà la  maglia rosa in questa giornata, entrerà di diritto nell’albo d’oro della gara per la particolarità della frazione di corsa che, come recita lo slogan coniato per l’occasione: "211 km verso un paradiso rosa" ben simboleggia l’associazione cromatica tra la “ regina delle Alpi ” e la corsa più amata dagli Italiani.

Per ripercorrere l’intero tracciato vedi: Strà Granda 1^ parte Piedimulera-Molini

                                                             Strà Granda 2^ parte Molini-Ceppomorelli