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Bonifico da un parente, scatta l’allarme Fisco: ecco quando può partire il controllo

Bonifico ai parenti: attenzioneBonifico da un parente, scatta l’allarme Fisco: ecco quando può partire il controllo -escursionando.it

In un contesto di controlli fiscali sempre più stringenti, il bonifico ricevuto da un parente può diventare motivo di indagine da parte dell’Agenzia delle Entrate.

L’attenzione si concentra soprattutto sulla presunzione legale che considera ogni transazione in entrata come possibile reddito imponibile, a meno che il contribuente non sia in grado di fornire una documentazione che ne attesti la natura non tassabile.

Le ultime pronunce giurisprudenziali offrono tuttavia chiarimenti importanti sui limiti di queste indagini, specialmente quando i bonifici provengono da soggetti legati da vincoli familiari.

Controlli fiscali e presunzione bancaria: il quadro normativo

Le indagini bancarie rappresentano uno degli strumenti più efficaci per contrastare l’evasione fiscale, grazie all’accesso che l’Agenzia delle Entrate ha ai dati finanziari dei contribuenti tramite l’Anagrafe Tributaria e la collaborazione obbligatoria degli istituti di credito.

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Controlli fiscali e presunzione bancaria: il quadro normativo-escursionando.it

Ogni movimento finanziario, dai versamenti ai prelievi, viene analizzato per verificare la coerenza con quanto dichiarato nel modello fiscale. In particolare, la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13122 del 30 giugno 2020, ha ribadito che il Fisco gode di una presunzione legale che considera ogni entrata come reddito imponibile, presunzione che può essere superata solo mediante documentazione analitica con data certa.

Questa presunzione si applica anche a transazioni che in realtà non costituiscono reddito, come il rimborso di un prestito, una vincita al gioco, un prestito infruttifero o una donazione, purché il contribuente sia in grado di dimostrarlo con prove documentali. Senza tali giustificazioni, il rischio di dover pagare imposte aggiuntive è concreto.

Un’importante eccezione riguarda i bonifici ricevuti da parenti. La Corte tributaria regionale della Puglia, attraverso una sentenza recentissima, ha stabilito che il Fisco incontra limiti stringenti quando tenta di estendere le proprie indagini su somme trasferite tra familiari. In questi casi, infatti, la semplice presunzione bancaria non è sufficiente per giustificare un accertamento fiscale, e la prova documentale assume un ruolo diverso: diventa meno stringente, riconoscendo che i trasferimenti familiari possono non rappresentare reddito tassabile.

Questa decisione si inserisce in un contesto in cui le amministrazioni fiscali devono bilanciare l’esigenza di contrastare l’evasione con il rispetto delle norme a tutela della privacy e della realtà economica dei contribuenti. La giurisprudenza suggerisce quindi che i controlli su bonifici intrafamiliari richiedano un approccio più cautelativo e circostanziato.

Alla luce di quanto emerso, chi riceve bonifici da un parente dovrebbe prestare particolare attenzione a conservare tutta la documentazione che possa dimostrare l’origine e la natura di tali somme. Ciò include, ad esempio, scritture private per prestiti infruttiferi, ricevute di restituzione di denaro, atti di donazione o qualsiasi altro documento che chiarisca che il trasferimento non costituisce reddito imponibile.

L’assenza di tali prove potrebbe attivare un controllo fiscale con conseguente richiesta di pagamento di imposte su somme che, in realtà, non dovrebbero essere tassate. È dunque consigliabile adottare un approccio preventivo e trasparente, per evitare contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate e possibili sanzioni.

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