Come arrivare:
Percorrere la A 26 sino a
Gravellona Toce, proseguire sulla S.S. 33 del Sempione
sino all’uscita di Villadossola. Usciti dalla statale, si svolta
a sinistra,dopo circa 400m lasciare la strada principale e
seguire la strada che sale sulla destra con chiare indicazioni
per la Valle Antrona. Risalire la provinciale sino alla
deviazione per Montescheno che si raggiunge poco dopo. Dalla
piazza, proseguire sulla strada asfaltata sino in
località Valleggia.
Lasciamo
l’auto e ci incamminiamo lungo la strada poderale che entra nel
bosco per risalirlo interamente e sbucare all’Alpe
Faiù m. 1255 (
h
0,45
). L’Alpe, costituito da un cospicuo numero di baite
modernamente ristrutturate, sorge al centro di vasti prati
ancora ben curati, qui Flavio (
www.cappef.com
) e Claudio si concedono un attimo di
relax. Risaliamo alle ultime baite, in alto a sinistra e da
qui proseguiamo seguendo il sentiero che taglia il versante
della Testa dei Rossi per raggiungere l’Alpe
Pianzascia m. 1375 ( h 0,15;1,00
). Superiamo le baite e continuiamo a risalire fino ad arrivare
all’Alpe
Ortighè m. 1410 (h 0,20;1,20
). Tiriamo avanti risalendo una parete rocciosa e dopo aver
superato una valletta, ci ritroviamo sulla piccola radura della
Croce di Set Frei m. 1525 ( h 0,20;1,40
). Procediamo sul sentiero che si svolge lungo la brulla costa
della montagna e con lunga camminata in diagonale arriviamo alla
croce che identifica il panoramico
Passo di Ogaggia o Forcola, m. 1887 ( h 0,50;2,30
) che si apre sullo spartiacque tra la Val Brevettola e il
Vallone della Ferrera che discende a Cheggio tra Viganella e
Schieranco. La zona fù un’area di interesse minerario per lo
sfruttamento industriale dei giacimenti di ferro che furono
coltivati dai più antichi tempi, fino all’inizio dell’ultima
guerra. Mentre percorriamo il lungo traverso, la sagoma di
Flavio che ci precede, ci figura nella mente le lunghe file di
uomini che risalivano il sentiero trasportando il materiale già
semilavorato. Sicuramente i valichi alpini erano un tempo, molto
più frequentati di oggi in quanto percorsi non solo da
escursionisti ma anche da pastori e da greggi, minatori e
mercanti . Dal valico, risaliamo l’evidente sentiero che, a
sinistra, si inerpica sul costone e raggiungiamo le baite dell’Alpe
di Ogaggia m. 1977 ( h 0,45;2,45
). Qui sostiamo per consumare il solito veloce spuntino e ne
approfittiamo per scattare l’immancabile
foto di rito a ricordo di questa escursione. La neve ha
abbandonato da poco i versanti a nord e la vegetazione non è
ancora invadente, per cui decidiamo di effettuare il rientro
scendendo in Val Brevettola compiendo un percorso ad anello con
al suo centro la Testa dei Rossi. Proseguiamo, prima in leggera
discesa, poi in falsopiano attraversiamo un
tratto invaso da rododendri e arriviamo nello splendido
bacino in cui sorgono, confuse con l'ambiente, le due baite
dell’ all’Alpe Campo m. 1851 ( h 0,45;3,30
). Fino a questo punto abbiamo percorso, in senso inverso, il
tratto terminale “ dell’Autani di Montescheno, o di Set Frei ″;
su sentieri sempre ben evidenti e segnalati. All’alpe Campo non
troviamo indicazioni per il sottostante
Alpe Vauzone e ci indirizziamo ad intuito; risaliamo il
pendio montuoso in direzione del Passo d’Arnigo e prima di
iniziare la salita terminale, sulla destra, individuiamo delle
esili tracce di sentiero che ci permettono di discendere il
gradino roccioso che ci immette nell’area su cui sorgono i
ruderi dell’Alpe Vauzone m. 1653 ( h 0,20;3,50
). Procediamo seguendo l’evidente traccia scavata per la posa
del tubo che capta l’acqua dal torrente per portarla fino agli
impianti di sci del Lusentino, dove viene trasformata in neve
artificiale. Discendiamo abbastanza agevolmente nel bosco
camminando alti sul torrente Brevettola, sino a che in
prossimità delle Alpi di Sogno, il sentiero scompare e ci
ritroviamo
immersi tra le ginestre che ci aggrovigliano rendendoci
complicati gli ultimi metri del percorso. Con calma e guidati
dall’esperienza di quel gran “ Guru ″ di Flavio, raggiungiamo la
località Canscler m. 1195 dove
incrociamo la strada che scende dalle Alpi di Sogno e che
percorriamo per tutta la sua lunghezza prima di giungere alla
sbarra che ne impedisce il passaggio ai mezzi non
autorizzati. Siamo oramai quasi al termine di questa camminata
ad ampio raggio compiuta in una zona pressoché sconosciuta e
certamente poco frequentata ma che ci ha ampiamente appagati.
Non ci resta che percorre la strada che ci riconduce a Valleggia
dove arriviamo dopo ( h 2,10;6,00
) e, recuperata l’auto rientriamo alle rispettive abitazioni. Il
viaggio di ritorno avviene nel più assoluto silenzio, la
stanchezza ha avuto il sopravvento ma quando ci salutiamo tutto
è già passato e ci diamo appuntamento per la prossima uscita.
Stupenda e lunga
escursione che ripercorre gli importanti sentieri dell’attività
estrattiva e lavorativa del ferro. Dall’Alpe Campo, Il tratto in
discesa è da evitare nel periodo di folta vegetazione.
Escursione per camminatori allenati che richiede una buona
capacità di orientamento.
|