Valle Anzasca

Miniera del Lavanchetto m. 1674

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:18-Maggio-2011                                                      

 Partenza da: Ponte del Vaud m. 1000
 Dislivello totale: m. 680
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,30

Come arrivarci: Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce, proseguire seguendo la Statale del Sempione , sino all’uscita di Piedimulera, da dove si imbocca la SS549 della Val Anzasca. Percorsi circa 25 km, si raggiunge  la galleria all’ingresso di Pestarena, parcheggio sulla sinistra prima dell’ingresso.

Sono anni che andiamo in montagna camminandoci “sopra”, ma  da qualche tempo ci frullava per la testa l’idea di camminarci anche “dentro” visitando qualche antica miniera. L’occasione per esaudire questo nostro desiderio ci è stata data dall’incontro che abbiamo fatto in occasione della nostra escursione lungo la Strà Granda quando, a Pestarena “ il paese dell’oro ”, abbiamo avuto la fortuna di incontrare e fare conoscenza con Vincenzo Nanni. Vincenzo, in quanto figlio e nipote di minatori, al fine di non smarrire il ricordo di come il benessere attuale sia frutto del lavoro e sacrificio di intere generazioni che hanno lavorato in miniera non per scelta ma per necessità, ha sentito il forte desiderio di rievocare per ricordare senza retorica, il mondo oscuro e dimenticato delle miniere, il duro lavoro dei minatori, le loro fatiche, i sacrifici e le vite irte di difficoltà. A tal fine, si è fatto promotore dell’iniziativa che ha portato alla fondazione dell’associazione “ Figli della Miniera ” che si prefigge di “ non dimenticare Pestarena ” ricordando e raccontando la gente di allora, raccogliendo quanto attinente all'attività estrattiva nel paese che, dalla metà del 700, divenne un polo minerario di primaria importanza. Per non perdere le tracce dei “ protagonisti ” e  di quello che è stato il loro ed il nostro passato, è stato creato il sito Internet www.figlidellaminiera.com che, rendendo onore al duro lavoro, al sudore e alla fatica di coloro che hanno lavorato in miniera si propone di diventare la memoria storica a disposizione di tutti. Con tanto interesse ed attaccamento alle proprie radici, Vincenzo non poteva non sentire il richiamo delle miniere, e a tale proposito il suo principale hobby è quello di ritornare ai luoghi della memoria, introducendosi nelle buie viscere del Monte Rosa alla ricerca delle vecchie miniere d’oro. Avvalendoci di questa conoscenza, chiediamo a Vincenzo se è possibile visitare qualche miniera e, visto il nostro interesse per l’argomento, accetta di farci da accompagnatore. Come eravamo rimasti d’accordo saliamo a Pestarena dove Vincenzo, e Giovanni ci aspettano per accompagnarci a visitare la miniera del Lavanchetto. Come facevano i minatori http://youtu.be/9FVPwJQtDX4, scendiamo al ponte del Vaud che attraversiamo per poi camminare per poche centinaia di metri lungo la bella mulattiera già percorsa in occasione della terza parte della Strà Granda fino a raggiungere una palina segnaletica che indica l’inizio del sentiero che sale alla miniera. Prendiamo a salire sulla destra seguendo lo sviluppo del ripido tracciato che, senza concedere un attimo di tregua, descrive numerose giravolte. Lungo la salita, mentre i nostri accompagnatori, ci spiegano come fosse la dura vita dei minatori notiamo alcune gallerie di “ assaggio ” e al termine della salita, dove i larici si diradano, ci ritroviamo sul poggio dove sorgono i ruderi dei fabbricati della miniera m. 1680 (h2,00). Poco al i sopra dell’edificio dal 1988 sorge, a ricordo dei minatori defunti che qui vengono ricordati solennemente il terzo sabato di Luglio di ogni anno, una bellissima cappelletta. Superiamo sulla sinistra i fabbricati e, percorso un breve tratto piuttosto scosceso ed invaso dagli alni, giungiamo all’imbocco della galleria. Contrariamente al solito, togliamo gli scarponi per calzare un paio di stivali ed indossata pila frontale ci apprestiamo a dare inizio a questa affascinante avventura. Ricevuti gli ultimi ragguagli sul modo di comportarsi una volta all’interno, varchiamo la soglia che ci immette in un mondo per noi completamente nuovo. Entrare in miniera è un po’ come calpestare il buio, avanziamo in questo mondo tenebroso e sconosciuto, muovendoci con circospezione e in modo goffo mentre Vincenzo e Giovanni, abituati a questi ambienti, procedono molto sicuri. Addentrandoci sempre più in profondità nel ventre della montagna, percorriamo gli oscuri cunicoli; dove un tempo risuonavano i rumori delle perforatrici, ora regna un silenzio quasi irreale rotto solo dal nostro sommesso parlottio. Avanzando all’interno della miniera alla ricerca delle tracce lasciate da chi nella “ fabbrica sotterranea ” perse anche la vita, riusciamo solo vagamente ad immaginare quali fossero le paure, le fatiche, il dolore che accompagnavano il lavoro degli uomini che qui hanno operato conducendo una vita dura ed insostenibile pur di assicurare alle proprie famiglie un miserabile tozzo di pane indispensabile per la sopravvivenza. All’interno della miniera si rintracciano ancora i resti di antichi attrezzi e restiamo stupiti nel vedere quanto legname da costruzione fosse stato impiegato per costruire tramogge, per lo scarico del materiale, scale per collegare i vari livelli delle gallerie, pozzi e locali adibiti a polveriere ed ancora piccoli ambienti di sosta in caso di necessità. Arrivati ad un bivio, immortaliamo questo emozionante momento e poi procediamo sino a che la galleria risulta interrotta da una frana che ostruisce quasi completamente il passaggio. Qui Vincenzo e Giovanni stabiliscono che il procedere oltre sarebbe oltremodo rischioso per cui ritorniamo verso l’uscita transitando per la galleria laterale notata al bivio. Durante il ritorno notiamo sulla parete rocciosa incisioni di date, che probabilmente ricordano qualche fatto tristemente avvenuto, e stalattiti che ornano la volta. Riguadagnata l’uscita, purtroppo Flavio www.cappef.com e Franco ci lasciano in quanto devono anticipare il loro rientro, mentre noi  raggiungiamo di nuovo la cappelletta dove sostiamo per un rapido spuntino ed una foto ricordo prima di iniziare la discesa che ci riporterà sulla strada dove ci attende l’auto per il rientro a casa. A conclusione di questa giornata riteniamo che niente sia più veritiero di quanto commentato in un documento edito dall’associazione che dichiara: “ Quando ci incamminiamo verso l’uscita, alla luce del sole, non si può fare a meno di provare stima per questi uomini che hanno rinunciato al piacere della luce per guadagnare il loro pane; nelle viscere delle nostre montagne è nascosto tanto oro ma anche tanta storia da scoprire ” Grazie alla competenza e alla disponibilità di Vincenzo e Giovanni abbiamo potuto effettuare questa insolita visita ad un sito minerario osservando di persona uno dei luoghi in cui affondano le nostre radici ed in conclusione, non possiamo che elogiare il prodigarsi dell’associazione per far sì che non si dimentichino le miniere di Pestarena e tutti coloro che vi hanno lavorato. 

NB. La visita all’interno della miniera è assolutamente sconsigliata a meno di non essere accompagnati da un esperto conoscitore del luogo.