Accesso Stradale :
Percorrere la A26
in direzione nord fino all’uscita di Arona. Prendere lo
svincolo per Borgomanero e proseguire lungo la SP142
fino a svoltare sulla destra entrando in via Alto
Vergante ed in breve si raggiunge Mescia.
Mescia,
piccola frazione del Comune di Invorio a metà strada tra
Invorio e Talonno, sorge su una collinetta con una
piazzetta circondata da un gruppo di case dove un tempo
c'erano un grosso pozzo che procurava acqua a tutti gli
abitanti e un forno, dove le massaie cuocevano il pane.
Dal comodo parcheggio situato a lato della SP34
dell’Alto Vergante, prende avvio la nostra odierna
camminata che,
attraverso
i boschi
di Barquedo e Talonno ci condurrà alla
Torre
della Baraggiola.
Baraggiola, il cui toponimo sta a significare "piccola
baraggia" (terreno arido e argilloso di origine
alluvionale, tipico di alcune zone dell'alta pianura
padana che indica un territorio incolto e poco fertile),
è oggi una cascina, molto ben ristrutturata, ai piedi
della collina di S. Michele, a circa tre chilometri dal
centro di Borgomanero, sulla sinistra della statale che
conduce ad Arona. Qui si trova ancora la piccola
chiesa
romanica di S. Nicola
con la torre, risalente agli inizi dell’XI secolo, che
si
innalza alla sinistra della chiesa.
La torre, alta una ventina di metri, è formata da grosse
pietre ben squadrate che compongono muri spessi 120 cm
ed ha uno spazio al suo interno pari allo spessore.
All’esterno della torre sono presenti bifore
architravate con capitello e stampella, più in basso
monofore. A 4 m. dal suolo si apre
l’unica porta d’ingresso
alla fortificazione che aveva funzione difensiva
(avvistamento e segnalazione), successivamente fu poi
utilizzata come campanile della chiesa. Presa visione
della torre e della chiesa continuiamo nel nostro
cammino e raggiungiamo il Colle di San Michele, nei
pressi della frazione San Marco. Nel punto più alto, in
posizione isolata è collocata la
piccola
chiesa dedicata all’Arcangelo San Michele
che originariamente era la chiesa del villaggio di
Verzole, forse rimasta come ultima testimonianza
dell’antico abitato scomparso nel Medioevo. Si è
circondati da
vigneti
il panorama, nonostante la modesta quota altimetrica, è
affascinante e lo sguardo si allarga sulle morbide linee
delle colline che, disegnando il profilo di questa terra
scendono ad incontrare le risaie della pianura Novarese,
mentre all’orizzonte
il
Massiccio del Monte Rosa
offre immagini suggestive. Da questa piccola altura si
gode della vista su una gran parte della cittadina di
Borgomanero, su Talonno e sulle molte colline tutte
votate alla coltivazione della vite e facenti parte
della zona compresa nella D.O.C. “ Colline Novaresi ”
estesa ai venticinque Comuni situati nelle colline fra
il Sesia e il Ticino. In qualche vigneto del colle è
ancora in uso
l’allevamento a “ maggiorina ”,
(risalente
agli antichi romani),
dove da un unico ceppo si dipartono quattro tralci in
direzioni opposte,
uno dei più antichi sistemi d’impianto della vite basata
sulla campanatura di quattro pali inclinati, studiati
per reggere il peso dei grappoli e proteggerli dalla
grandine, che per centinaia di anni è stato l’unico modo
di coltivazione,
oggi sostituito dal più comune
metodo a “ spalliera ”.
I pochi vigneti allevati ‘a maggiorina’ sopravissuti
fino ad oggi, sono assolutamente da vedere in quanto
offrono una preziosa testimonianza del passato enologico
di queste terre ricche di storia. Restiamo estasiati
nell’ammirare le
infinite
sfumature di colori che le
vigne regalano in questo periodo autunnale, sembra di
essere di fronte ad un quadro impressionista dipinto con
colori accesi che
variano
lungo la linea degli ordinati filari
cangiando dalle sfumature dei verdi, agli accenni dei
gialli, ai marroni fino ad una
gran varietà di rossi
che rendono il paesaggio unico nel suo genere. Data la
giornata ancora calda, effettuiamo la sosta
nell’area attrezzata
con comodi tavoli e panchine che
il Rotary Borgomanero Arona e il Gruppo Alpini di
Borgomanero, hanno reso nuovamente fruibile la zona del
Colle, dopo un lungo periodo di abbandono e incuria.
Dopo una breve pausa ristoratrice, riprendiamo il
cammino e ci inseriamo nuovamente nei fitti boschi
all’interno dei quali si dipartono parecchi viottoli che
rendono difficile l’orientamento. A tale proposito
abbiamo trovato molto utile la traccia GPX scaricata dal
sito
https://www.itinerarium.it/ che ci è stata di grande
aiuto per districarci all’interno del dedalo di
sentieri, scarsamente o per nulla, segnalati. Grazie
Francesca e Alan, e complimenti per il bellissimo sito
ricco di escursioni e utilissime documentazioni.
Raccogliendo castagne e noci ci ritroviamo al termine
del sentiero e sbuchiamo nuovamente sulla S.P.34 che
attraversiamo per far ritorno all’auto al termine di una
bella giornata passata in compagnia in un ambiente
insolito ma di grande remunerazione, poi io dovevo
rimettermi alla prova per vedere se le mie articolazioni
ancora reggevano dopo un lungo periodo di inattività.
Devo ritenermi soddisfatto e ringrazio i miei pazienti
accompagnatori che si sono prestati a farmi compagnia.
Grazie amici e come riporta
l'immagine del mio profilo:
"Il sentiero non è mai troppo lungo se al tuo fianco hai
un amico" meglio ancora due.
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