Valstrona


                                                                    Alpe Chignolo ( m. 1535 )


Luogo di partenza : Sambughetto m. 760
Dislivello : m 854
Tempo dell’intera gita : ore 6,30
Difficoltà : EE
Gita effettuata: il 26-10-2006
Effettivo cammino : ore 4,30

Raggiunta Omegna,seguiamo la strada della Valstrona che contorcendosi attraversa varie frazioni per arrivare dopo 12 Km. a Sambughetto,uno dei nuclei abitati più singolare della valle per la sua posizione tutta arroccata sul monte. Oggi,oltre alla gradita presenza di Flavio ( www.cappef.com ), anche Ezio ha deciso di scarpinare in nostra compagnia. Terminati i preparativi, ci apprestiamo ad intraprendere l’escursione e dal parcheggio risaliamo le strette e ripide scalinate in pietra che corrono tra le case quasi avvinghiate,seguiamo un sentiero ben marcato che in breve ci porta al culmine dei prati nei pressi di una caratteristica cappelletta,eccezionalmente rivolta verso la montagna ( h 0,10 ). A sinistra ci indirizziamo lungo un’ampia mulattiera , risaliti una serie di tornanti a gradoni penetriamo nella valle e percorriamo un traversone che ci dà la possibilità di vedere ed apprezzare i toni del rosso e del giallo che avvolgono la natura e la accompagnano verso l’inverno. Continuando il percorso,raggiungiamo i nuclei di rustici disabitati dell’Alpe Prato m. 1100 ( h 0,50;1,00 ). L’alpe è in quasi completo stato di abbandono e vi regna un’atmosfera di desolazione,solo la chiesetta datata 1718,risulta ordinata ed abbellita da fiori colorati,comprensibilmente sintetici. Nessun segnavia ci indica la direzione da seguire per raggiungere la meta che ci siamo prefissi e,invece di uscire in piano raggiungendo l’estremità opposta dell’alpeggio,ci dirigiamo a destra seguendo una traccia di sentiero che entra nella faggeta. Poco dopo del sentiero non rimangono che esili tracce,marcate dal passaggio delle capre,che risalgono praticamente in verticale il costone della montagna. Flavio fa da apripista e inizia a salire in direttissima tallonato da Ezio che non disdegna il pendio,a me e Claudio non rimane che seguirli e dopo 500 m. di risalita perpendicolare,sbuchiamo sulla cresta che rappresenta per noi la quota massima della giornata m. 1614 ( h1,00;2,00 ). Procediamo seguendo il filo di cresta e, lungo il percorso, vediamo ancora cespugli di rododendri fioriti che ci confermano l’eccezionalità di questo singolare autunno. Più sotto sulla nostra sinistra,notiamo i ruderi dell’Alpe Chignolo,mentre sopra di noi spicca la croce che indica la vetta della Massa del Turlo m. 1959. Io e Claudio stabiliamo di raggiungere l’alpe ( che costituiva sin dalla partenza la nostra meta ),mentre Flavio ed Ezio decidono di salire sino alla vetta. Scendiamo ad attraversare il ruscello e raggiungiamo l’alpe m. 1535 ( h 1,00;3,00 ) dove addossata ad una cadente costruzione,qualcuno ha collocato una struttura in legno che realizza,forse, il punto di appoggio in previsione di futuri lavori di ristrutturazione. Restiamo in attesa degli amici,che ci raggiungeranno poco dopo,( sono due camosci e in futuro sarà bene zavorrarli ) e consumato un rapido spuntino,scattiamo una foto ricordo prima di iniziare il percorso discendente. Lasciamo l’alpe e ci dirigiamo verso un rudere di baita che si vede sul lato opposto del valloncello,guadiamo il Rio Chignolo e seguiamo il sentiero che ci riporta alle baite di Prato ( sarebbe quello che avremmo dovuto fare in salita,risparmiando circa 1 ora di cammino ). Prima di raggiungere l’alpe,Flavio dà prova delle sue eccellenti doti di “ Fungiatt ”e recupera un meraviglioso Ferè. All’ingresso dell’alpe,un monumentale faggio protende le sue radici sul terreno tanto da apparire come una colata di cera. Arrivati all’Alpe Prato ( h 0,50;3,50 ),non ci resta che percorrere a ritroso il percorso fatto all’andata per ritornare a Sambughetto dove ci aspetta l’auto.

Gita impegnativa su tracce di sentieri non segnalati e poco,se non per nulla,frequentati.