Val Formazza                                                                                  

                                                                       LAGO DI BRUNNI m. 2661

Luogo di partenza: Riale m. 1728

Dislivello : m. 933

Tempo intera gita : ore 4

Difficoltà : E


Gita effettuata il 6-Agosto-2003 in compagnia dell’inseparabile Claudio,compagno di innumerevoli e stupende camminate.
Il lago di Brunni è un piccolo laghetto di forma pressoché arrotondata adagiato lungo le pendici del Corno Brunni che scendono verso la piana di Riale e che date le sue ridotte dimensioni,è uno dei pochi sfuggiti allo sfruttamento idroelettrico.Vista la data,ci troviamo con le famiglie nei rispettivi luoghi di villeggiatura dai quali ci sentiamo ( via Radio,quando Claudio si ricorda di caricare le batterie ) o meglio con i cellulari quando ci sono comunicazioni importanti,come in questo caso, in cui decidiamo di effettuare la gita in una zona da noi non ancora esplorata.Scendendo dalle nostre rispettive dimore,ci ritroviamo in quel di Gravellona,dove lasciamo un’auto e con l’altra raggiungiamo la piana di Riale m.1728.Sono circa le nove quando arriviamo nella zona adibita alla sosta,che vista la splendida giornata , già presenta un consistente numero di auto parcheggiate.Calzati gli scarponi,ci incamminiamo lungo la scorciatoia, che tagliando i tornanti, le nostre gambe ed il nostro fiato ci conduce in circa 1 ora , lungo la carrabile che sale al Passo San Giacomo, ad un centinaio di metri dall’invaso della diga di Val Toggia.
Ai nostri occhi s’apre un nuovo scenario e nell’azzurro del cielo si stagliano la vetta del Giove,l’acuta e snella cuspide del Corno di Nefelgiù con l’omonimo passo e ancora il Rothorn e il Bettelmatthorn.La strada corre pianeggiante e giunge al rifugio Maria Luisa,di proprietà della sezione di cui siamo soci ( CAI Busto Arsizio ).Il rifugio fu edificato,partendo da tre esistenti corpi di fabbrica in muratura a vista con divisori in legno e carta,che agli inizi degli anni 30 servirono per ospitare la direzione delle maestranze che costruirono lo sbarramento della diga.
L’idea di migliore valorizzazione della zona con l’allestimento di un vero e completo rifugio,deriva dall’intendimento del primo presidente del sodalizio bustese ( Piero Monaco socio fondatore e in carica dal 1922 al 1935 ) di ricordare con un’opera altamente significativa la consorte Maria Luisa Milani.Fù così che nel Giugno del 1936 venne redatto l’atto di acquisto del “ Baraccamento costruito in vivo e coperto in lamiera,sito in regione Obro-Veri,in Val Toggia dietro il versamento convenuto del corrispettivo di lire 9.000 ( novemila ) “.Compiuto questo atto,vengono subito impostati ed alacremente eseguiti i lavori per l’arredamento di una prima parte del rifugio,tant’è che il 5 Dicembre 1937 il rifugio Maria Luisa viene inaugurato ed inizia così il suo esercizio.
Dopo questa piccola digressione storico/nozionistica,ritorniamo all’itinerario.
Dal rifugio saliamo a sinistra seguendo la pista che porta in Val Rossa;e dopo aver superato il cippo Castiglioni,  (partenza dell’omonimo sentiero tracciato intorno agli anni 50 in ricordo del segretario della sezione scomparso prematuramente nel 1940 e che univa il rifugio Maria Luisa con l’altro rifugio di proprietà della sezione, il rifugio Busto al Gemsland “Piano dei Camosci “ ,attraverso il Passo del Gries. Purtroppo il sentiero si snoda su terreno molto friabile e non ci sono garanzie di sicurezza per gli escursionisti ed è perciò che è stato da tempo abbandonato. ),si devia verso un baitello davanti al quale sgorga da una fontana in cemento una gelida acqua.
Ci inoltriamo a sinistra per attraversare il ruscello e superare anche la condotta forzata ( ecologicamente dipinta di verde ) che imbriglia le acque del Rio Valrossa per deviarle al lago del Castel .Proseguiamo su tracce di sentiero, sempre ben evidenti, a risalire l’erta costola erbosa che ci immette nel Vallone delle Marmotte;proseguendo seguiamo il torrente che scende dal laghetto e con percorso libero risaliamo i ripidi prati,raggiungendo la sommità del vallone nei pressi della dorsale che scende dal Corno Mutt;qui si volge decisamente a sinistra , e attraversando in direzione della base meridionale della cresta del Corno Brunni ,compiendo un percorso a semicerchio,raggiungiamo un ennesimo dosso erboso.Davanti a noi si snoda una lunga e diligente fila di persone, che come in processione,risalgono una valletta diventata ormai detritica e in alcuni punti ancora cosparsa di neve,mentre tra la vegetazione che ricorda le praterie peruviane,emergono qua e là radi cespugli di artemisia glaciale,la pianta officinale che opportunamente distillata dà origine al genepì.Superata quest’ultima,in breve appare quasi d’improvviso il laghetto, che adagiato in una conca chiusa dalle dorsali dell’omonimo corno è visibile solo all’ultimo momento.Qui sostiamo e ci rifocilliamo,contemplando le meraviglie naturali che circondano lo splendido specchio d’acqua dominato dall’imponente mole dell’omonimo corno sovrastante che è raggiungibile con un’altra ora di cammino.Riempita,la pancia e riposate le nostre stanche membra,iniziamo la discesa seguendo paro paro il percorso effettuato in salita sino a raggiungere nuovamente la baita con antistante fontanone,dalla quale scendiamo direttamente alla diga del Toggia.( lunga 199 m. ed alta 44 m. costruita in muratura di pietrame a pianta leggermente arcuata che crea un lago con la capacita utile dell’invaso di 15.400.000 mc. di acqua che dal 1933 alimenta la centrale elettrica di Ponte.La costruzione della diga venne iniziata nel 1929 e portata a termine nel 1932 dalla ditta Umberto Girola per conto della Società Edison ). Da qui,con più tempo a disposizione, si possono raggiungere i laghi del Boden oppure proseguire lungo la sterrata che conduce al Passo San Giacomo,sul confine Italo- Svizzero e dominante la Val Bedretto.Per oggi ne abbiamo avuto abbastanza e dopo una dissetante sosta al rifugio Maria Luisa riscendiamo a valle transitando di nuovo dalla scorciatoia percorsa in salita ma che in discesa è decisamente più agevole anche se la pendenza non concede distrazioni di sorta.In breve raggiungiamo il punto in cui è parcheggiata l’auto e che data la giornata soleggiatissima è diventata rovente.
Inutile dire che anche questa volta abbiamo portato a compimento una gita che definire stupenda è riduttivo,siamo stanchi e piacevolmente soddisfatti:e siamo concordi nello sperare che la Val Formazza ci veda ancora tante volte assieme.Abbiamo visitato una zona da noi non ancora conosciuta e che in un futuro molto prossimo,ci ripromettiamo di frequentare nuovamente in quanto ci sono delle montagne fantastiche e, una gita al Passo di Nefelgiù ,potrebbe essere la meta del nostro prossimo vagabondare per le Alpi,alla scoperta di nuovi luoghi semplici e selvaggi.
A questo punto non ci resta che risalire in macchina e rientrare alle nostre rispettive dimore,dove racconteremo di aver trascorso una meravigliosa giornata camminando su pendii ripidi e sotto un sole cocente, mentre la maggior parte dei villeggianti che incontriamo lungo la via è distesa all’ombra in cerca di un minimo di refrigerio data la notevole calura di questa torrida estate.
Direte voi,” ma chi ve lo fa fare? “.Noi non raccogliamo la provocazione e rispondiamo solo : è troppo bello,provare per credere.