Valle Devero

Alpe Suzzo m. 1667

 
 Gita effettuata in data : 07-Maggio-2008


 Partenza da: Beola m.765
 Dislivello totale : m. 1034
 Difficoltà : E
effettivo cammino : 4,15


Come arrivarci:
Percorrere la A26 fino a Gravellona Toce, proseguire sulla S.S. 33 del Sempione uscita Crodo, seguendo le indicazioni per Baceno/Val Formazza. Arrivati nel centro di Baceno si prende la strada comunale  che sale a Devero ed in breve si raggiunge Beola di Croveo dove si parcheggia. Attenzione, in questo periodo lavori di cantiere consentono il traffico solo ad orari limitati.

Nel girovagare sui nostri monti questa volta ci è venuto il desiderio di incamminarci su antichi sentieri alla ricerca di primitive tracce, per cui niente di meglio che ricalcare i sentieri dei walser. Su consiglio dell’amico Marcello, abbiamo ripercorso questo itinerario ad anello che ci ha permesso di immergerci  letteralmente in quello che fu il patrimonio di conoscenze del popolo Walser,  protagonista di migrazioni che contribuirono a costituire colonie in numerosi paesi alpini. Abituati alle dure condizioni dell’ambiente montano si stabilirono a quote elevate, in aree solitarie, affinando tecniche che permisero loro di vivere continuamente a queste quote, sviluppando metodi pastorali, di coltivazione e di costruzione con legno di larice e abete per edificare abitazioni e fienili, stilando codici comportamentali atti a garantire la sopravvivenza comunitaria in un ambiente naturale aspro e sfavorevole. La nostra escursione prende avvio da Beola dove, ben indicato (H4), inizia il vecchio sentiero che per sette secoli ha rappresentato il naturale collegamento del villaggio di Agaro con Croveo e Baceno. Il sentiero si stacca dal paese e sale fino alle baite di Cima Chioso m. 938 (h 0,30) che superiamo per iniziare una lunga traversata verso   sinistra, che ci immette agli ampi terrazzi naturali scolpiti dai ghiacciai dove si annidano nuclei di baite semplici ma eleganti, piccole nelle dimensioni ma grandi nelle tradizioni. Perveniamo a  Mollio Alto m. 1318 (h0,45;1,15). Il sentiero ora si impenna letteralmente per superare una bastionata rocciosa in cui sono stati ricavati gradini in pietra che ne agevolano la risalita e ci adducono a due piccole baite che ci anticipano il primo nucleo dell’alpe Suzzo Basso m.1485 (h0,30;1,45). Flavio ( www.cappef.com ) è affascinato dallo scenario che si presenta ai nostri occhi, così come Claudio, Ezio,  Franco ed il sottoscritto. Non ci saremmo mai aspettati di poter gettare lo sguardo all’interno delle baite e ritrovarvi, ancora in ottimo stato di conservazione, molti degli attrezzi agricoli in uso in  quei tempi; un vero e proprio museo; rastrelli, gaule, seghe, scarponi, suppellettili, materassi imbottiti con foglie di faggio, preghiere devozionali e l’immancabile stube che, con il suo calore contribuiva a rendere meno tristi le lunghe giornate invernali. Un involontario brivido ci percorre la schiena e ci  aspettiamo di vedere apparire, da un momento all’altro sulla soglia di una delle baite, un essere umano che, intimidito e  sorpreso dal nostro passaggio ci osserva con circospezione?!? ma la nostra è solo suggestione. Oggi purtroppo buona parte di queste costruzioni sono, desolatamente abbandonate e destinate ad un inesorabile decadimento. Risaliamo il sentiero e la vista spazia  fino alle cime del Devero, raggiungiamo le dirute baite dell’alpe Suzzo Alto m. 1667 (h0,15;2,00) e ci apprestiamo a scendere in direzione del Lago di Agaro che improvvisamente appare ai nostri occhi. Il lago prende il nome dall’omonimo alpeggio, un antico insediamento Walser, il più piccolo e il più elevato (m. 1561) comune dell’Ossola, abitato  fino al 1936 quando, le politiche di sfruttamento idroelettrico nella zona, decisero di sacrificare le povere case del paese per provvedere alla produzione di energia in modo autonomo. Nel momento in cui fu forzosamente abbandonato contava meno di 40 abitanti. Due anni dopo, la società Edison decise di costruire, in quella sperduta vallata, una diga che trasformò l’ampia pianura alluvionale lunga più di due chilometri in un invaso di 20 milioni di metri cubi che, con le sue acque, sommerse gli agglomerati di Agaro e Margone. Passando alti, superiamo residui nevai, raggiungiamo l’imponente costruzione della diga che attraversiamo per raggiungere la sua base (h0,30;2,30) dove sostiamo per la pausa pranzo e la classica foto ricordo. Riprendiamo il cammino, e iniziamo a scendere per il sentiero che si allontana dalla galleria che sale da Ausone e scende sulla destra lungo un buon sentiero, segnavia bianco/rossi. Superate alcune malridotte cappelle votive, il sentiero scende fino al Rio d’Agaro che si attraversa per continuare su di un tratto particolarmente esposto ed  a precipizio sul torrente, superato il quale ci ritroviamo in quel che resta degli inselvatichiti prati/pascoli dell’alpe Pioda Calva m. 1231 (h0,45;3,15), continuiamo nella nostra discesa che a tratti ci presenta suggestivi scorci sul sottostante... ma proprio sottostante... abitato di Croveo, superiamo  Mollio Basso ed altri  sparsi casolari per arrivare di nuovo al bivio da cui in mattinata avevamo intrapreso la salita seguendo il suo sviluppo di destra. Ancora pochi passi e siamo di nuovo a Beola da cui scendiamo per un breve tragitto in direzione di Baceno per riguadagnare la macchina che avevamo lasciato prima dell’interruzione stradale dovuta ad un cantiere di lavoro che vieta il transito nelle ore diurne. Termina anche oggi (h1,00;4,15) questa sbalorditiva escursione che ci ha portato a camminare nella storia ripercorrendo sentieri che presentavano notevoli rischi, numerose croci alla memoria restano a testimoniare la pericolosità del percorso che per sette secoli ha rappresentato il cordone ombelicale che ha unito gli agaresi a Baceno. 

Escursione di media difficoltà; alcuni tratti da Suzzo Alto alla diga di Agaro e da poco prima di Pioda Calva a Beola sono da percorrere con attenzione in quanto ripidi ed esposti.