Come arrivarci:
Percorrere la A 26, fino al casello di Romagnano/Ghemme,
quindi SS299 per Alagna; arrivati a Quare, si abbandona
la statale, si piega a sinistra e, valicato il ponte sul
fiume Sesia, si risale la carrozzabile della Val Sorba,
che
si inoltra
nella
Valle dei Tremendi,
arrivando dopo circa 4 Km. a
Rassa.
Giunti alle porte del borgo si svolta a sinistra
attraversando il torrente Sorba, per poi lasciare l'auto
nel comodo parcheggio.
Lasciata l’auto ci incamminiamo a sinistra lungo
la
ripidissima carrabile in cemento, il cui transito è
consentito solo ai mezzi autorizzati, per raggiungere la
piazzola sterrata nei pressi dell’Alpe Crosetti alla
Cottura (m.1055). Abbandoniamo la strada che prosegue in
alto, e continuiamo il nostro cammino lungo
la vecchia
mulattiera che, saggiamente conservata, segue il corso
del Torrente Sorba arrivando dopo pochi minuti nella
radura dell’Alpe Campello (m.1099), qui ai margini della
mulattiera, in un
edificio a pietra a vista con tipica
“lobbia” valsesiana, è situato il Ristorante Heidi da
cui si gode di un bel panorama sulla valle mentre il
gruppo del Talamone, appare sullo sfondo. Proseguiamo il
nostro cammino continuando a seguire la mulattiera che
inoltrandosi sempre più nel solco della Val Sorba entra
nella zona de “le Selve di Sorbella ”, una delle più
grandi foreste di tutta la Valsesia un tempo chiamata
“la Grande Selva”, in quanto ricca di legname che per
secoli è stata la principale fonte di sostentamento per
boscaioli,
carbonai e artigiani della calce.
Attività oramai obsolete e che oggi sono ricordate
nell’Ecomuseo del Legno e della Calce il cui pezzo forte
rimane la “ Rèsga dij
Brasei
” sita in Cantone Pavaraj, una segheria
idraulica che sfruttava l’acqua della roggia alimentata
dal torrente Sorba.
Non più utilizzata, rimessa in efficienza dopo una
pregevole opera di risanamento conservativo, resta uno
degli esempi più straordinari di archeologia
preindustriale.
Lasciate le baite e superato il
grande
masso ( “ Brical da’n Surba ”) su cui è posta la
croce
dell’Alpe Sorba (m.1151), giungiamo al
Ponte della Prabella (m.1180).
Nelle vicinanze diverse carbonaie e una parte consistente di
forni della calce, altri preziosi esempi della storia
del territorio. Lasciamo a sinistra l’itinerario 251b
per l’Alpe Sorbella, e Senza attraversare il ponte,
proseguiamo in leggera salita, giungendo alla Cascina
Antaiua (m.1220). Poco oltre si può ancora vedere un
antico forno da calce e in seguito la suggestiva
cascata
del torrente Sorba, la " Güla Taléinta " (m.1270). Si
attraversa la sterrata per continuare, seguendo le
indicazioni della segnaletica apposta su di una palina,
sino ad arrivare al pascolo dell’Alpe il Dosso (m.1395).
Guadiamo il Torrente Artorto, superiamo una
fresca
sorgente sulla sinistra e in leggera salita raggiungiamo
la baita dell’Alpe Massucco (m.1528), così chiamata per
la sua conformazione. In dialetto il suo nome si
riferisce infatti ad una piccola montagnola o rialzo
roccioso, a sinistra oltre il pascolo, una lapide
ricorda la fucilazione di un partigiano. Sul sentiero
una scultura dell’artista Ireneo Romano Passera,
realizzata con il pregiato marmo bianco della
Cava del Massucco,
dal titolo “La natura risveglia i sensi”, ritrae un viso
maschile dormiente baciato da un viso femminile che
raffigura le cascate che precipitano dalle sovrastanti
rocce scoscese, ricorda l’esistenza di un’antica cava di
marmo bianco ( che venne utilizzato anche per il Duomo
di Milano ), di cui si osservano ancora alcuni
affioramenti. Molti manufatti in marmo del Massucco,
sono presenti in tutta la Valsesia e confermano quanto
antico sia stato lo sfruttamento della cava, se non
altro per ricavarne marmo per scultura. A Rassa sono di
questo materiale la
lunetta situata sopra la porta
laterale della chiesa, un bassorilievo datato 1590 che
rappresenta S. Elena con la Croce;
la croce pomata posta
sul portale anteriore, datata 1583; le acquasantiere
situate all’interno dell'edificio e la lapide
celebrativa della ricostruzione della chiesa situata sul
fianco della stessa. Le vene calcaree della Val Sorba
erano utilizzate anche per la produzione di calce. A
tale scopo furono utilizzati anche i numerosi detriti
marmorei delle cave del Massucco: i resti di forni da
calce che si trovano nei dintorni restano a
testimoniarne l’utilizzo: la calce così prodotta veniva
esportata, soprattutto nell’alta Valsesia. Siamo
arrivati nella
zona in cui crescono le Peonie
selvatiche, per vederle raggiungiamo il margine
inferiore della pietraia che risaliamo in direzione di
un isolato larice che svetta sulla destra, e seguendo
alcuni ometti perveniamo nell’area in cui, protette dai
massi di antichi smottamenti,
crescono spontaneamente le
magnifiche peonie selvatiche, una rarità botanica, che
con il loro colore rossastro spiccano fra il grigio
delle rocce e il verde dell’erba. ( solitamente
fioriscono nelle prime due settimane di giugno). Il
ritorno a
Rassa avviene lungo lo stesso percorso.
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