Val Formazza

Tre passi in circuito
Gries, Corno e San Giacomo

Partecipanti:
 
 Gita effettuata in data : 16-Settembre-2008                                                    

 Partenza da: Riale m. 1728
 Dislivello totale : m. 910
 Difficoltà : E    
 Effettivo cammino h: 6,15


Come arrivarci:
Percorrere la A 26 sino a Gravellona Toce, proseguire sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di Montecrestese. Di qui si prosegue sulla SS 659 delle valli Antigorio e Formazza, si superano Crodo e Baceno per poi raggiungere Formazza che dista km. 36 da Domodossola. Si supera la Cascata del Toce e si parcheggia l’auto all’ingresso del paese di Riale.

Arriviamo a Riale quando il villaggio sembra ancora essere immerso nel sonno, spira un fastidioso venticello che scende dalle cime imbiancate da una recente nevicata. Posteggiata l’auto, ci incamminiamo lungo  la strada che conduce alla diga di Morasco e proseguiamo sulla strada carrabile,costeggiando il lago sulla destra, fino ad arrivare nei pressi della stazione della funivia Enel (h0,35). Flavio ( www.cappef.com ) che conosce l’itinerario, avendolo percorso più volte... anche in bicicletta!?! si  mette in testa a condurre  il gruppo.  Prendiamo il sentiero “ alternativo ″ che a destra sale, attraversando diversi canalini, il costone montuoso e letteralmente coperto da un numeroso gregge di pecore che è intento a brucare l’ultima erba... il gelo si sta impadronendo delle praterie d’alta quota ed inizia a costruire effimere sculture. Passando al di sotto dell’imbocco della galleria del metanodotto proseguiamo pervenendo al celebrato pianoro in cui sorgono le baite dell’Alpe Bettelmat m. 2112 (h0,35;1,10 ), il luogo è bello e suggestivo ed il pascolo, nei mesi estivi, è costituito dalla famosa erba “ mottolina ″, ricca di fiori, profumi ed essenze che conferiscono al particolare tipo di formaggio che se ne ricava, appunto il Bettelmat (nome che nel dialetto dei Walser, significa “pascolo dei camosci”), un sapore molto apprezzato tanto da essere definito un autentico “ amaro d’alpe ″. Tralasciamo il sentiero che a sinistra porta al Piano dei Camosci e prendiamo a destra il battutissimo sentiero per il Passo del Gries. Risalendo la ripida giavina, proviamo ad immaginare i tempi ( fine del XIV secolo ) in cui il valico assunse grande rilievo come strada commerciale diretta tra Milano e Berna rendendo così possibile l’arricchimento di molte famiglie di impresari e someggiatori. Tanta è la suggestione, che si ha l’impressione di udire lo scalpitio dei muli che, in ordinata fila, risalgono la mulattiera trasportando al nord il vino dell’Ossola e le granaglie del Novarese; a sud i formaggi dell’Oberland e il sale del Tirolo. Con la mente occupata da questi pensieri, risaliamo il ripido pendio, lo sguardo corre inevitabilmente sulla pianura sottostante offrendoci stupendi scorci panoramici  e quasi non ci accorgiamo di essere arrivati al malandato bivacco (h0,55;2,05) dove troviamo la prima neve della stagione che conferisce allo stupendo ambiente un aspetto quasi fiabesco. Proseguiamo raggiungendo subito dopo il  Passo del Gries m. 2479 lo sguardo è attratto  sia dalle montagne della Val Formazza come, il Basodino, la Punta d’Arbola, la punta Valrossa sia dalle montagne della Svizzera oltre il passo della Novena. Procediamo portandoci in territorio elvetico da dove abbiamo la visione del ghiacciaio del Gries che degrada verso l’omonimo lago. Il sentiero, è abbondantemente ricoperto dalla neve caduta nella giornata di ieri, ma sempre molto visibile ed agevolmente percorribile, procediamo sulla destra e, senza abbassarci di quota, risaliamo su detriti morenici  fino a che raggiungiamo il Passo Corno m. 2485 (h0,30;2,35), qui incontriamo Milena e Roberto e con loro scattiamo una foto di gruppo. Dal passo,  procediamo seguendo la traccia di sentiero innevato, costeggiamo uno splendido specchio d’acqua  ed entriamo in Val Corno m. 2520 (h0,15;2,50) per iniziare la discesa che ci porterà a raggiungere la nuova Capanna Corno m. 2338 ( h0,30;3,20). La capanna, ristrutturata nel 2007, si presenta con una avveniristica costruzione che all’aspetto nulla ha a che vedere con la tipica struttura dell’antico rifugio ma che in fase di realizzazione ha permesso di ricavare spazi molto confortevoli, godibili ed arredati con molto buon gusto. Grazie alla cortese accoglienza dei gestori che ci hanno permesso di visitarne l’interno, abbiamo potuto verificare l’ottimo lavoro di ristrutturazione eseguito. All’interno troviamo, una spaziosa e luminosa sala pranzo, una modernissima cucina, stupende camere da letto e una fornitissima biblioteca tecnica in grado di soddisfare anche gli escursionisti più esigenti! Scattiamo una foto a Rita,Laura e Bruno e poi una foto con tutti noi, a ricordo della loro simpatia e dell’incantevole luogo che hanno il privilegio di gestire con competenza e maestria. Se vi capita di passare da queste parti, vale la pena di effettuare una sosta, non ve ne pentirete. Dalla Capanna ci indirizziamo, camminando lungo le pendici della Punta Elgio, lungo il panoramico sentiero che,  continuando per saliscendi, ci conduce prima all’alpe San Giacomo, e successivamente, salendo a destra, raggiungiamo il l’omonimo Passo m. 2313 ( h1,10;4,30) dove varchiamo il confine nei pressi di quella che fu la casermetta della Guardia di Finanza. Effettuiamo una breve sosta, scambiamo quattro chiacchiere con Pia e Werner  saliti al passo, approfittando della giornata che definire stupenda è riduttivo.   Non ci resta ora che discendere lungo la strada sterrata, costeggiando il bacino del Toggia raggiungiamo il muraglione della diga (h0,50;5,20), arriviamo al rifugio Maria Luisa m. 2160 dove Franco, molto gentilmente, ci offre un corroborante caffè, percorriamo l’ultimo tratto in falsopiano e quando la strada inizia a scendere, imbocchiamo il sentiero che taglia i numerosi tornanti e dopo 6 ore e 15 minuti di cammino effettivo, ci ritroviamo a Riale nel punto da cui siamo partiti.

Solitamente si è soliti dire: “ facciamo quattro passi per sgranchirci le gambe ″, noi di passi ne abbiamo fatti solo tre, in ogni caso vi assicuriamo che le gambe le abbiamo sgranchite, alla conclusione dell’escursione le suole dei nostri scarponi si sono macinati la bellezza di 26,5 Km. E’ un’escursione molto lunga che richiede un buon grado di allenamento, da effettuarsi possibilmente in giornate limpide ma non calde, praticamente in giornate come quella che abbiamo trovato noi oggi!!! La neve poi ha reso l’ambiente ancora più caratteristico e suggestivo... un ottimo modo per festeggiare l’ultima escursione dell’estate.