Val Antigorio  

                                                                            SALECCHIO-CHIOSO m.1322-1509
 


Luogo di partenza: Passo m.787

Dislivello: m.600

Tempo intera gita : ore 4,30

Difficoltà : T

Escursione effettuata in data 11 Giugno 2003,in compagnia del solito Claudio e di una certa Marisa di cui dopo di allora si sono perse le tracce. Scherzo,la ns. carissima amica ha dei problemi ad un piede per cui fino a che non provvederà ad operarsi , il camminare in montagna sarà sempre più complicato,oltre che doloroso.
Da tempo avevamo promesso a Marisa che l’avremmo accompagnata nel giro delle Alpi di Vova,passando da Salecchio nella stagione delle fioriture, anziché per la classica gita di apertura della stagione che solitamente facciamo a Salecchio in occasione della festa della Candelora che si tiene la prima domenica di Febbraio.
Salecchio è situato su di un terrazzo montano esposto al sole che letteralmente strapiomba con pareti di roccia verticali sulla sottostante Valle Antigorio,tanto da proporre a chi vi si reca a far visita l’enigma di come,lassù per sette secoli sia potuta vivere una piccola comunità di origini Walser.
“ Un villaggio schiettamente alpino di rara bellezza “ ( De Maurizi ).
“ Un vero nido d’aquile,raggiungibile solo a fatica “ ( Mortarotti ).
“ Salecchio come tutti i villaggi alpini di matrice tedesca,è formato da quattro nuclei di rustici ( case,stalle,fienili ):Morando,Salecchio Inferiore,Salecchio Superiore e Case Francoli.
Fu abbandonato come insediamento stabile nel 1966 quando gli ultimi abitanti scesero a valle.Ora vi regna il silenzio “. ( Paolo Crosa Lenz-Giulio Frangioni ).
Come per tante altre occasioni,ci ritroviamo nei rispettivi punti di ritrovo da cui l’amico Claudio passa e a mò di torpedone, carica persone e bagagli per dirigersi poi in direzione della Val Formazza dove il minuscolo paesino di Passo è la ns.base di partenza.
Superata di poco la piccola frazione di Premia,raggiungiamo lo spiazzo in cui lasciamo l’auto e da qui ( cartello indicatore bilingue ) ci incamminiamo lungo una strada in parte sterrata,percorribile dai mezzi fuoristrada,che raggiungono con essa l’abitato di Salecchio,dopo aver oltrepassato una galleria scavata nella bastionata rocciosa,che osservata dal basso sembra invalicabile.Noi saliamo percorrendo ( dove possibile ) quel poco che resta della vecchia mulattiera selciata e scalinata che collegava il villaggio al fondovalle e che la costruzione della strada poderale ha irrimediabilmente distrutto nel nome di una monticazione di cui non si intravedono neppure minimi segni.Di fronte alla nera e impressionante muraglia di roccia , optiamo per il vecchio sentiero che salendo  dolcemente,senza grandi sforzi,ci porta in breve in prossimità di una cappella ; sopra di essa, incisa nella roccia,vi è la scritta che ricorda la costruzione della strada avvenuta nel 1720.In un attimo si raggiunge l’uscita della galleria, ove un piccolo parcheggio consente di lasciare l’auto a chi non volesse fare la salita a piedi,e proseguiamo nel bosco rado sino a raggiungere i prati di Salecchio Inf. (m.1322 ore 1).Durante la salita,notiamo in un piccolo appezzamento di terreno,una coltivazione di segale che qualche nostalgico continua a piantare a ricordo di quei tempi andati in cui la sua farina veniva utilizzata per confezionare il prezioso pane la cui cottura avveniva semestralmente nel forno comunitario del villaggio.Sbucando sui prati,proprio di fronte a noi,si staglia contro il cielo azzurro la candida costruzione della chiesa ( XVII secolo ) dedicata all’Assunta,con il contiguo minuscolo cimitero adornato di croci gotiche , le cui lapidi ricordano i nomi e le età di chi quassù ha trascorso la sua miserabile esistenza. Continuando verso destra,passiamo sotto le scure case in legno del villaggio che sembrano idealmente collegate fra loro dagli orrendi cavi elettrici che percorrono tutto il versante della montagna, facendo scempio di uno scenario a dir poco da favola,passiamo accanto alla vecchia scuola elementare “ Virgilio “ e, superato un torrentello,ci alziamo sul sentiero che si fa più ripido e che ci conduce, passando per la cappella delle Croci, in quel di Salecchio Superiore ( m. 1509 ).
Da quassù la vista spazia e il panorama di cui si gode è splendido:volgendo lo sguardo a sud si ha una veduta sulla bassa Valle Antigorio e sulla piana dell’Ossola fino a Pieve Vergonte,di fronte a noi si staglia la mole del Pizzo Martello,mentre dall’altra parte della valle è ben visibile l’erta parete dietro la quale sorge Bosco Gurin,l’unico paese di lingua tedesca del Canton Ticino. Attraversiamo il borgo,le cui nere case di legno sono raccolte intorno all’oratorio di S. Giuseppe,visitiamo il forno comunitario,la segheria da dove si diparte il sentiero che a mezza costa e senza guadagnar quota ,in circa dieci minuti ci immette nei verdissimi prati di Case Francoli .Qui effettuiamo la sosta per il pranzo e ritempriamo nel frattempo anche lo spirito e le membra,la giornata è stupenda ,la compagnia pure per cui con piacere continuiamo il nostro cammino per raggiungere , in lieve discesa, gli ampi pascoli della piana di Vova   ( m. 1448 ).
Ben visibile si staglia contro il verde dei pascoli alti la bella cascata che ha origine dal sovrastante sbocco del lago di Busin,mentre adagiata verso il limite sud della piana,la casera modernamente ristrutturata,attende che la valle si ripopoli di quelle mandrie che con il loro festoso scampanio facciano risuonare tutto il comprensorio ridando vita a tutte le attività dell’alpeggio, rinnovando quei gesti così antichi ma sempre attuali.
Ci lasciamo alle spalle questo idilliaco scenario e sfiancando la chiesetta dedicata a S. Antonio,raggiungiamo lo sbocco della valle da cui il sentiero,percorrendo un ombroso bosco di larici e faggi,conduce a Chioso sulle tracce di quella che era una stupenda mulattiera selciata ora distrutta da quella che avrebbe dovuto diventare una strada poderale e che ,come tante altre opere nel nostro “ Bel Paese “ è rimasta incompiuta.
A testimonianza dello scempio,rimangono ai lati di quella che avrebbe dovuto essere la strada, ( come in un museo a cielo aperto ),le macchine usate per iniziare l’opera.Rimpiangendo la vecchia mulattiera e pensando alle fatiche immani sostenute per realizzarla,la nostra ammirazione va a chi per secoli ha percorso questi sentieri ,mantenendoli in efficienza e tramandandoli intatti alla nostra generazione affinché ne facesse scempio, non tenendo in alcun conto il patrimonio storico culturale di cui queste opere fanno parte.Facendo queste considerazioni,che comunque non hanno rovinata quella che possiamo considerare l’ennesima gita portata a compimento in un contesto e con dei soci che definire fantastici è decisamente riduttivo,siamo ridiscesi sulla strada asfaltata e mentre ci stavamo dirigendo alla macchina,ho salutato gli amici che ancora per pochi giorni sarebbero stati anche colleghi,dopodiché alla prossima uscita io mi potrò fregiare del titolo di “ pensionato “.I saluti sono sempre commoventi,lo sapevo di avere degli amici straordinari è proprio vero che “ un amico vale più di un tesoro “.
Grazie di cuore,vi aspetto alla prossima uscita.