Accesso stradale:
Soriso si raggiunge tramite l’Autostrada A26 Genova Voltri/Gravellona
Toce uscendo a Borgomanero per proseguire sulla SP 44
diretta a Soriso.
Soriso
è un piccolo comune del Cusio di circa 750 abitanti che
sorge su dolci colline in posizione panoramica nella
zona morenica a ovest di Gozzano, case incastrate in una
pianta intricata rendono suggestivo questo antico borgo
le cui origini sembrano risalire a prima del Medioevo. I
boschi che lo circondano nascondono sentieri per
passeggiate nel silenzio della natura (moto a parte). Il
paese è stato per molto tempo al centro di diversi
traffici commerciali e le sue colline sono ricche di
strade e sentieri antichi. Sul territorio sono stati
tracciati alcuni sentieri escursionistici tra cui
“l’Anello Rosso”, un facile percorso che segue la
dorsale tra Soriso e Pogno, che oggi andiamo a
percorrere apportando una breve variante. Giunti a
Soriso, visitiamo la piazza Umberto I dove balza subito
all'occhio per la maestosità e rigorosità della sua
facciata austera, il secentesco
Palazzo Ravizza. Al centro
si trova un
portone d'accesso
con portale in pietra lavorata e bugnato, ingentilito
dallo
stemma baronale dei Ravizza,
tra le più antiche famiglie di Soriso (1400). Nella
piazza proprio nei pressi del municipio, si può ancora
vedere tra il porfido
la pietra,
circondata da un anello, che venne posata nel
1219 per segnare la divisione fra Soriso Superiore(
governata dal Vescovo di Novara) e Soriso Inferiore (
governato dai Visconti, signori di Milano) prima
dell’unificazione avvenuta nel 1500. La distinzione fra
Soriso Superiore e Inferiore risale già agli ultimi anni
del XII secolo. Alla fine del XV secolo, le due parti di
Soriso vennero riunite sotto il potere vescovile che
durò fino al XVIII secolo. La presenza del Vescovo,
signore di Soriso per più di cinque secoli, e quella dei
numerosi nobili che ivi soggiornavano, hanno contribuito
a dare al paese un aspetto signorile visibile
nell'architettura dei numerosi ed eleganti palazzi.
Dalla piazza attraversiamo il paese e raggiungiamo la
bella
Parrocchiale di San Giacomo,
sorta sui resti di un antico castello posto sulla cima
del colle, purtroppo un
massiccio
portone rigidamente chiuso, impedisce l’accesso
al maestoso porticato sostenuto da 36 colonne di granito
che circonda tutto l’edificio. Delusi dalla
impossibilità di visitare la Parrocchiale, ci
incamminiamo lungo Via Bagarelli, la strada a est
dell'abitato che superato
il
lavatoio prosegue sterrata in piano come
“ la strada del lavatoio”,
lascia su entrambi i lati alcune deviazioni e diventa
una pista che dopo un ampio semicerchio sale lungo la
dorsale (sentiero CAI 799) e Passa a nord della Cima tre
Croci, 673m. Noi, preceduti dalla
nostra mascotte Tita, giunti al bivio lasciamo lo
sterrato e, con una breve deviazione, raggiungiamo in
pochi minuti la
cima del monte
dove di croci ne troviamo solo una anziché le tre come
indicato sulla cartina ( forse ci spiegano due gentili
signori incontrati in paese, il nome deriva dal fatto
che la vetta rappresenta il punto di in-crocio di tre
comuni confinanti). Qui mentre
sostiamo per il pranzo ne approfittiamo per
gustarci la vista sulla parte meridionale del
Lago d'Orta. Scattata la
foto di gruppo, scendiamo
per incamminarci lungo lo storico percorso che porta
alla Bertagnina di Valduggia e da qui alla Valsesia,
(sentiero CAI 791), transitando per il Santuario della
Madonna della Gelata e Soriso. La pista scende
prevalentemente scavata in trincea per trasformarsi poi
in un disagevole e mal ridotto sentiero rovinato dal
dilavare delle acque e dal passaggio di
rumorosi motociclisti che
scorrazzano nei dintorni. Dopo una incomoda discesa
raggiungiamo finalmente il luogo appartato tra i boschi
e l'altura rocciosa su cui sorge il
Santuario di Santa Maria della
Gelata eretto nel XVII secolo, un luogo dal clima
sempre fresco, da cui prende il nome la chiesa. Il
Santuario è custode di una storia bella e triste al
contempo. La Gelata è una delle Madonne “dell’ultimo
respiro”. Secondo la religione cattolica, i bambini nati
morti o deceduti prima del battesimo, restavano in un
limbo perenne. Per questo furono erette chiese e
santuari, spesso lontani dai centri abitati, dove si
portavano i neonati che morivano prima di ricevere il
sacramento del Battesimo. Pare che dall'anno 1676 si
verificassero diversi miracoli cosiddetti del "repit".
Con questo termine si intendeva il momento in cui un
bambino defunto tornava alla vita per il "tempo di un
respiro" ovvero l'attimo necessario per battezzarlo
permettendogli di avere una degna sepoltura in una terra
consacrata. Siamo oramai al termine della nostra
camminata e dopo aver visitato
l’esterno del santuario, superiamo il vicino
ristorante che si affaccia sul grazioso
“laghetto della Gelata” da
cui prende il nome il locale, e percorrendo la
carrozzabile in poco tempo facciamo ritorno a Soriso
dove chiudiamo l’anello di questo bel giro che ci ha
visto camminare su una delle tante vie della storia. Un
tempo si passava di qui per andare da Novara a Varallo
Sesia lungo la Strada Biandrina. Erano vie percorse
dalla gente, anche semplicemente per andare al mercato.
Al martedì a Varallo, al venerdì a Borgomanero, ma anche
da pastori, pellegrini, soldati e mercanti in viaggio
verso l’oltralpe o la pianura.
Link:https://www.visitaltopiemonte.com/esplora/citta-e-borghi/soriso
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