Val Intrasca

                                                                         MONTE TODANO m.1667



Luogo di partenza:Cappella Fina m.1065

Dislivello: m. 602

Tempo effettivo: ore 4,30

Difficolta': T



Escursione effettuata il 12-Ottobre 2003 in compagnia dell’inseparabile amico Claudio,in occasione dell’inaugurazione della croce che la sezione AVIS di Verbania ha eretto lassù.
Sul finire del 1800,Papa Leone XIII ( Gioacchino dei conti Pecci di Carpineto,1810-1903 ).
Fece appello ai fedeli richiedendo loro di erigere croci sulle vette alpine per salutare “ l’alba del nuovo secolo “.
Da allora si scatenò da parte delle varie associazioni la corsa ad erigere su qualsiasi altura la croce , simbolo di culto da parte dei Cristiani. Una delle poche cime su cui non fosse ancora installata una croce,rimaneva il Todano alla sommità del quale, un grosso ometto di sassi ne segnalava il punto più elevato,fino a che la sezione AVIS di Verbania ha pensato di erigere a ricordo di tutti i donatori di sangue una struttura in ferro su basamento in pietra locale per la realizzazione del quale sono state usate le pietre del precedente ometto.La data dell’inaugurazione viene fissata per il 12 Ottobre, in concomitanza con la castagnata che annualmente il CAI di Verbania fa presso il sottostante Rifugio del Pian Cavallone m.1528.
Oramai quasi in crisi di astinenza, in quanto l’ultima ns. uscita risaliva al 21 Settembre,io ed il mio solito ed inseparabile amico,decidiamo di partecipare,anche se la zona è da noi ben conosciuta e già frequentata innumerevoli altre volte;per cui partiamo. Raggiunta Miazzina,saliamo alla Colletta di Pala a quota 1000 m.,dove nel 1967 l’A.N.A. di Verbania ha realizzato un Memoriale ai caduti dei battaglioni dell’alto Novarese,per poi proseguire fino alla sovrastante Cappella Fina situata poco più in alto,il parcheggio risulta molto affollato, da qui deduciamo che la giornata vedrà una notevole partecipazione.
Calzati i soliti scarponi,ci mettiamo lo zaino in spalla e ci avviamo lungo il sentiero che si inoltra nella vegetazione ed è identificato da segnavia bianco-rossi con il n° 8. Tralasciamo la pista che si stacca a destra e che conduce alla Cappella di Porta m.974, nel territorio di Caprezzo,da cui parte un altro itinerario di salita al Pian Cavallone. Risaliamo il fianco orientale del Pizzo Pernice,percorriamo la Val Ganna raggiungendo la fontana del Zani e proseguiamo fino a raggiungere la sella delimitata a destra da una fitta pineta , da qui ci appare la Val Pogallo e, di fronte,la Marona con la sua cappella.Proseguiamo sul sentiero che continuando sulla destra risale la dorsale verso nord est , e percorsi i 400 m.della sella che fa da spartiacque tra la Val Pogallo e la Valle Intrasca ,arriviamo ad uno splendido terrazzo panoramico su cui sono visibili: i ruderi del vecchio albergo distrutto dai tedeschi durante l’ultimo conflitto e,il fabbricato adibito a locale invernale del rifugio.Qui effettuiamo una breve sosta per placare i lamenti che si cominciano a sentire e che provenienti dai nostri stomaci,reclamano cibo.
Mentre effettuiamo il veloce rifornimento,una moltitudine di persone ci supera e dirigendosi lungo il crinale che dalla Cappella del Pian Cavallone sale al Todano,dà a noi che guardiamo dal basso, la sensazione di assistere ad una lunga processione di operose formichine che diligentemente raggiunge il punto convenuto;nel mentre si sente il rumore dell’elicottero che sale da Intragna e trasporta sul luogo le autorità.
La pausa fa sì che Claudio esca con una delle sue trovate da uomo del monte, e mi lancia l’idea di trascorrere una notte nell’invernale quando tutto sarà ricoperto di neve e dopo essere saliti con le racchette .Non sarebbe male,staremo a vedere,mai dire mai.
Terminato il veloce spuntino,ci rimettiamo in marcia e ci accodiamo alla fila di formichine giungendo in vetta poco prima dell’inizio della funzione religiosa,alla quale partecipa un notevole numero di persone salite quassù per l’inaugurazione.
Al termine della S. Messa,dopo i discorsi previsti dalla prassi,firmiamo il libro delle partecipazioni,ritiriamo il portachiavi che la sezione AVIS gentilmente omaggia ai partecipanti e ci sistemiamo nei pressi, sull’erba a consumare il nostro pranzo,da qui i profili della Marona e del Monte Zeda,assumono particolare imponenza.
Salutiamo gli amici che abbiamo riconosciuto e che in altre occasioni abbiamo incontrato nel nostro girovagare per monti,con loro, fra un boccone e l’altro ci scambiamo le tradizionali quattro chiacchiere su luoghi e sentieri percorsi o da percorrere.
Sbrigato il convenevole,scendiamo di nuovo alla Cappella dalla quale si dipartono i sentieri che conducono alla Marona,e alla Soliva ( meta inserita nel programma 2004 visto l’ottimo stato in cui si trova il sentiero ) e ci dirigiamo verso la sella del Pian Cavallone,senza passare dal rifugio che ,vista l’occasione brulica di gente in attesa che vengano servite le caldarroste che cuocendo,riempiono l’aria con il loro caratteristico aroma. Il rifugio costruito nel 1882 dalla sezione Verbano-Intra del C.A.I. è situato su un declivio soleggiato a quota 1528 m., dal quale si domina tutto il bacino del Lago Maggiore.
E’ il più importante delle montagne verbanesi,e oltre all’ottima posizione panoramica,è base di partenza per la Marona,la Zeda,il sentiero Bove.Il rifugio,sta riacquistando notorietà grazie alla fattiva opera della Cooperativa Val Grande che lo gestisce dal 1994. Caratteristico,era il sistema di presa dell’acqua che veniva portata al rifugio prelevandola dalla sorgente del “ Bui “situata un centinaio di metri più a valle e portata al rifugio per mezzo di un sistema di pompaggio “ ad ariete idraulico “che ha funzionato per 90 anni fino a poco tempo fa.Continuando la discesa,decidiamo di ritornare alla macchina effettuando una variante al percorso fatto in salita,per cui ci dirigiamo lungo il crinale che sale al Pizzo Pernice tralasciando il sentiero che staccandosi sulla destra,conduce a Curgei e successivamente a Cicogna ( altro itinerario da mettere in carniere ).
Dalla sommità del Pernice,ci soffermiamo ad ammirare il solco profondo della Val Pogallo, la Bocchetta di Terza, che fa capolino sulla nostra destra, e la cui vista riporta la nostra mente a ripercorre la stupenda ,e anche un po’ incosciente, escursione che da Gallarate ci ha riportato a Gallarate attraverso la Val Grande con discesa a Finero.
Sotto di noi il paese di Cicogna è illuminato dal sole,così come la Casa dell’Alpino che risalta sul pendio sovrastante,introducendo la visione del massiccio del Monte Rosa che con la sua imponenza domina tutta la Val Grande.Da questo punto è inoltre ben visibile tutta la cresta erbosa che risalendo fino al Todano,prosegue terminando con il Pizzo a quota 1664 prima di scendere a Intragna.
Nonostante la modesta quota,lo spettacolo a 360° che si gode da quassù è forse uno dei più belli che si possono ammirare.Tutto quanto c’era da vedere lo abbiamo visto,per cui continuiamo sul filo di cresta fino a raggiungere il vecchio punto di decollo dei parapendii,dal quale una traccia di sentiero malagevole,ci conduce in breve nei pressi dell’alpe Cavallotti,dove un caratteristico segnavia in legno riporta le indicazioni sulle località raggiungibili,da qui scendiamo in breve sul sentiero percorso al mattino e, piegando a destra in discesa,raggiungiamo il punto da cui siamo partiti.
Un’altra escursione è giunta a compimento e rientriamo verso casa facendo ipotesi e programmi su quella che sarà la prossima uscita,se non ci legano non ci fermano più.