Questa
escursione, prende avvio dalle
prime case di Locasca, raggiunta la chiesa, sulla destra,
segni di vernice Rossa-Giallo-Rossa (segnavie C17), indicano la
direzione da seguire. Ci incamminiamo lungo un sentiero,
seminascosto dalle foglie, che ritorna verso valle per
immettersi su di una strada trattorabile inselvatichita, nei
pressi di una vecchia cabina elettrica ( h 0,10 ). La
strada prosegue sino ad arrivare all’inizio della mulattiera ( h
0,15;0,25 ), entra nel vallone di Trivera per risalirlo
interamente prima di giungere al villaggio minerario. La
mulattiera, ancora ben visibile ma oramai in avanzato stato di
degrado, risale in progressiva e costante pendenza, ben 52
tornanti
lastricati e sostenuti a tratti da
possenti muri. Iniziamo a salire in una giornata soleggiata
e molto calda, per precauzione ci siamo portati le ciaspole (
serviranno solo da zavorra ), entriamo nel vallone e cominciamo
a numerare i tornanti fino ad arrivare al 16° m. 1035 ( h 0,20;0,45
), dal quale ci dicono si gode di una splendida
vista panoramica sull’alta valle. Così è, scattiamo
alcune foto e poi via di nuovo in cammino. Il percorso, a tratti
invaso da rami che cerchiamo di rimuovere con i mezzi a nostra
disposizione, prosegue innalzandosi e fiancheggiando il
torrente. Perveniamo al 52° tornante m. 1400 ( h 0,40;1,25
), qui pieghiamo a sinistra e, superata una
isolata baita semidiroccata raggiungiamo il costone su cui
sorgono i
cinque edifici che costituivano il villaggio minerario dei
Mulini m. 1454 ( h 0,10;1,35 ), non a caso la mulattiera
era chiamata “ la strada dei minatori″. Con ammirazione e
meraviglia, osserviamo le strutture di quello che un tempo fu lo
“ stabilimento ″ e non possiamo fare a meno di pensare a quanta
sia stata la fatica ,fatta per decenni, nel condurre la dura
vita per la sopravvivenza. Con cautela, ci aggiriamo fra gli
edifici cercando di individuare quale costruzione fungesse da
ufficio, quale da refettorio e quale da dormitorio. Terminata la
visita al villaggio, proseguiamo per raggiungere l’Alpe Trivera. Seguendo i rari e sbiaditi segni di vernice, ci
dirigiamo verso il torrente, prima di attraversarlo, Claudio mi
indica il
percorso da seguire per risalire il costone roccioso che
immette in un canale erboso che risaliamo diritto per pervenire
alla radura su cui sorgono le cadenti baite dell’alpe m. 1615 (
h 0,25;2,00 ). Ci portiamo nella zona superiore alle
baite e ci apprestiamo a consumare il solito spuntino, scattiamo
la rituale
foto ricordo mentre ci godiamo lo splendido scenario
riscaldati da un sole estivo. Appagati dalla splendida
giornata, compiaciuti per la meta raggiunta, iniziamo a
scendere, raggiungiamo nuovamente il villaggio che fotografiamo
da
un’altra angolazione prima di abbandonarlo definitivamente
per ripercorrere a ritroso i 52 tornanti che ci riportano
nuovamente a Locasca ( h1,30;3,30 ) nel punto da cui
eravamo partiti. Abbiamo definito questa escursione una gita
alla riscoperta del periodo dell’oro, in quanto si sviluppa
lungo l’incassato vallone di Trivera dove, sin dal 1700, gli
abitanti della valle Antrona avevano installato, lungo l’omonimo
rio, molti molinetti per la macinazione e amalgamazione del
minerale che veniva scavato nelle miniere della zona.
N.B.
Escursione dal sapore antico, in ambiente selvaggio e poco
frequentato. Date le condizioni del percorso, consigliamo di
effettuarla ad inizio primavera o in tardo autunno per evitare
la folta vegetazione che ostruisce il passaggio. |