Come arrivarci:
Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce, proseguire
seguendo la Statale del Sempione , sino all’uscita di
Piedimulera. Raggiunto il paese, si parcheggia nel
piazzale adiacente alla stazione FS.
Nel
girovagare per le nostre montagne la curiosità e la
volontà di conoscere ci spingono a percorrere sentieri
talvolta poco noti e/o dimenticati, alla ricerca di
qualche “antica traccia”. Uno di questi percorsi è, a
nostro parere la “Strà Granda”, come è ancora chiamata:
il sentiero di valle che fino a metà del 1800 era
l'unica strada per raggiungere Macugnaga partendo da
Piedimulera. La mulattiera, di incredibile bellezza, fù
tracciata nel XV secolo per volere dei signorotti
locali, e correva alta sul versante sinistro della valle
attraversando tutti i villaggi posti in posizione
soleggiata fra terrazzi, coltivi e castagneti.
L’itinerario che oggi andiamo a percorrere, prende avvio
dal piazzale della stazione da cui, indirizzandoci verso
il centro, raggiungiamo la piazza del mercato di
Piedimulera, località che ha rappresentato nei secoli
l’importante ruolo di snodo dei traffici commerciali
lungo la grande direttrice di transito tra il
fondovalle, Macugnaga ed il Vallese. Dalla piazza,
imbocchiamo la Via Protasi e subito incontriamo un primo
segno del passato: la
Torre
Ferreri, costruita nel 1594 con funzioni di
difesa dei transiti mercantili. Iniziamo a risalire la
mulattiera selciata e lastricata e, in località Pairazzo
(h0,25), rintracciamo il
forno comunitario in cui si cuoceva il pane per
tutta la frazione. Continuiamo a salire ed in breve
perveniamo alla strada asfaltata che porta a Cimamulera.
Un cartello indica la deviazione per la
Cappella della Pace,
all’unanimità decidiamo di visitarla e, seguendo un ben
tenuto sentiero, raggiungiamo il poggio su cui sorge
(h0,10;0,35) da cui, con diverse condizioni di
visibilità rispetto a quelle odierne, avremmo potuto
godere di una vista molto panoramica, date le condizioni
ci accontentiamo di
quanto illustrato dal pannello. Ritornati sui nostri
passi, raggiungiamo la
Piazza
della Chiesa di Cimamulera m. 486 (h0,10;0,45)
con il suo ippocastano che si dice sia stato messo a
dimora nel 1851. L’asfalto si sostituisce alla
mulattiera, che riprende dopo un paio di tornanti, e
raggiunta la frazione Morlongo, visitiamo l’antico
torchio da uva, risalente
al 1600, il cui trave di base misura 8,30 metri di
lunghezza. Ritornati sulla mulattiera, che torna a
mostrarsi in tutta la sua originale bellezza, entriamo
in profondità nella valle e sbuchiamo a Meggiana m. 560
(h0,35;1,20) dove esiste un altro forno
frazionale. Continuiamo sulla
bella mulattiera sino ad arrivare all’oratorio
di San Carlo (h0,10;1,30), purtroppo in
avanzato stato di degrado. Superato l’oratorio, la
mulattiera riprende pianeggiante e snodandosi fra
muretti in sassi, perviene alla
Cappella della Madonna delle Grazie m. 575
(h0,10;1,40) da cui si ha un bellissimo colpo
d’occhio sulle numerose frazioni che compongono il
Comune di Castiglione. La mulattiera è costellata da
numerose cappelle votive che testimoniano la profonda
spiritualità che segnava il ritmo della vita quotidiana
delle genti che hanno abitato questi luoghi, nella zona
se ne contano ben 65. La vista sulle caratteristiche
case della frazione Colombetti,
che ancora si presentano con l’originaria architettura
del XIII secolo è molto suggestiva. Superata la
località Case Paita, su asfalto, iniziamo a scendere in
direzione dell’abitato di Castiglione m. 520 (h0,20;2,00)
dove ci soffermiamo per ammirare la monumentale
chiesa parrocchiale
dedicata a San Gottardo. Nel mentre veniamo raggiunti da
don Severino, parroco di
Castiglione da ben 62 anni che, molto affabilmente, ci
mostra l’interno della stupenda
chiesa raccontandoci fatti ed avvenimenti
inerenti alla storia dell’edificio e di
don Rossi, il parroco
martire di cui è in corso il processo di beatificazione.
Salutato il simpatico sacerdote, riprendiamo il nostro
cammino e ci avviamo verso Pecciola che raggiungiamo
(h0,15;2,15) e superiamo dirigendoci verso
l’elegante
ponte ad arco
nominato come “ punt barù ” che supera il Rio
Jelmala. La mulattiera procede sino ad incrociare la
strada asfaltata che sale a Porcareccia dove ci rechiamo
con l’intento di fermarci a consumare il nostro pranzo
(h0,25;2,40). Mentre ci accomodiamo all’aperto,
veniamo raggiunti da Franco, il presidente del Gruppo
Amici di Porcareccia che: con la cordialità e la
cortesia tipica della gente di montagna, ci ospita nella
loro
sede molto accogliente
e ben riscaldata, offrendoci inoltre corroboranti generi
di conforto. Godendoci il caldo,
consumiamo il pranzo comodamente seduti al tavolo
e
brindiamo alla compagnia
alla quale
si aggiunge anche
Franco che nel frattempo ci ha preparato pure
il caffé con tanto di correzione.
Al termine del piacevole intervallo, salutiamo e
ringraziamo Franco e ci ripromettiamo di tornare a
trovarlo in un prossimo futuro; consigliamo chi si
trovasse a passare da queste parti di andare a trovarlo,
non ve ne pentirete! Lasciamo Porcareccia e scendiamo di
nuovo sulla vecchia mulattiera che continuiamo a seguire
sino ad incontrare la deviazione per
il ponte ad arco di Vigino
che raggiungiamo per prenderne visione. Percorso un
altro tratto di sentiero, giungiamo nei pressi della
Cappella dei Muliné (h0,30;3,10),
da cui seguendo per breve tratto la strada vecchia
giungiamo al bivio per Antrogna, ad evitare la risalita,
decidiamo di interrompere qui la nostra camminata per
cui scendiamo sulla strada per Macugnaga che
raggiungiamo in località Molini m. 480 (h0,10;3,20).
In attesa del bus, approfittiamo per scendere a visitare
il
Santuario della Gurva,
edificato inglobando un ciclopico masso che, caduto dal
monte, si arrestò miracolosamente a poca distanza da
un’immagine sacra dipinta su di un piccolo muro.
Terminata la visita, risaliamo sulla statale dove
attendiamo l’arrivo dell’autobus
che prendiamo per fare ritorno a Piedimulera FS
dove termina anche questa escursione che ci ha riportato
sulle tracce del passato appagando appieno la
nostra curiosità (h0,20;3,40). Dopo avere
camminato lungo la mulattiera; certi di essere stati
spettatori della grande fatica che hanno fatto i
montanari che hanno popolato queste zone, ci sentiamo
legati a chi la ha usata e prima ancora costruita nei
tempi passati e desideriamo vedere l’inizio della strada
che ha reso più agevole il transito lungo la valle.
Prima di far rientro alle nostre abitazioni,
raggiungiamo l’imbocco della Strada Statale 549 dove una
lapide marmorea ricorda la
costruzione della via di comunicazione avvenuta nel 1854
durante il regno di Vittorio Emanuele II.
Stra Granda 2° parte
(Molini-Ceppo Morelli)
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