Val Sermenza

Pian Sulei
Terrazza panoramica sulla Torre delle Giavine
 
 Gita effettuata in data:23-Ottobre-2021                                                    

 Partenza da: Boccioleto m.667
 Dislivello totale: m.550
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,00

Accesso stradale :
risalire la Valsesia in direzione di Alagna, giunti a Balmuccia prendere a destra per Rima, Rimasco, Carcoforo. Si percorre la strada provinciale della Val Sermenza per circa 4 Km e si raggiunge Boccioleto dove conviene parcheggiare l’auto in piazza nei pressi del Monumento ai Caduti.

Dopo il tour della Torre della Baraggiola oggi rivolgiamo la nostra attenzione ad una ben più nota “ torre ”, opera costruita, anziché dall’uomo, dalla natura che ha plasmato un enorme monolito di gneiss soprannominato Torre delle Giavine, detta anche “ Torre di Boccioleto ”. Negli anni che frequentiamo la Valsesia siamo sempre stati attratti dalla vista della massiccia guglia di gneiss che sovrasta l'abitato di Boccioleto e che ne è diventato l’emblema del paese e dell’intera vallata. Le bellissime immagini pubblicate su Facebook nella pagina dedicata alle “ Montagne della Valsesia ” ci hanno incuriosito e ci è venuta voglia di osservare il monolite da vicino per cui partiamo alla volta di Boccioleto (z’Butschulei in lingua walser), da dove normalmente transitiamo quando saliamo a Rima per poi avviarci lungo il sentiero per il Colle del Mud e raggiungere il Rifugio Ferioli per il nostro turno di gestione annuale. Il pinnacolo roccioso della Torre delle Giavine, inizia a stagliarsi all’orizzonte ancora prima di entrare in paese e la sua slanciata figura è una delle dieci meraviglie della Valsesia. Arrivando a Boccioleto ci fermiamo all’inizio del ponte che supera il Torrente Cavaione per scattare una foto alla sottostante bellissima cappella del '400 dedicata ai SS. Quirico e Giulitta che sorge sul greto del torrente Cavaione presso l'antico ponte, oggi ridotto a rudere e nascosto da quello della carrozzabile. Vista la difficoltà di scendere a vederla da vicino, a causa della vegetazione incolta e i numerosi rovi che ne ostacolano il percorso, riproponiamo una foto scaricata dal Web. Ripreso il viaggio, in breve raggiungiamo il parcheggio di fronte alla chiesa parrocchiale nei pressi del Monumento ai Caduti. Lasciata l’auto lo sguardo è inevitabilmente attratto dallo  sperone roccioso che si erge a sentinella del paese. La sua altezza non può passare inosservata ed è attrazione visiva indimenticabile per chiunque transiti nella località, osservandola ci si domanda come abbia potuto sopravvivere nei millenni alla forza degli agenti atmosferici capaci di plasmare anche le rocce più dure dando vita ad una vera opera d’arte.

Descrizione itinerario:

Dalla piazza di Boccioleto (m.667), si attraversa Via Roma e ci si incammina per Via Zali sino ad imboccare, sulla destra, la bella mulattiera contrassegnata dal segnavie 387 che sale all’Alpe Seccio lungo un tragitto ricco di testimonianze d'arte, estese su tutto il percorso, e giustamente inserito fra gli undici itinerari che permettono di scoprire luoghi che conservano una notevole quantità di tesori artistici conosciuti come: “ i Sentieri dell’Arte ”. Percorrendo la mulattiera lastricata, che ancora si presenta in ottimo stato di conservazione, in località Sassello (m.710) incontriamo per prima la piccola cappella ottocentesca della Madonna con il Bambino a seguire, in località Cà Milanetto (m.768), nucleo di case situato a monte della mulattiera, troviamo la cinquecentesca Cappella della Madonna di Loreto, ricoperta in piode è protetta da grata e porta in legno; all’interno affreschi raffiguranti la Madonna di Loreto tra S. Francesco d'Assisi e S. Bernardo da Mentone, ricoprono la parete di fondo. Poco prima di pervenire alla frazione Ronchi (m.814), a sinistra si stacca l'itinerario 386 per Pian Sulei e Piana di Campo Alto. Si continua lungo la carrozzabile lasciando sulla destra la località Tetto Nuovo per proseguire fino al terzo tornante superato il quale, sulla sinistra, un segnavie indica l’inizio del sentiero. Si entra nel bosco passando accanto all'Alpe Cascina d'Orelle (m.9289, quindi si prosegue verso Ovest risalendo con ripidi tornanti la bella faggeta soprastante, fino a raggiunge una dorsale ove si trova la cappelletta della Sacra Famiglia dalla quale si ha una prima sorprendente visione della Torre delle Giavine. Nel fitto del bosco, che si sta vestendo dei colori autunnali, sorge come dal nulla questo incredibile pinnacolo che ci sorprende e restiamo increduli ad osservarne a lungo tutta la sua impressionante verticalità. Continuando lungo il ripido sentiero, messo in sicurezza nei tratti più esposti, in breve si giunge alla ben segnalata deviazione per Pian Sulei (m.1150), pianoro roccioso che la sovrasta dall'alto. In breve si raggiunge la spianata su cui era stata realizzata una panoramica area di sosta attrezzata con tavolini, barbecue e un piccolo rifugio. Ora purtroppo è andato tutto in disuso, del rifugio restano solo alcune assi abbandonate in loco mentre la recinzione di protezione dimostra segni di cedimento ed è bene non appoggiarsi, resistono solo i tavoli e le panche che senza alcuna manutenzione dureranno ancora poco. Da questo privilegiato punto di osservazione, si ha una spettacolare visione della Torre che si innalza per 90 metri dalla sua base giungendo fino a noi per mostraci il terrazzino sommitale che sembra di proposito piantumato e non a caso è chiamato “ il giardinetto ”. Volgendo lo sguardo sulla valle riusciamo ad individuare in lontananza la frazione di Rainero con il suo evidente fabbricato colorato che lo differenzia dagli altri edifici in pietra grigia. Sul versante opposto della valle riconosciamo l’Alpe Solivo di Palancato, il Santuario della Madonna del Sasso, l’Alpe Selletto, angoli della bellissima Valsesia che già abbiamo visitato in precedenti escursioni. Lo sguardo viene sedotto dal panorama e spazia a volo d’uccello sull’ampia vallata, e sui monti in lontananza. Terminata l’osservazione, della torre, su cui si stanno arrampicando due audaci scalatori, approfittiamo dei comodi tavoli per consumare i nostri panini, oggi ancora più saporiti in quanto conditi con uno splendido panorama. Rifocillati e riposati, scattata la foto a ricordo della bellissima escursione, molto a malincuore lasciamo questo sporgente balcone e ci apprestiamo ad intraprendere il ritorno seguendo a ritroso il percorso fatto in salita. Ritornati ad incrociare il sentiero dell’arte deviamo a sinistra e saliamo a visitare il borgo di Ronchi. All'inizio dell'abitato, su di una piccola spianata, troviamo l'oratorio dedicato alla Madonna delle Grazie, sorto all'inizio del seicento sopra una precedente cappella con la sua facciata decorata con affreschi ottocenteschi, un vero gioiello d’arte. Completata la visita alla graziosa frazione, ripercorriamo la mulattiera che in breve ci riporta a Boccioleto dove, prima di risalire in auto ci fermiamo per effettuare una visita al paese. Il nucleo abitato è quasi interamente formato da abitazioni signorili dalla tipica architettura valsesiana, con ampi loggiati, porticati e coperture in piode che conservano l’irresistibile fascino dei tempi antichi. Terminata la visita alla parte più caratteristica del paese, risaliamo in auto e intraprendiamo il viaggio di ritorno verso casa soddisfatti per la bellissima escursione, breve ma molto appagante, che ci ha permesso di vedere la Torre delle Giavine da un particolare punto di osservazione dal quale si gode un’ampia vista dell’ambiente circostante.

 CURIOSITÀ

La torre delle Giavine è un caratteristico monolito di solido gneiss, ritenuto inaccessibile da don Luigi Ravelli (...ha i fianchi assolutamente lisci, anzi strabiombanti...per cui non é il caso di provarne la scalata...,così scriveva nel 1924 nella sua guida Valsesia e Monte Rosa), fu conquistato con audace attraversata aerea ad opera di Vittorio Preti, Attilio Pianta, Enrico Robichon ed Enrico Conti, il 29 settembre 1933. Dopo molti tentativi riuscirono dal Pian di Sulei a lanciare una sagola sulla cima con la quale tirarono un cavo di ferro su cui traversarono appesi ad una carrucola da boscaioli. Un’ardimentosa impresa, poi ripetuta dallo stesso Vittorio Preti il 18 Settembre 1973 nella ricorrenza del 40°anniversario. La prima salita alpinistica avvenne nell'ottobre del 1935 ad opera di Ettore Castiglioni e Carlo Negri, (accademici del CAI Milano) con tracciato elegante ed intelligente sul versante sud-est riescono a vincerla alpinisticamente per la parete est, ascensione che diventerà poi la via normale, salita nel 1953 anche dai valsesiani Mora e Sacchi dai quali prese ingiustamente nome. Nel 1942 il monolito é vinto per la difficile parete ovest dagli alpinisti Ferrari ed Esposito. Poi é tutto un susseguirsi di scalate da ogni lato, tanto che ora é diventata una importante palestra di roccia.