Accesso stradale:
Percorrere
la A 26 fino a Gravellona Toce, proseguire sulla S.S. 33
del Sempione sino all’uscita di
Piedimulera. Usciti dalla
statale alla
prima rotonda si svolta a sinistra e alla seconda si
prosegue dritto. Superato il ponte sul Toce si svolta a
sinistra e si continua su Via Provinciale per circa 3,3
Km fino
al parcheggio antistante il monumento ai caduti.
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Tra l'abitato di Cuzzego e la stazione di Beura, si può
ancora percorrere un lungo tratto, sorprendentemente ben
conservato, di una strada romana che percorreva tutta la
Val d’Ossola, la cui esistenza è confermata da
un’epigrafe latina del 196 d.C., scolpita nella roccia
nei pressi di Vogogna.
Le mulattiere romane sono selciate con grosse lastre di
beola locale, disposte trasversalmente per tutta la
lunghezza della strada. Tra Cuzzego e Beura è
percorribile un tratto lastricato di circa 500 m, a
circa 100 m sopra il piano del Toce, denominato, in
dialetto locale, “scupela”
e delimitato dagli “scupei”.
E’ questo l’itinerario su cui transiteremo oggi,
di facile percorribilità, si sviluppa lungo sentieri di
straordinaria bellezza, lungo i quali sono ancora
evidenti i segni della storia e può anche essere
inserito in giri di più ampio respiro che permettono di
compiere escursioni più lunghe ed impegnative nel
territorio del Parco Nazionale della Val Grande.
Lasciata l’auto, ci incamminiamo lungo la strada
asfaltata fino a raggiungere la
Via Cavour
dove un
cartello segnaletico indica l’inizio del sentiero che
entra a destra e nel primo tratto fiancheggia il
Rio di Cuzzego
fino a raggiungere un caseggiato. Da questo punto,
come
ricorda una targa,
ha inizio il primo tratto dell’antichissima
"Strada-Mulattiera Romana". La via si sviluppava a mezza
costa lungo le pendici dei monti della Piana del Toce ed
era la strada che da Mergozzo, raggiungeva Domodossola
per poi proseguire verso nord e raggiungere il paese di
Binn in Svizzera, dopo aver superato il Passo dell'Arbola
(m. 2409), dove peraltro esiste ancora un lungo tratto
di mulattiera, per poi dirigersi verso il nord Europa.
Seguendo le pieghe della montagna, raggiungiamo e
superiamo i ruderi di alcune baite e continuiamo sul
percorso della vecchia via che da questo punto si fa più
evidente e passando su
grosse
lastre di pietra
si prosegue, quasi sempre in piano, fino a superare la
vecchia
cava del “
Crucitò
attiva tra
il XVI e il XVIII secolo, e
“ul minur”, la via di lizza
utilizzata per la discesa a valle della caratteristica
roccia ossolana: la beola
che veniva cavata dai
picasass per poi essere trasportata per via fluviale.
Queste cave,
dal 1500 in poi, garantivano la sussistenza degli
abitanti grazie all’esportazione di questo pregiato
materiale da costruzione ampiamente impiegato
nell’edilizia. Continuando il cammino incontriamo grossi
massi sui quali sono raffigurate le immagini di
San
Antonio, Patrono di Cardezza
e di
San
Giorgio patrono di Beura.
Il sentiero prosegue in piano e costeggiando una fila di
reti paramassi,
si incrocia la strada carrozzabile che sale a Cardezza.
Seguendo i cartelli segnaletici si sale lungo la
vecchia
mulattiera
che taglia i tornanti
si raggiunge
il
vecchio
cimitero
e il
sagrato
della chiesa dedicata a San Antonio.
Spostandoci sulla sinistra, percorriamo la bellissima
“Via delle Cappelle”
per raggiungere il
complesso
parrocchiale cinquecentesco
dedicato a S.Antonio Abate in onore del quale ogni anno
si compie la processione, con in spalla i gerli con il
pane di segale da benedire. La successione di cappelle
del XVII secolo, rimaneggiate nei secoli successivi,
collega l’Oratorio di S. Antonio da Padova al complesso
di S. Antonio Abate. L’0ratorio di S. Antonio da Padova
si trova al termine della Via Crucis ed è posto in alto
rispetto all’abitato di Cardezza, è stato rifugio dei
partigiani che vi entravano da un’apertura sul tetto e
dove le donne, di notte, portavano loro i viveri. Un
tempo, quando i cardezzesi vedevano avvicinarsi la
tempesta, andavano in questo oratorio a suonare la
campana per far allontanare le nubi e cercare di salvare
il raccolto dei loro campi. Dopo aver ammirato il
paese
dall’alto,
attraversiamo Croppo e iniziamo a scendere lungo un
sentiero che con una
ripida
scalinata
ci porta a raggiungere la
"Capela At la Mort”
dedicata alla Madonna delle Grazie. In questo punto ci
immettiamo sul tracciato ufficiale della “strada del
pane”, percorso lungo il quale un tempo veniva portato
il pane a Cardezza, dove mancava un forno. Ancora oggi,
in occasione della festa di Sant’Antonio Abate il 17
gennaio rivive l’antica consuetudine, fortemente sentita
e partecipata dagli abitanti della zona, di portare il
pane da Cuzzego a Cardezza in processione per essere
benedetto nell’Oratorio di San Fermo e distribuito ai
fedeli in uscita dalla messa. La tradizione vuole che
all’arrivo a Cardezza, come primo atto otto pagnotte
siano offerte ai Cardezzani della frazione alta. La "Capela
At la Mort” è nota anche come Cappella delle Creste e al
suo interno, con dipinti di XIX secolo, sono raffigurati
la
Madonna delle Grazie,
S. Antonio da Padova, S. Rocco e croce di ferro, Spirito
Santo,
in facciata uno scheletro con falce
ed alcune iscrizioni tra cui “oggi a me domani a te”
sono seriamente danneggiate e oramai difficilmente
leggibili. Il sentiero prosegue fra
belle aree
terrazzate
ancora parzialmente utilizzate come orto o come
coltivazione della vite. Numerosi caratteristici
sostegni in pietra locale
che supportano le pergole in legno di castagno, oltre a
un
copioso numero di piante di salice,
utili per le legature, coltivate a fianco del vigneto
restano a testimoniare quanto fosse particolarmente
diffusa la coltivazione della vite. Continuando nel
cammino raggiungiamo la località
“Càt Pinauda”
dove
troviamo una
cappelletta dedicata alla Madonna delle Grazie
e di fronte il
piccolo lavatoio con lastre di pietra.
Da questo punto il sentiero inizia a scendere e
tralasciando le deviazioni per “ai Or” e “par l’Auger”
si perviene alla
“Capela di Scarp”,
un’edicola votiva eretta nel XVIII secolo dedicata alla
Madonna di Re. Così chiamata in quanto si narra che in
questo luogo esercitasse la professione un calzolaio, in
realtà il sagrato della cappella era il luogo in cui gli
abitanti di Cardezza che scendevano a Cuzzego,
desiderosi di mostrare un abbigliamento decoroso, erano
soliti fermarsi per togliersi gli zoccoli e mettersi le
scarpe. Dalla cappella si discende ancora per un breve
tratto e, attraversato il ponte sul Rio di Cuzzego, ci
ritroviamo in località al Motto. Da questo punto
procediamo in discesa fino al bivio per Buretti,
superiamo un edificio che riporta in facciata un
affresco
devozionale
raffigurante la Madonna Assunta e ci immettiamo su Via
Cardezza che porta all’interno dell’abitato per
inserirsi, al suo termine, su Via Domodossola, svoltiamo
a sinistra e percorsi un centinaio di metri, dopo una
sosta ristoratrice
presso il locale circolo, raggiungiamo di nuovo il
parcheggio da cui siamo partiti.
I due percorsi storici da Cuzzego a Cardezza lungo “la
Strada Romana”
e da Cardezza a Cuzzego lungo “la
via del
Pane”, sono stati riuniti in un unico
itinerario
escursionistico
che è stato nominato
“Da Caio
Domizio a Umberto Primo lungo la Via del Pane e il
Cammino degli Scopei”, un itinerario ad anello, con
partenza e arrivo alla
sede della
Protezione Civile a Cuzzego.
Strada
Romana-Tale sentiero largo in alcuni punti circa 3 m.
era denominato "scupela" nel dialetto locale, mentre i
margini del percorso erano detti "scupei".
http://www.comuniterrae.it/punto/via-del-pane/
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