Val Sesia

    Rassa e le peonie delle Val Sorba

 
 Gita effettuata in data: 01-Giugno-2022                                                           

 Partenza da: Rassa m. 917
 Dislivello totale: m. 600
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 5,00

Come arrivarci:
Percorrere la A 26, fino al casello di Romagnano/Ghemme, quindi SS299 per Alagna; arrivati a Quare, si abbandona la statale, si piega a sinistra e, valicato il ponte sul fiume Sesia, si risale la carrozzabile della Val Sorba, che si inoltra nella
Valle dei Tremendi, arrivando dopo circa 4 Km. a Rassa. Giunti alle porte del borgo si svolta a sinistra attraversando il torrente Sorba, per poi lasciare l'auto nel comodo parcheggio.

 

Lasciata l’auto ci incamminiamo a sinistra lungo la ripidissima carrabile in cemento, il cui transito è consentito solo ai mezzi autorizzati, per raggiungere la piazzola sterrata nei pressi dell’Alpe Crosetti alla Cottura (m.1055). Abbandoniamo la strada che prosegue in alto, e continuiamo il nostro cammino lungo la vecchia mulattiera che, saggiamente conservata, segue il corso del Torrente Sorba arrivando dopo pochi minuti nella radura dell’Alpe Campello (m.1099), qui ai margini della mulattiera, in un edificio a pietra a vista con tipica “lobbia” valsesiana, è situato il Ristorante Heidi da cui si gode di un bel panorama sulla valle mentre il gruppo del Talamone, appare sullo sfondo. Proseguiamo il nostro cammino continuando a seguire la mulattiera che inoltrandosi sempre più nel solco della Val Sorba entra nella zona de “le Selve di Sorbella ”, una delle più grandi foreste di tutta la Valsesia un tempo chiamata “la Grande Selva”, in quanto ricca di legname che per secoli è stata la principale fonte di sostentamento per boscaioli, carbonai e artigiani della calce. Attività oramai obsolete e che oggi sono ricordate nell’Ecomuseo del Legno e della Calce il cui pezzo forte rimane la “ Rèsga dij Brasei ” sita in Cantone Pavaraj, una segheria idraulica che sfruttava l’acqua della roggia alimentata dal torrente Sorba. Non più utilizzata, rimessa in efficienza dopo una pregevole opera di risanamento conservativo, resta uno degli esempi più straordinari di archeologia preindustriale. Lasciate le baite e superato il grande masso ( “ Brical da’n Surba ”) su cui è posta la croce dell’Alpe Sorba (m.1151), giungiamo al Ponte della Prabella (m.1180). Nelle vicinanze diverse carbonaie e una parte consistente di forni della calce, altri preziosi esempi della storia del territorio. Lasciamo a sinistra l’itinerario 251b per l’Alpe Sorbella, e Senza attraversare il ponte, proseguiamo in leggera salita, giungendo alla Cascina Antaiua (m.1220). Poco oltre si può ancora vedere un antico forno da calce e in seguito la suggestiva cascata del torrente Sorba, la " Güla Taléinta " (m.1270). Si attraversa la sterrata per continuare, seguendo le indicazioni della segnaletica apposta su di una palina, sino ad arrivare al pascolo dell’Alpe il Dosso (m.1395). Guadiamo il Torrente Artorto, superiamo una fresca sorgente sulla sinistra e in leggera salita raggiungiamo la baita dell’Alpe Massucco (m.1528), così chiamata per la sua conformazione. In dialetto il suo nome si riferisce infatti ad una piccola montagnola o rialzo roccioso, a sinistra oltre il pascolo, una lapide ricorda la fucilazione di un partigiano. Sul sentiero una scultura dell’artista Ireneo Romano Passera, realizzata con il pregiato marmo bianco della Cava del Massucco, dal titolo “La natura risveglia i sensi”, ritrae un viso maschile dormiente baciato da un viso femminile che raffigura le cascate che precipitano dalle sovrastanti rocce scoscese, ricorda l’esistenza di un’antica cava di marmo bianco ( che venne utilizzato anche per il Duomo di Milano ), di cui si osservano ancora alcuni affioramenti. Molti manufatti in marmo del Massucco, sono presenti in tutta la Valsesia e confermano quanto antico sia stato lo sfruttamento della cava, se non altro per ricavarne marmo per scultura. A Rassa sono di questo materiale la lunetta situata sopra la porta laterale della chiesa, un bassorilievo datato 1590 che rappresenta S. Elena con la Croce; la croce pomata posta sul portale anteriore, datata 1583; le acquasantiere situate all’interno dell'edificio e la lapide celebrativa della ricostruzione della chiesa situata sul fianco della stessa. Le vene calcaree della Val Sorba erano utilizzate anche per la produzione di calce. A tale scopo furono utilizzati anche i numerosi detriti marmorei delle cave del Massucco: i resti di forni da calce che si trovano nei dintorni restano a testimoniarne l’utilizzo: la calce così prodotta veniva esportata, soprattutto nell’alta Valsesia. Siamo arrivati nella zona in cui crescono le Peonie selvatiche, per vederle raggiungiamo il margine inferiore della pietraia che risaliamo in direzione di un isolato larice che svetta sulla destra, e seguendo alcuni ometti perveniamo nell’area in cui, protette dai massi di antichi smottamenti, crescono spontaneamente le magnifiche peonie selvatiche, una rarità botanica, che con il loro colore rossastro spiccano fra il grigio delle rocce e il verde dell’erba. ( solitamente fioriscono nelle prime due settimane di giugno). Il ritorno a Rassa  avviene lungo lo stesso percorso.