Val Grande

                                                                        ALPE LA SOLIVA

Luogo di partenza:Cicogna m 732

Dislivello: m 1000

Tempo dell’intera gita: ore 6

Difficoltà: EE



Gita effettuata il 20 maggio 2004 in compagnia del solito inseparabile amico Claudio.
Da Rovegro,percorriamo i 7,8 Km.della stretta rotabile asfaltata che sale a prezzo di erti e acuti tornanti a Cicogna,da secoli nota nel Verbano come ” l’ultim paés ch’l’à facc ul Signùr “.( L’ultimo villaggio creato da Dio ),oggi assurto a piccola capitale della Val Grande.Parcheggiata l’auto nell’ampio posteggio , scendiamo all’ingresso del paese,dove imbocchiamo il sentiero per Pogallo che si percorre per circa 5 minuti sino a che, in località Vircolla,aiutati dal cartello che indica la direzione per Teggia,Pian Cavallone, si scende sulla destra percorrendo il buon sentiero che in breve ci porta al passaggio sul Rio Pogallo nei pressi del corte Borlino,sotto il quale esiste il ponte che originariamente in legno e rifatto in cemento nel dopoguerra,collega Cicogna con i corti posti sulla dorsale che scende dalla Marona.
Un giovane camoscio si fa vedere,quasi ad augurarci la buona giornata,prima di inoltrarsi nel bosco.Oltrepassato il ponte,il sentiero sale ripido giungendo in breve a corte Borlino che si oltrepassa per giungere al più importante corte di Tregugno m.673 ,dotato di una ventina di fabbricati e che ai tempi della sua frequentazione poteva ospitare fino a otto/nove famiglie che lo abitavano tutto l’anno.Oggi tutto è abbandonato e il bosco è andato lentamente a rimpossessarsi di quanto l’uomo gli aveva tolto a costo di dure fatiche pur di rimediare un piccolo fazzoletto di erba di rupe che fosse di aiuto a mantenere il piccolo gregge per il sostentamento della famiglia.
Si prosegue sul costone della montagna,dove si incontra quel che rimane delle leggendarie cappelle dei “ disèrt “,i disertori e i renitenti alla leva dell’inizio 800.Rozze e povere costruzioni di pietre impilate,senza affreschi o quadri e con solo un vano per riporvi una candela quale segno di estrema devozione.Al margine di un tornante,al di sopra di quello a lato del quale una delle due cappellette “ povere “ sta sfidando ancora oggi l’usura del tempo.Addossata alla roccia e ben visibile da Cicogna,sorge la cappelletta dello Stèvan,intonacata da ogni lato, con tetto a capanna e con una nicchia a volta in fondo a cui venne ricavata la superficie occupata dal dipinto delle Madonna di Re di cui ancora si individua a fatica il viso.
Per conoscere a fondo la storia di questa cappella,e della vita che si conduceva su questi alpeggi,è consigliabile la lettura del libro : “ A piedi nudi,una storia di Vallintrasca “scritto da Nino Chiovini,grande conoscitore e studioso della vita in Val Grande .All’ingresso di Tregugno,sorge un edificio di piccole dimensioni che ai tempi delle imprese boschive ospitava il personale addetto alla teleferica di una delle tre stazioni d’angolo che la ditta Sutermeister aveva installato e che qui,proveniente da Pogallo,si interrompeva per consentire l’indispensabile cambio di direzione ripartendo poi in direzione di Ponte Casletto.
La costruzione ancora in buono stato di conservazione,può costituire in caso di necessità un buon ricovero.Con le attività delle imprese boschive in funzione,questo costituì per gli abitanti di Tregugno un notevole vantaggio in quanto ,attraverso quella teleferica, le famiglie residenti erano in grado di rifornirsi dell’occorrente ordinando telefonicamente presso gli spacci alimentari di Pogallo e di Ponte Casletto .
Si prosegue lungo l’erta costola della montagna,percorrendo il sentiero che continua nel fitto bosco di castagni,sino a raggiungere a poco più di 800 m. di altitudine l’Alpe Teggia, posto sul fianco destro della val Marona.
Superato quanto resta dell’alpeggio,situato in un vasto castagneto ora inselvatichito,ci si abbassa leggermente fino a raggiungere un baitello sul greto del rio Marona,che si segue in salita lungo il suo corso per un breve tratto sino a che il sentiero rientra in un bosco misto,risalendo un erto costone fino a riattraversare nuovamente il rio per iniziare l’ultima e faticosa risalita della faggeta con un percorso reso molto malagevole dall’alto strato di foglie secche che si sono depositate sul terreno.In questo tratto è bene fare particolare attenzione ai segni di vernice bianco/rossi,che se abbastanza visibili in salita,non lo sono altrettanto in discesa,per cui è bene memorizzare qualche punto di riferimento ulteriore.
Risalendo il costone,mano mano il sottobosco si fa più pulito e nel mentre si intravede la luce del sole che sta ad indicare l’ormai prossimo arrivo sulla sommità.Il tempo di fare queste considerazioni e si sbuca sul pendio perfettamente orientato a mezzogiorno su cui sorgono i resti delle nove casere che costituivano il corte di Soliva di sopra,i cui fabbricati trovavano riparo dai raggi del sole estivo,grazie al fogliame di annosi frassini che venivano potati ogni fine estate affinché le foglie servissero da alimento al bestiame.
Oggi tutti i tetti delle casere,abbandonate definitivamente nel 1947, sono sprofondati sui pavimenti,mentre i prati circostanti si sono trasformati in fitto bosco di giovani frassini cresciuti in modo sparso e disordinato.Davanti alle casere,un robusto muro di contenimento,sorreggeva quello che costituiva l’orto del corte,coltivato prevalentemente a patate,che venivano seminate a metà Maggio per essere poi raccolte in autunno.
Sono le 11e trenta,per cui ci accomodiamo per consumare il pranzo,e nel mentre ci divertiamo a riconoscere i luoghi che in altre occasioni ci hanno visto frequentatori.
E’ inconfondibile la Cappella del Pian Cavallone,il Passo della Forcola,la Cappelle della Marona,e via via divallando la colma sino a scendere di nuovo fino a Cicogna.
Terminiamo il lauto pasto e per le 12 siamo di nuovo con lo zaino in spalla,tanto quel che c’era da vedere lo abbiamo visto, per cui iniziamo la discesa che effettuiamo con cautela ,visto le problematiche che già sono state descritte.Tutto va per il meglio e ripercorrendo la strada fatta in salita,per le 15 siamo di nuovo in quel di Cicogna.
Data l’ora ,ci sta pure il tempo per effettuare una visita al Corte Merina,dove risiede con la famiglia Rolando  ( un giovane allevatore che produce e vende formaggi di latte caprino ) e del quale abbiamo sentito parlare.Lo troviamo, visitiamo l’azienda agricola e facciamo spesa ,a questo punto possiamo considerare terminata la ns. gita e ritorniamo alla macchina per ripercorrere in discesa quel tratto di strada che se solo fosse un poco più agevole renderebbe Cicogna un incanto di paese da raggiungere in più di un’occasione.
In ogni caso l’abile pilota riparte e con un cospicuo uso del clacson mi riconduce al termine di quelli che sono i 7 Km. più tormentati della valle.
Sembra che in un prossimo futuro il Parco abbia intenzione di istituire un servizio navetta da Rovegro,località in cui è già stato allestito un grazioso parcheggio,staremo in campana e se così sarà,raggiungeremo Cicogna in molte altre occasioni in quanto la zona è bellissima,con un suo fascino particolare e merita di essere visitata in tutte le sue località.
Rientriamo a casa con ancora negli occhi quei luoghi così solitari e selvaggi che la nostra fantasia ci fa definire Wilderness, ma il nostro pensiero è rivolto a coloro che hanno frequentato quei luoghi per ragioni di sopravvivenza in modo da poter rendere dignitosa povertà quella che a quei tempi era miseria.