ValGrande

              Il Cammino degli Scopei e la Via del Pane

 
 Gita effettuata in data: 15-Marzo-2023                             

 Partenza da: Cuzzego m. 249
 Dislivello totale: m. 345
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,00

Accesso stradale:
 Percorrere la A 26 fino a Gravellona Toce, proseguire sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di Piedimulera. Usciti dalla statale alla prima rotonda si svolta a sinistra e alla seconda si prosegue dritto. Superato il ponte sul Toce si svolta a sinistra e si continua su Via Provinciale per circa 3,3 Km fino al parcheggio antistante il monumento ai caduti.

Tra l'abitato di Cuzzego e la stazione di Beura, si può ancora percorrere un lungo tratto, sorprendentemente ben conservato, di una strada romana che percorreva tutta la Val d’Ossola, la cui esistenza è confermata da un’epigrafe latina del 196 d.C., scolpita nella roccia nei pressi di Vogogna. Le mulattiere romane sono selciate con grosse lastre di beola locale, disposte trasversalmente per tutta la lunghezza della strada. Tra Cuzzego e Beura è percorribile un tratto lastricato di circa 500 m, a circa 100 m sopra il piano del Toce, denominato, in dialetto locale, “scupela” e delimitato dagli “scupei”. E’ questo l’itinerario su cui transiteremo oggi, di facile percorribilità, si sviluppa lungo sentieri di straordinaria bellezza, lungo i quali sono ancora evidenti i segni della storia e può anche essere inserito in giri di più ampio respiro che permettono di compiere escursioni più lunghe ed impegnative nel territorio del Parco Nazionale della Val Grande. Lasciata l’auto, ci incamminiamo lungo la strada asfaltata fino a raggiungere la Via Cavour dove un cartello segnaletico indica l’inizio del sentiero che entra a destra e nel primo tratto fiancheggia il Rio di Cuzzego fino a raggiungere un caseggiato. Da questo punto, come ricorda una targa, ha inizio il primo tratto dell’antichissima "Strada-Mulattiera Romana". La via si sviluppava a mezza costa lungo le pendici dei monti della Piana del Toce ed era la strada che da Mergozzo, raggiungeva Domodossola per poi proseguire verso nord e raggiungere il paese di Binn in Svizzera, dopo aver superato il Passo dell'Arbola (m. 2409), dove peraltro esiste ancora un lungo tratto di mulattiera, per poi dirigersi verso il nord Europa. Seguendo le pieghe della montagna, raggiungiamo e superiamo i ruderi di alcune baite e continuiamo sul percorso della vecchia via che da questo punto si fa più evidente e passando su grosse lastre di pietra si prosegue, quasi sempre in piano, fino a superare la vecchia cava del “ Crucitò attiva tra il XVI e il XVIII secolo, e “ul minur”, la via di lizza utilizzata per la discesa a valle della caratteristica roccia ossolana: la beola che veniva cavata dai picasass per poi essere trasportata per via fluviale. Queste cave, dal 1500 in poi, garantivano la sussistenza degli abitanti grazie all’esportazione di questo pregiato materiale da costruzione ampiamente impiegato nell’edilizia. Continuando il cammino incontriamo grossi massi sui quali sono raffigurate le immagini di San Antonio, Patrono di Cardezza e di San Giorgio patrono di Beura. Il sentiero prosegue in piano e costeggiando una fila di reti paramassi, si incrocia la strada carrozzabile che sale a Cardezza. Seguendo i cartelli segnaletici si sale lungo la vecchia mulattiera che taglia i tornanti si raggiunge il vecchio cimitero e il sagrato della chiesa dedicata a San Antonio. Spostandoci sulla sinistra, percorriamo la bellissima “Via delle Cappelle” per raggiungere il complesso parrocchiale cinquecentesco dedicato a S.Antonio Abate in onore del quale ogni anno si compie la processione, con in spalla i gerli con il pane di segale da benedire. La successione di cappelle del XVII secolo, rimaneggiate nei secoli successivi, collega l’Oratorio di S. Antonio da Padova al complesso di S. Antonio Abate. L’0ratorio di S. Antonio da Padova si trova al termine della Via Crucis ed è posto in alto rispetto all’abitato di Cardezza, è stato rifugio dei partigiani che vi entravano da un’apertura sul tetto e dove le donne, di notte, portavano loro i viveri. Un tempo, quando i cardezzesi vedevano avvicinarsi la tempesta, andavano in questo oratorio a suonare la campana per far allontanare le nubi e cercare di salvare il raccolto dei loro campi. Dopo aver ammirato il paese dall’alto, attraversiamo Croppo e iniziamo a scendere lungo un sentiero che con una ripida scalinata ci porta a raggiungere la "Capela At la Mort” dedicata alla Madonna delle Grazie. In questo punto ci immettiamo sul tracciato ufficiale della “strada del pane”, percorso lungo il quale un tempo veniva portato il pane a Cardezza, dove mancava un forno. Ancora oggi, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate il 17 gennaio rivive l’antica consuetudine, fortemente sentita e partecipata dagli abitanti della zona, di portare il pane da Cuzzego a Cardezza in processione per essere benedetto nell’Oratorio di San Fermo e distribuito ai fedeli in uscita dalla messa. La tradizione vuole che all’arrivo a Cardezza, come primo atto otto pagnotte siano offerte ai Cardezzani della frazione alta. La "Capela At la Mort” è nota anche come Cappella delle Creste e al suo interno, con dipinti di XIX secolo, sono raffigurati la Madonna delle Grazie, S. Antonio da Padova, S. Rocco e croce di ferro, Spirito Santo, in facciata uno scheletro con falce ed alcune iscrizioni tra cui “oggi a me domani a te” sono seriamente danneggiate e oramai difficilmente leggibili. Il sentiero prosegue fra belle aree terrazzate ancora parzialmente utilizzate come orto o come coltivazione della vite. Numerosi caratteristici sostegni in pietra locale che supportano le pergole in legno di castagno, oltre a un copioso numero di piante di salice, utili per le legature, coltivate a fianco del vigneto restano a testimoniare quanto fosse particolarmente diffusa la coltivazione della vite. Continuando nel cammino raggiungiamo la località “Càt Pinauda dove troviamo una cappelletta dedicata alla Madonna delle Grazie e di fronte il piccolo lavatoio con lastre di pietra. Da questo punto il sentiero inizia a scendere e tralasciando le deviazioni per “ai Or” e “par l’Auger” si perviene alla “Capela di Scarp”, un’edicola votiva eretta nel XVIII secolo dedicata alla Madonna di Re. Così chiamata in quanto si narra che in questo luogo esercitasse la professione un calzolaio, in realtà il sagrato della cappella era il luogo in cui gli abitanti di Cardezza che scendevano a Cuzzego, desiderosi di mostrare un abbigliamento decoroso, erano soliti fermarsi per togliersi gli zoccoli e mettersi le scarpe. Dalla cappella si discende ancora per un breve tratto e, attraversato il ponte sul Rio di Cuzzego, ci ritroviamo in località al Motto. Da questo punto procediamo in discesa fino al bivio per Buretti, superiamo un edificio che riporta in facciata un affresco devozionale raffigurante la Madonna Assunta e ci immettiamo su Via Cardezza che porta all’interno dell’abitato per inserirsi, al suo termine, su Via Domodossola, svoltiamo a sinistra e percorsi un centinaio di metri, dopo una sosta ristoratrice presso il locale circolo, raggiungiamo di nuovo il parcheggio da cui siamo partiti.

I due percorsi storici da Cuzzego a Cardezza lungo “la Strada Romana” e da Cardezza a Cuzzego lungo “la via del Pane”, sono stati riuniti in un unico itinerario escursionistico che è stato nominato “Da Caio Domizio a Umberto Primo lungo la Via del Pane e il Cammino degli Scopei”, un itinerario ad anello, con partenza e arrivo alla sede della Protezione Civile a Cuzzego.

Strada Romana-Tale sentiero largo in alcuni punti circa 3 m. era denominato "scupela" nel dialetto locale, mentre i margini del percorso erano detti "scupei".

http://www.comuniterrae.it/punto/via-del-pane/