News

Allarme invisibile: ingeriamo montagne di microplastiche ma un integratore promette l’impossibile

IntegratoreAllarme invisibile: ingeriamo montagne di microplastiche ma un integratore promette l’impossibile - escursionando.it

Una ricerca italiana scopre un integratore in grado di favorire l’espulsione delle microplastiche ingerite, legandole nel tratto digestivo.

Le microplastiche sono ormai ovunque: si trovano nell’aria che respiriamo, nell’acqua che beviamo, nel cibo che consumiamo ogni giorno. Secondo le stime più accreditate, una persona può ingerire fino a 45.000 particelle all’anno, cifra che sale a oltre 120.000 se si considerano anche quelle inalate. Il fenomeno, osservato da anni con crescente preoccupazione, ha spinto diversi gruppi di ricerca ad analizzare i possibili effetti sulla salute e le eventuali soluzioni per limitarne l’accumulo nell’organismo. A dicembre 2025, uno studio condotto da un team con forti componenti italiane e pubblicato sulla rivista Foods ha individuato una nuova possibilità per ridurre l’assorbimento intestinale di queste particelle. Lo studio ha dato vita a un integratore, sviluppato in Italia, che sembra favorire l’espulsione naturale delle microplastiche.

Cosa hanno scoperto i ricercatori sul chitosano

Alla base della scoperta c’è il chitosano, una fibra naturale ricavata dal guscio del gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), una specie invasiva molto diffusa. La sostanza è già nota nel campo nutrizionale, ma è stata ora rivalutata per la sua capacità di legare le microplastiche nel tratto digestivo. I ricercatori, coordinati dal professor Umberto Cornelli della Loyola University di Chicago, hanno osservato che quando il chitosano viene associato ad acido tartarico, forma una rete molecolare nello stomaco in grado di catturare non solo i grassi, ma anche le particelle plastiche presenti negli alimenti o nelle bevande.

Integratore

Cosa hanno scoperto i ricercatori sul chitosano – escursionando.it

I dati dello studio parlano chiaro: nei soggetti sani che hanno assunto questa combinazione per un periodo definito, si è registrato un aumento del 45% nell’eliminazione delle microplastiche attraverso le feci. Non si tratta di un risultato marginale: è la prima volta che un integratore mostra una riduzione misurabile e significativa dell’assorbimento intestinale di questi contaminanti. Il chitosano non è stato scelto a caso: oltre alla sua origine naturale, è già utilizzato in ambito farmaceutico per la sua azione legante nei confronti dei lipidi. Questa sua capacità si estende anche alle particelle solide di plastica, che vengono trattenute nella struttura reticolare formata nello stomaco, senza essere assorbite.

Il meccanismo non elimina il problema alla radice, ma rappresenta una strategia concreta e accessibile per ridurre l’impatto delle microplastiche sull’organismo. La ricerca evidenzia anche la necessità di combinare questa soluzione a un’alimentazione controllata e a un ridotto utilizzo di plastiche nella catena alimentare, per ottenere effetti duraturi nel tempo. Il professor Cornelli ha sottolineato che il prodotto non sostituisce buone abitudini e non è una “pillola magica”. Ma nel contesto attuale, qualsiasi intervento utile a ridurre il carico tossico delle microplastiche rappresenta una novità importante.

Cosa sono le microplastiche e perché preoccupano la medicina

Le microplastiche (particelle inferiori ai 5 mm) e le nanoplastiche (dimensioni inferiori al micrometro) derivano dalla degradazione di oggetti plastici nel tempo. Secondo i dati più recenti, oltre 400 milioni di tonnellate di plastica vengono prodotte ogni anno nel mondo. Una parte consistente finisce nell’ambiente, entrando nella catena alimentare e contaminando aria, acqua e suolo. Gli effetti su piante, animali e organismi marini sono già documentati. Quello che ancora sfugge alla medicina è l’impatto reale sull’organismo umano, soprattutto sul lungo periodo.

Uno studio pubblicato nel 2024 sul New England Journal of Medicine ha rilevato la presenza di microplastiche nelle placche carotidee di oltre la metà dei pazienti sottoposti ad analisi. In questi individui, la presenza di plastica è stata correlata a un aumento significativo del rischio di infarti e ictus nei tre anni successivi. Altri studi hanno ipotizzato la capacità delle microplastiche di attraversare le barriere biologiche, arrivando fino agli organi interni e al cervello, generando infiammazione cronica e stress ossidativo.

La medicina si trova ora di fronte a un nuovo tipo di inquinamento, invisibile, silenzioso, difficile da misurare. Il fatto che si possa ingerire plastica semplicemente bevendo acqua o respirando in casa ha spostato il problema dall’ambiente al corpo umano. E mentre il dibattito su come ridurre l’inquinamento plastico globale continua, la possibilità di favorire l’espulsione di queste particelle attraverso integratori potrebbe offrire una linea difensiva utile nel breve termine. L’integratore sviluppato dall’azienda Guna, che ha preso il nome di Plastikdren, è oggi il primo prodotto al mondo progettato espressamente per contrastare l’accumulo di microplastiche. Non un rimedio definitivo, ma un passo avanti.

Change privacy settings
×