Come arrivarci:
Percorrere la A 26 sino a Gravellona
Toce, proseguire sulla S.S. 33 del Sempione sino
all’uscita per Crodo. Di qui si imbocca la SS 659 delle
valli Antigorio e Formazza, superate
Baceno e Premia,
si prosegue per la Val Formazza e
tra suggestivi panorami e
piccoli nuclei abitati
ricchi di tradizione, si raggiunge
la località Frua.
Dopo la bellissima escursione del
17
Luglio u.s.
mi ritrovo nuovamente con Flavio (
www.cappef.com
) e
soci per fare un giro
in Val Formazza
in cerca di frescura per mitigare le torride temperature
di questo periodo che in città sono diventate
insopportabili. A tale scopo niente di meglio che
raggiungere il Lago Nero posto a
mt.2428 e dove il fresco è assicurato.
Raggiunta la località “ la Frua
”,
lasciamo
l’auto nel solito parcheggio e ci incamminiamo sino a
raggiungere Frua di Sopra da cui prendiamo a destra per
seguire il sentiero contrassegnato dal segnavie G22a. Il
sentiero sale ripido
in un fitto bosco di ontani
offrendoci
di tanto in
tanto
vedute molto panoramiche su Riale, che oramai risulta
lontano nella vallata, ed in breve perveniamo alle
fatiscenti baite dell’Alpe Ghighel (2132
mt.) da cui proseguiamo
risalendo alcuni tornanti della trattorabile che
proviene dal Lago Castel
sino a raggiungere il
bivio con il
sentiero
G22 (2250 mt.) che seguiamo
a destra per
seguire il
lungo percorso a mezza costa
che ci introduce
al termine di
una
idilliaca verdeggiante valletta in cui scorre il Rio Scelp.
Il
fresco che si gode in questo punto, da solo vale la
fatica del viaggio, ritemprati nel fisico e nel morale,
continuiamo a risalire il pendio che presenta alcuni
tratti su sfasciumi
e
balze rocciose levigate dai ghiacci,
ma niente di pericoloso. Superati questi piccoli
ostacoli,
seguiamo con attenzione i segnavia verniciati sulle
rocce e sui sassi e con un’ultima ripida salita
si arriva al
margine inferiore del Lago Nero ( 2428 mt.)
circondato da scure montagne che incombono sul suo
specchio tenendolo per
gran parte del giorno
al riparo dal sole
( forse questa condizione ne ha determinato il
toponimo). Ci
alziamo leggermente
lungo il
sentiero che prosegue per il Tamierhorn,
per poter osservare il suo
bacino in tutta la sua
estensione e il colore delle
sue acque limpide e
cristalline che niente hanno a che vedere con il
tetro
toponimo assegnato al lago.
Nei pressi una
famiglia di stambecchi, approfittando
delle verdi e fresche erbette che crescono sulle sue
rive ci fa compagnia
mentre noi scattiamo la classica
foto ricordo.
Respirata la fresca e pura arietta che scende dal
Pizzo Tamier,
ci avviamo
sulla via del ritorno seguendo lo
stesso
percorso effettuato in salita fino a pervenire di nuovo
alla’Alpe Ghighel dove imbocchiamo la pista che porta
alla
diga del Lago Castel.
La diga del Castel venne costruita nel 1928 come invaso
idroelettrico allo scopo di convogliare le acque alla
Centrale di Sottofrua, se non che, nel 1955 a seguito di
un cedimento strutturale si scoprì che l’invaso era di
natura carsica e quindi estremamente permeabile per cui
ne venne abbandonato l’utilizzo.
Oggi, a testimonianza del fallimento del progetto,
restano solo due muraglioni separati che sormontano il
lago.
Proseguiamo lungo la pista che costeggia il lago lungo
la sua sponda occidentale godendo degli stupendi scorci
panoramici che si affacciano sulla conca di Riale e il
Lago di Morasco, fino ad aincrociare la strada sterrata
che da Riale raggiunge il Passo San Giacomo. Tralasciamo
la deviazione per il Rifugio Maria Luisa e proseguiamo
seguendo in parte la strada e le varie scorciatoie
che,
tagliando i tornanti della gippabile, per fare rapidamente
ritorno a
Riale e al punto da cui siamo partiti.
Soddisfatti e rinfrescati dalla bella giornata trascorsa
in quota, ci apprestiamo a fare ritorno nelle nostre
torride abitazioni. Un ringraziamento particolare a
Flavio e agli amici che hanno condiviso questa bella
escursione con la speranza di ritrovarci presto per nuove
avventure.
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