Valle Anzasca

La " Strà Granda "
da Piedimulera  a Molini

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:22-Febbraio-2011                                                      

 Partenza da: Piedimulera m. 248
 Dislivello totale: m. 450
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,40

Come arrivarci: Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce, proseguire seguendo la Statale del Sempione , sino all’uscita di Piedimulera. Raggiunto il paese, si parcheggia nel piazzale adiacente alla stazione FS.

 

Nel girovagare per le nostre montagne la curiosità e la volontà di conoscere ci spingono a percorrere sentieri talvolta poco noti e/o dimenticati, alla ricerca di qualche “antica traccia”. Uno di questi percorsi è, a nostro parere la “Strà Granda”, come è ancora chiamata: il sentiero di valle che fino a metà del 1800 era l'unica strada per raggiungere Macugnaga partendo da Piedimulera. La mulattiera, di incredibile bellezza, fù tracciata nel XV secolo per volere dei signorotti locali, e correva alta sul versante sinistro della valle attraversando tutti i villaggi posti in posizione soleggiata fra terrazzi, coltivi e castagneti. L’itinerario che oggi andiamo a percorrere, prende avvio dal piazzale della stazione da cui, indirizzandoci verso il centro, raggiungiamo la piazza del mercato di  Piedimulera, località che ha rappresentato nei secoli l’importante ruolo di snodo dei traffici commerciali lungo la grande direttrice di transito tra il fondovalle, Macugnaga ed il Vallese. Dalla piazza, imbocchiamo la Via Protasi e subito incontriamo un primo segno del passato: la Torre Ferreri, costruita nel 1594 con funzioni di difesa dei transiti mercantili. Iniziamo a risalire la mulattiera selciata e lastricata e, in località Pairazzo (h0,25), rintracciamo il forno comunitario in cui si cuoceva il pane per tutta la frazione.  Continuiamo a salire ed in breve perveniamo alla strada asfaltata che porta a Cimamulera. Un cartello indica la deviazione per la Cappella della Pace, all’unanimità decidiamo di visitarla e, seguendo un ben tenuto sentiero, raggiungiamo il poggio su cui sorge (h0,10;0,35) da cui, con diverse condizioni di visibilità rispetto a quelle odierne, avremmo potuto godere di una vista molto panoramica, date le condizioni ci accontentiamo di quanto illustrato dal pannello. Ritornati sui nostri passi, raggiungiamo la Piazza della Chiesa di Cimamulera  m. 486 (h0,10;0,45) con il suo ippocastano che si dice sia stato messo a dimora nel 1851. L’asfalto si sostituisce alla mulattiera, che riprende dopo un paio di tornanti, e raggiunta la frazione Morlongo, visitiamo l’antico torchio da uva, risalente al 1600, il cui trave di base misura 8,30 metri di lunghezza. Ritornati sulla mulattiera, che torna a mostrarsi in tutta la sua originale bellezza, entriamo in profondità nella valle e sbuchiamo a Meggiana m. 560 (h0,35;1,20) dove esiste un altro forno frazionale. Continuiamo sulla bella mulattiera sino ad arrivare all’oratorio di San Carlo (h0,10;1,30), purtroppo in avanzato stato di degrado. Superato l’oratorio, la mulattiera riprende pianeggiante e snodandosi fra muretti in sassi, perviene alla Cappella della Madonna delle Grazie m. 575 (h0,10;1,40) da cui si ha un bellissimo colpo d’occhio sulle numerose frazioni che compongono il Comune di Castiglione. La mulattiera è costellata da numerose cappelle votive che testimoniano la profonda spiritualità che segnava il ritmo della vita quotidiana delle genti che hanno abitato questi luoghi, nella zona se ne contano ben 65.  La vista sulle caratteristiche case della frazione Colombetti, che ancora si presentano con l’originaria architettura del XIII secolo è molto suggestiva.  Superata la località Case Paita, su asfalto, iniziamo a scendere in direzione dell’abitato di Castiglione m. 520 (h0,20;2,00) dove ci soffermiamo per ammirare la monumentale chiesa parrocchiale dedicata a San Gottardo. Nel mentre veniamo raggiunti da don Severino, parroco di Castiglione da ben 62 anni che, molto affabilmente, ci mostra l’interno della stupenda chiesa raccontandoci fatti ed avvenimenti inerenti alla storia dell’edificio e di don Rossi, il parroco martire di cui è in corso il processo di beatificazione. Salutato il simpatico sacerdote, riprendiamo il nostro cammino e ci avviamo verso Pecciola che raggiungiamo (h0,15;2,15) e superiamo dirigendoci verso l’elegante  ponte ad arco nominato come “ punt barù ” che supera il Rio Jelmala. La mulattiera procede sino ad incrociare la strada asfaltata che sale a Porcareccia dove ci rechiamo con l’intento di fermarci a consumare il nostro pranzo (h0,25;2,40). Mentre ci accomodiamo all’aperto, veniamo raggiunti da Franco, il presidente del Gruppo Amici di Porcareccia che: con la cordialità e la cortesia tipica della gente di montagna, ci ospita nella loro sede molto accogliente e ben riscaldata, offrendoci inoltre corroboranti generi di conforto. Godendoci il caldo, consumiamo il pranzo comodamente seduti al tavolo e brindiamo alla compagnia alla quale si aggiunge anche Franco che nel frattempo ci ha preparato pure il caffé con tanto di correzione. Al termine del piacevole intervallo, salutiamo e ringraziamo Franco e ci ripromettiamo di tornare a trovarlo in un prossimo futuro; consigliamo chi si trovasse a passare da queste parti di andare a trovarlo, non ve ne pentirete! Lasciamo Porcareccia e scendiamo di nuovo sulla vecchia mulattiera che continuiamo a seguire sino ad incontrare la deviazione per il ponte ad arco di Vigino che raggiungiamo per prenderne visione. Percorso un altro tratto di sentiero, giungiamo nei pressi della Cappella dei Muliné (h0,30;3,10), da cui seguendo per breve tratto la strada vecchia giungiamo al bivio per Antrogna, ad evitare la risalita, decidiamo di interrompere qui la nostra camminata per cui scendiamo sulla strada per Macugnaga che raggiungiamo in località Molini m. 480 (h0,10;3,20). In attesa del bus, approfittiamo per scendere a visitare il Santuario della Gurva, edificato inglobando un ciclopico masso che, caduto dal monte, si arrestò miracolosamente a poca distanza da un’immagine sacra dipinta su di un piccolo muro. Terminata la visita, risaliamo sulla statale dove attendiamo l’arrivo dell’autobus che prendiamo per fare ritorno a Piedimulera FS dove termina anche questa escursione che ci ha riportato sulle tracce del passato  appagando appieno la nostra curiosità (h0,20;3,40). Dopo avere camminato lungo la mulattiera; certi di essere stati spettatori della grande fatica che hanno fatto i montanari che hanno popolato queste zone, ci sentiamo legati a chi la ha usata e prima ancora costruita nei tempi passati e desideriamo vedere l’inizio della strada che ha reso più agevole il transito lungo la valle. Prima di far rientro alle nostre abitazioni, raggiungiamo l’imbocco della Strada Statale 549 dove una lapide marmorea ricorda la costruzione della via di comunicazione avvenuta nel 1854 durante il regno di Vittorio Emanuele II.

Stra Granda 2° parte (Molini-Ceppo Morelli)