Come arrivarci:Percorrere
la A26 sino a Gravellona Toce, proseguire seguendo la
Statale del Sempione , sino all’uscita di Piedimulera,
da dove si imbocca la SS549 della Val Anzasca che si
percorre sino a raggiungere la località di Ceppo
Morelli.
Molte sono le infrastrutture viarie iniziate e mai
terminate che sono entrate a far parte della categoria “
opere incompiute ”, ad evitare che anche “ la nostra
Strà Granda ” sia annoverata tra queste, è giunto il
momento di percorrere il terzo ed ultimo tratto
dell’antico percorso della Valle Anzasca completando
così il cammino che, seguendo le tracce di un’antica
cultura, ci ha visto partire da Piedimulera per arrivare
a piccoli passi a Macugnaga. Raggiunto e superato di
nuovo l’abitato di Ceppo Morelli, procediamo lungo la SS
e parcheggiamo, prima di attraversare il ponte in ferro,
in località Prequartera nei
pressi di una ben attrezzata area pic-nic. Seguendo per
un tratto la strada chiusa al traffico veicolare,
raggiungiamo di nuovo la SS e deviando a destra
raggiungiamo
Campioli m.
840 (h0,20). La vecchia mulattiera è ora
diventata una strada asfaltata che raggiunge gli
stabilimenti e l’imbocco della
miniera al Ribasso Morghen. Superati gli ultimi
edifici, il percorso torna a salire, all’asfalto si
sostituisce una polverosa strada sterrata che raggiunge:
prima la
Cappella sotto Morghen
e successivamente il
Morghen
m. 990 (h0,30;0,50). L’itinerario ritorna sulla
vecchia mulattiera che
segue ora il corso dell’Anza e, superato un fitto bosco
di conifere, raggiungiamo il Ponte del Vaud dove
ci immettiamo nuovamente sulla SS. Per non procedere
sull’asfalto, deviamo a sinistra per raggiungere le
costruzioni della Miniera e salire al nucleo
abitato di Pestarena m.
1035 ( 0,30;1,20), per molti anni importante
centro minerario della valle
http://youtu.be/y2sVYnHEPtg. Aggirandoci incuriositi
per il paese, notiamo
il monumento
ai minatori e una serie di case walser ben tenute
e conservate. Seguiamo una stradina che scende verso l’Anza
e, prima di valicare il nuovo ponte, incontriamo e
facciamo conoscenza con
Vincenzo
Nanni, discendente da generazioni di minatori,
che per hobby è alla continua ricerca delle vecchie
gallerie che conducevano alle miniere d’oro e promotore
del sito
www.figlidellaminiera.com che, con grande passione,
ci illustra le caratteristiche delle miniere esistenti
nella zona. Salutiamo l’amico e superiamo il ponte: qui
la strada si biforca, a sinistra sale in Val Moriana, e
a destra il sentiero prosegue entrando in un bosco il
cui profumo di resina ci accompagna lungo il cammino per
giungere a
Fornarelli m.
1163 (h0,30;1,50). Qui abbiamo la fortuna di
incontrare
Angelo Iacchini,
di cui ci aveva parlato Vincenzo, considerato dagli
storici locali una vera “ enciclopedia mineraria vivente
” che ci accoglie con la cordialità tipica della gente
di montagna. Bastano poche nostre domande per far sì che
Angelo incominci a raccontarci: fatti, avvenimenti, modi
di lavorare in miniera fino agli anni sessanta, anni in
cui le miniere cessarono l’attività estrattiva.
Ascoltando quasi estasiati i racconti di Angelo, che
ci illustra il funzionamento dei
vecchi mulinetti e di molti altri attrezzi che
sono esposti nello spazio antistante la sua abitazione,
addentiamo velocemente i nostri panini, ansiosi di
visitare quello che definisce “ la mia officina ” e che
a nostro parere costituisce un vero museo. Negli antichi
locali, sono ordinatamente raccolti e conservati molti
degli attrezzi usati dai minatori:
scalpelli, mazzette,
lampade, crogioli, contenitori,
binari in larice e molto
altro ancora; attrezzi che meriterebbero un capitolo a
parte, in particolare ci colpiscono una
carriola con ruota in pietra
e una curiosa
caula porta
materiale. Staremmo per ore ad ascoltare Angelo
che, con dovizia di particolari, racconta come erano le
condizioni di vita e di lavoro ai tempi “
dell’epopea dell’oro ”, purtroppo il tempo è tiranno e
dobbiamo proseguire per arrivare in tempo a Macugnaga
dove ci aspetta il bus per il ritorno. Salutato il
simpatico personaggio, proseguiamo tralasciando la
strada che sale in Val Quarazza e continuando il nostro
cammino nel bosco, raggiungiamo
Isella dove, piegando a sinistra, percorriamo una
sterrata che segue il corso dell’Anza per arrivare ad
Opaco e subito dopo siamo sul piazzale della seggiovia a
Pecetto (h1,00;2,50) a cui fa da sfondo il
magnifico Monte Rosa che, con la sua rocciosa parete
est, la più vasta delle Alpi per sviluppo in larghezza e
altezza, chiude l’estremità superiore della valle.
Purtroppo una
fastidiosa
nuvolaglia ci impedisce di godere appieno della
vista della immensa cattedrale di roccia e ghiaccio che
spinge le sue guglie fino a 4634 metri d’altezza.
Scendendo verso il capoluogo incontriamo la stupenda
Casa Pala
“ il monumento ”
e ci dirigiamo poi verso il Dorf dove sorge
la Chiesa Vecchia con
il cimitero e
l'antico
Tiglio all'ombra del quale per secoli si sono
tenute le riunioni della comunità del paese (h0,25,3,15).
Il Tiglio di Macugnaga ha circa settecento anni di vita,
con una circonferenza di addirittura sette metri e,
nonostante si presenti in non ottime condizioni, nuovi
germogli stanno sbocciando stimolati dalla primavera.
Lungo questo tratto di percorso che ci ha permesso di
completare il tragitto della “ Strà Granda ”
raggiungendo Macugnaga, è possibile rivivere grazie alle
molteplici testimonianze ancora presenti sul territorio,
un pezzo di storia walser: sono ancora numerose infatti
le presenze di tipiche costruzioni in legno che, sparse
qua e là, rendono il paesaggio particolarmente
gradevole. Soddisfatti per aver interamente percorso lo
storico sentiero infra-valligiano della Strà Granda di
Anzasca, lasciamo Macugnaga in cui fervono i preparativi
per accogliere, il giorno 27 Maggio l’arrivo della
diciannovesima tappa del Giro d’Italia. Una tappa che
avrà un significato speciale: di fatto il corridore che
vestirà la maglia rosa in questa giornata, entrerà
di diritto nell’albo d’oro della gara per la
particolarità della frazione di corsa che, come recita
lo slogan coniato per l’occasione:
"211 km verso un paradiso rosa" ben
simboleggia l’associazione cromatica tra la “ regina
delle Alpi ” e la corsa più amata dagli Italiani.
Per
ripercorrere l’intero tracciato vedi:
Strà Granda 1^
parte Piedimulera-Molini
Strà Granda 2^ parte Molini-Ceppomorelli
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