Valle Antrona

Alpe Ogaggia m. 1977

Gita effettuata il : 08-Maggio-2007

Partenza da :Valleggia m. 875

Dislivello :  m. 1102

Difficoltà :  E/EE in discesa

effettivo cammino :  ore 6,00

Come arrivare: Percorrere la A 26 sino a Gravellona Toce, proseguire sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di Villadossola. Usciti dalla statale, si svolta a sinistra,dopo circa 400m lasciare la strada principale e seguire la strada che sale sulla destra con chiare indicazioni per la Valle Antrona. Risalire la provinciale sino alla deviazione per Montescheno che si raggiunge poco dopo. Dalla piazza, proseguire sulla strada asfaltata sino in località Valleggia.

Lasciamo l’auto e ci incamminiamo lungo la strada poderale che entra nel bosco per risalirlo interamente e sbucare all’Alpe Faiù m. 1255 ( h 0,45 ). L’Alpe, costituito da un cospicuo numero di baite modernamente ristrutturate, sorge al centro di vasti prati ancora ben curati, qui Flavio ( www.cappef.com ) e Claudio si concedono un attimo di relax. Risaliamo alle ultime baite, in alto a sinistra e da qui proseguiamo seguendo il sentiero che taglia il versante della Testa dei Rossi per raggiungere l’Alpe Pianzascia m. 1375 ( h 0,15;1,00 ). Superiamo le baite e continuiamo a risalire fino ad arrivare all’Alpe Ortighè m. 1410 (h 0,20;1,20 ). Tiriamo avanti risalendo una parete rocciosa e dopo aver superato una valletta, ci ritroviamo sulla piccola radura della Croce di Set Frei m. 1525 ( h 0,20;1,40 ). Procediamo sul sentiero che si svolge lungo la brulla costa della montagna e con lunga camminata in diagonale arriviamo alla croce che identifica il panoramico Passo di Ogaggia o Forcola, m. 1887 ( h 0,50;2,30 ) che si apre sullo spartiacque tra la Val Brevettola e il Vallone della Ferrera che discende a Cheggio tra Viganella e Schieranco. La zona fù un’area di interesse minerario per lo sfruttamento industriale dei giacimenti di ferro che furono coltivati dai più antichi tempi, fino all’inizio dell’ultima guerra. Mentre percorriamo il lungo traverso, la sagoma di Flavio che ci precede, ci figura nella mente le lunghe file di uomini che risalivano il sentiero trasportando il materiale già semilavorato. Sicuramente i valichi alpini erano un tempo, molto più frequentati di oggi in quanto percorsi non solo da escursionisti ma anche da pastori e da greggi, minatori e mercanti . Dal valico, risaliamo l’evidente sentiero che, a sinistra, si inerpica sul costone e raggiungiamo le baite dell’Alpe di Ogaggia m. 1977 ( h 0,45;2,45 ). Qui sostiamo per consumare il solito veloce spuntino e ne approfittiamo per scattare l’immancabile foto di rito a ricordo di questa escursione. La neve ha abbandonato da poco i versanti a nord e la vegetazione non è ancora invadente, per cui decidiamo di effettuare il rientro scendendo in Val Brevettola compiendo un percorso ad anello con al suo centro la Testa dei Rossi. Proseguiamo, prima in leggera discesa, poi in falsopiano attraversiamo un tratto invaso da rododendri e arriviamo nello splendido bacino in cui sorgono, confuse con l'ambiente, le due baite dell’ all’Alpe Campo m. 1851 ( h 0,45;3,30 ). Fino a questo punto abbiamo percorso, in senso inverso, il tratto terminale “ dell’Autani di Montescheno, o di Set Frei ″; su sentieri sempre ben evidenti e segnalati. All’alpe Campo non troviamo indicazioni per il sottostante Alpe Vauzone  e ci indirizziamo ad intuito; risaliamo il pendio montuoso in direzione del Passo d’Arnigo e prima di iniziare la salita terminale, sulla destra, individuiamo delle esili tracce di sentiero che ci permettono di discendere il gradino roccioso che ci immette nell’area su cui sorgono i ruderi dell’Alpe Vauzone m. 1653 ( h 0,20;3,50 ). Procediamo seguendo l’evidente traccia scavata per la posa del tubo che capta l’acqua dal torrente per portarla fino agli impianti di sci del Lusentino, dove viene trasformata in neve artificiale. Discendiamo abbastanza agevolmente nel bosco camminando alti sul torrente Brevettola, sino a che in prossimità delle Alpi di Sogno, il sentiero scompare e ci ritroviamo immersi tra le ginestre che ci aggrovigliano rendendoci complicati gli ultimi metri del percorso. Con calma e guidati dall’esperienza di quel gran “ Guru ″ di Flavio, raggiungiamo la località Canscler m. 1195 dove incrociamo la strada che scende dalle Alpi di Sogno e che percorriamo per tutta la sua lunghezza prima di giungere alla sbarra che ne impedisce il passaggio ai mezzi non autorizzati. Siamo oramai quasi al termine di questa camminata ad ampio raggio compiuta in una zona pressoché sconosciuta e certamente poco frequentata ma che ci ha ampiamente appagati. Non ci resta che percorre la strada che ci riconduce a Valleggia dove arriviamo dopo ( h 2,10;6,00 ) e, recuperata l’auto rientriamo alle rispettive abitazioni. Il viaggio di ritorno avviene nel più assoluto silenzio, la stanchezza ha avuto il sopravvento ma quando ci salutiamo tutto è già passato e ci diamo appuntamento per la prossima uscita.

Stupenda e lunga escursione che ripercorre gli importanti sentieri dell’attività estrattiva e lavorativa del ferro. Dall’Alpe Campo, Il tratto in discesa è da evitare nel periodo di folta vegetazione. Escursione per camminatori allenati che richiede una buona capacità di orientamento.