Cusio

 Anello di Soriso
"sulle vie della storia"
 
 Gita effettuata in data:25-Febbraio-2023                     

  

 Partenza da: Soriso m.452
 Dislivello totale: m. 270
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,00

Accesso stradale:
 
Soriso si raggiunge tramite l’Autostrada A26 Genova Voltri/Gravellona Toce uscendo a Borgomanero per proseguire sulla SP 44 diretta a Soriso.

 

Soriso è un piccolo comune del Cusio di circa 750 abitanti che sorge su dolci colline in posizione panoramica nella zona morenica a ovest di Gozzano, case incastrate in una pianta intricata rendono suggestivo questo antico borgo le cui origini sembrano risalire a prima del Medioevo. I boschi che lo circondano nascondono sentieri per passeggiate nel silenzio della natura (moto a parte). Il paese è stato per molto tempo al centro di diversi traffici commerciali e le sue colline sono ricche di strade e sentieri antichi. Sul territorio sono stati tracciati alcuni sentieri escursionistici tra cui “l’Anello Rosso”, un facile percorso che segue la dorsale tra Soriso e Pogno, che oggi andiamo a percorrere apportando una breve variante. Giunti a Soriso, visitiamo la piazza Umberto I dove balza subito all'occhio per la maestosità e rigorosità della sua facciata austera, il secentesco Palazzo Ravizza. Al centro si trova un portone d'accesso con portale in pietra lavorata e bugnato, ingentilito dallo stemma baronale dei Ravizza, tra le più antiche famiglie di Soriso (1400). Nella piazza proprio nei pressi del municipio, si può ancora vedere tra il porfido la pietra, circondata da un anello, che venne posata nel 1219 per segnare la divisione fra Soriso Superiore( governata dal Vescovo di Novara) e Soriso Inferiore ( governato dai Visconti, signori di Milano) prima dell’unificazione avvenuta nel 1500. La distinzione fra Soriso Superiore e Inferiore risale già agli ultimi anni del XII secolo. Alla fine del XV secolo, le due parti di Soriso vennero riunite sotto il potere vescovile che durò fino al XVIII secolo. La presenza del Vescovo, signore di Soriso per più di cinque secoli, e quella dei numerosi nobili che ivi soggiornavano, hanno contribuito a dare al paese un aspetto signorile visibile nell'architettura dei numerosi ed eleganti palazzi. Dalla piazza attraversiamo il paese e raggiungiamo la bella Parrocchiale di San Giacomo, sorta sui resti di un antico castello posto sulla cima del colle, purtroppo un massiccio portone rigidamente chiuso, impedisce l’accesso al maestoso porticato sostenuto da 36 colonne di granito che circonda tutto l’edificio. Delusi dalla impossibilità di visitare la Parrocchiale, ci incamminiamo lungo Via Bagarelli, la strada a est dell'abitato che superato il lavatoio prosegue sterrata in piano come “ la strada del lavatoio”, lascia su entrambi i lati alcune deviazioni e diventa una pista che dopo un ampio semicerchio sale lungo la dorsale (sentiero CAI 799) e Passa a nord della Cima tre Croci, 673m. Noi, preceduti dalla nostra mascotte Tita, giunti al bivio lasciamo lo sterrato e, con una breve deviazione, raggiungiamo in pochi minuti la cima del monte dove di croci ne troviamo solo una anziché le tre come indicato sulla cartina ( forse ci spiegano due gentili signori incontrati in paese, il nome deriva dal fatto che la vetta rappresenta il punto di in-crocio di tre comuni confinanti). Qui mentre sostiamo per il pranzo ne approfittiamo per gustarci la vista sulla parte meridionale del Lago d'Orta. Scattata la foto di gruppo, scendiamo per incamminarci lungo lo storico percorso che porta alla Bertagnina di Valduggia e da qui alla Valsesia, (sentiero CAI 791), transitando per il Santuario della Madonna della Gelata e Soriso. La pista scende prevalentemente scavata in trincea per trasformarsi poi in un disagevole e mal ridotto sentiero rovinato dal dilavare delle acque e dal passaggio di rumorosi motociclisti che scorrazzano nei dintorni. Dopo una incomoda discesa raggiungiamo finalmente il luogo appartato tra i boschi e l'altura rocciosa su cui sorge il Santuario di Santa Maria della Gelata eretto nel XVII secolo, un luogo dal clima sempre fresco, da cui prende il nome la chiesa. Il Santuario è custode di una storia bella e triste al contempo. La Gelata è una delle Madonne “dell’ultimo respiro”. Secondo la religione cattolica, i bambini nati morti o deceduti prima del battesimo, restavano in un limbo perenne. Per questo furono erette chiese e santuari, spesso lontani dai centri abitati, dove si portavano i neonati che morivano prima di  ricevere il sacramento del Battesimo. Pare che dall'anno 1676 si verificassero diversi miracoli cosiddetti del "repit". Con questo termine si intendeva il momento in cui un bambino defunto tornava alla vita per il "tempo di un respiro" ovvero l'attimo necessario per battezzarlo permettendogli di avere una degna sepoltura in una terra consacrata. Siamo oramai al termine della nostra camminata e dopo aver visitato l’esterno del santuario, superiamo il vicino ristorante che si affaccia sul grazioso “laghetto della Gelata” da cui prende il nome il locale, e percorrendo la carrozzabile in poco tempo facciamo ritorno a Soriso dove chiudiamo l’anello di questo bel giro che ci ha visto camminare su una delle tante vie della storia. Un tempo si passava di qui per andare da Novara a Varallo Sesia lungo la Strada Biandrina. Erano vie  percorse dalla gente, anche semplicemente per andare al mercato. Al martedì a Varallo, al venerdì a Borgomanero, ma anche da pastori, pellegrini, soldati e mercanti in viaggio verso l’oltralpe o la pianura. 

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