Accesso stradale
:
risalire la Valsesia in direzione di Alagna, giunti a
Balmuccia prendere a destra per Rima, Rimasco, Carcoforo.
Si percorre la strada provinciale della Val Sermenza per
circa 4 Km e si raggiunge Boccioleto dove conviene
parcheggiare l’auto in piazza nei pressi del Monumento
ai Caduti.
Dopo il
tour della
Torre
della Baraggiola
oggi
rivolgiamo la nostra attenzione ad una ben più nota “
torre ”, opera costruita, anziché dall’uomo, dalla
natura che ha plasmato un enorme monolito di gneiss
soprannominato Torre delle Giavine, detta anche “ Torre
di Boccioleto ”.
Negli anni
che frequentiamo la Valsesia siamo sempre stati attratti
dalla vista della
massiccia
guglia di gneiss
che
sovrasta l'abitato di Boccioleto e che ne è diventato
l’emblema del paese e dell’intera vallata. Le bellissime
immagini pubblicate su Facebook nella pagina dedicata
alle “ Montagne della Valsesia ” ci hanno incuriosito e
ci è venuta voglia di osservare il monolite da vicino
per cui partiamo alla volta di Boccioleto (z’Butschulei
in lingua walser), da dove normalmente transitiamo
quando saliamo a Rima per poi avviarci lungo il sentiero
per il Colle del Mud e raggiungere il Rifugio Ferioli
per il nostro turno di gestione annuale. Il pinnacolo
roccioso della Torre delle Giavine, inizia a stagliarsi
all’orizzonte ancora
prima di
entrare in paese
e la sua slanciata figura è una delle dieci meraviglie
della Valsesia. Arrivando a Boccioleto ci fermiamo
all’inizio del ponte che supera il Torrente Cavaione per
scattare una foto alla sottostante bellissima cappella
del '400 dedicata ai SS. Quirico e Giulitta che
sorge sul
greto del torrente Cavaione
presso
l'antico ponte, oggi ridotto a rudere e nascosto da
quello della carrozzabile. Vista la difficoltà di
scendere a vederla da vicino, a causa della vegetazione
incolta e i numerosi rovi che ne ostacolano il percorso,
riproponiamo una
foto
scaricata dal Web.
Ripreso il viaggio, in breve raggiungiamo il parcheggio
di fronte alla chiesa parrocchiale nei pressi del
Monumento ai Caduti. Lasciata l’auto lo sguardo è
inevitabilmente attratto dallo
sperone
roccioso
che si erge a sentinella del paese. La sua altezza non
può passare inosservata ed è attrazione visiva
indimenticabile per chiunque transiti nella località,
osservandola ci si domanda come abbia potuto
sopravvivere nei millenni alla forza degli agenti
atmosferici capaci di plasmare anche le rocce più dure
dando vita ad una vera opera d’arte.
Descrizione itinerario:
Dalla
piazza di Boccioleto (m.667), si attraversa Via Roma e
ci si incammina per Via Zali sino ad imboccare, sulla
destra, la bella mulattiera contrassegnata dal
segnavie
387
che sale all’Alpe Seccio lungo un tragitto ricco di
testimonianze d'arte, estese su tutto il percorso, e
giustamente inserito fra gli undici itinerari che
permettono di scoprire luoghi che conservano una
notevole quantità di tesori artistici conosciuti come: “
i Sentieri dell’Arte ”. Percorrendo la
mulattiera
lastricata,
che ancora si presenta in ottimo stato di conservazione,
in località Sassello (m.710) incontriamo per prima la
piccola cappella ottocentesca
della Madonna con il Bambino a seguire, in località Cà
Milanetto (m.768), nucleo di case situato a monte della
mulattiera, troviamo la cinquecentesca
Cappella
della Madonna di Loreto,
ricoperta in piode è protetta da grata e porta in legno;
all’interno affreschi
raffiguranti la Madonna di Loreto tra S. Francesco
d'Assisi e S. Bernardo da Mentone, ricoprono la parete
di fondo. Poco prima di pervenire alla frazione Ronchi
(m.814), a sinistra si stacca l'itinerario 386 per Pian
Sulei e Piana di Campo Alto. Si continua lungo la
carrozzabile lasciando sulla destra la località Tetto
Nuovo per proseguire fino al terzo tornante superato il
quale, sulla sinistra, un
segnavie
indica l’inizio del sentiero. Si entra nel bosco
passando accanto all'Alpe
Cascina d'Orelle
(m.9289, quindi si prosegue verso Ovest risalendo con
ripidi tornanti la bella faggeta soprastante, fino a
raggiunge una dorsale ove si trova la
cappelletta della Sacra Famiglia
dalla quale si ha una prima
sorprendente visione della Torre delle Giavine.
Nel fitto del bosco, che si sta vestendo dei colori
autunnali, sorge come dal nulla questo
incredibile
pinnacolo
che ci sorprende e restiamo increduli ad osservarne a
lungo tutta la sua impressionante verticalità.
Continuando lungo il ripido sentiero, messo in sicurezza
nei tratti più esposti, in breve si giunge alla ben
segnalata
deviazione
per Pian Sulei
(m.1150),
pianoro roccioso che la sovrasta dall'alto. In breve si
raggiunge la spianata su cui era
stata realizzata una panoramica area di sosta attrezzata
con tavolini, barbecue e un piccolo rifugio. Ora
purtroppo è andato tutto in disuso, del rifugio restano
solo
alcune
assi abbandonate in loco
mentre la
recinzione
di protezione
dimostra
segni di cedimento ed è bene non appoggiarsi, resistono
solo i tavoli e le panche che senza alcuna manutenzione
dureranno ancora poco. Da questo privilegiato punto di
osservazione, si ha una
spettacolare visione della Torre
che si innalza per 90 metri dalla sua base giungendo
fino a noi per mostraci il terrazzino sommitale che
sembra di proposito piantumato e non a caso è chiamato
“
il giardinetto ”.
Volgendo lo sguardo sulla valle riusciamo ad individuare
in lontananza la
frazione
di Rainero
con il suo
evidente fabbricato colorato che lo differenzia dagli
altri edifici in pietra grigia. Sul versante opposto
della valle riconosciamo
l’Alpe
Solivo di Palancato,
il
Santuario della Madonna del Sasso,
l’Alpe Selletto, angoli della bellissima Valsesia che
già abbiamo visitato in precedenti escursioni. Lo
sguardo viene sedotto dal panorama e spazia a volo
d’uccello sull’ampia vallata, e sui monti in lontananza.
Terminata
l’osservazione, della torre, su cui si stanno
arrampicando due audaci
scalatori,
approfittiamo dei comodi tavoli per consumare i nostri
panini, oggi ancora più saporiti in quanto conditi con
uno splendido panorama. Rifocillati e riposati, scattata
la
foto a ricordo
della
bellissima escursione, molto a malincuore lasciamo
questo sporgente balcone e ci apprestiamo ad
intraprendere il ritorno seguendo a ritroso il percorso
fatto in salita. Ritornati ad incrociare il sentiero
dell’arte deviamo a sinistra e saliamo a visitare il
borgo di Ronchi. All'inizio dell'abitato, su di una
piccola spianata, troviamo
l'oratorio
dedicato alla Madonna delle Grazie,
sorto all'inizio del seicento sopra una precedente
cappella con la sua facciata decorata con affreschi
ottocenteschi, un vero gioiello d’arte. Completata la
visita alla graziosa frazione, ripercorriamo la
mulattiera che in breve ci riporta a Boccioleto dove,
prima di risalire in auto ci fermiamo per effettuare una
visita al paese. Il nucleo abitato è quasi interamente
formato da abitazioni signorili dalla tipica
architettura valsesiana, con ampi loggiati, porticati e
coperture in piode che conservano l’irresistibile
fascino dei tempi antichi. Terminata la visita alla
parte più caratteristica del paese, risaliamo in auto e
intraprendiamo il viaggio di ritorno verso casa
soddisfatti per la bellissima escursione, breve ma molto
appagante, che ci ha permesso di vedere la Torre delle
Giavine da un particolare punto di osservazione dal
quale si gode un’ampia vista dell’ambiente circostante.
CURIOSITÀ
La
torre delle Giavine è un caratteristico monolito di
solido gneiss, ritenuto inaccessibile da don Luigi
Ravelli (...ha i fianchi assolutamente lisci, anzi
strabiombanti...per cui non é il caso di provarne la
scalata...,così scriveva nel 1924 nella sua guida
Valsesia e Monte Rosa), fu conquistato con audace
attraversata aerea ad opera di Vittorio Preti, Attilio
Pianta, Enrico Robichon ed Enrico Conti, il 29 settembre
1933. Dopo molti tentativi riuscirono dal Pian di Sulei
a lanciare una sagola sulla cima con la quale tirarono
un cavo di ferro su cui traversarono appesi ad una
carrucola da boscaioli. Un’ardimentosa impresa, poi
ripetuta dallo stesso Vittorio Preti il 18 Settembre
1973 nella
ricorrenza
del 40°anniversario.
La prima salita alpinistica avvenne nell'ottobre del
1935 ad opera di Ettore Castiglioni e Carlo Negri,
(accademici del CAI Milano) con tracciato elegante ed
intelligente sul versante sud-est riescono a vincerla
alpinisticamente per la parete est, ascensione che
diventerà poi la via normale, salita nel 1953 anche dai
valsesiani Mora e Sacchi dai quali prese ingiustamente
nome. Nel 1942 il monolito é vinto per la difficile
parete ovest dagli alpinisti Ferrari ed Esposito. Poi é
tutto un susseguirsi di scalate da ogni lato, tanto che
ora é diventata una importante palestra di roccia.
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