Accesso stradale:
Percorrere
la A 26, da cui si esce al casello di Romagnano
Sesia-Ghemme. Proseguire sulla SS 299 della Valsesia
oltrepassando Varallo, Scopello e, poco prima di Alagna,
si giunge a Riva Valdobbia da cui si raggiunge la
frazione Ca’ di Janzo, dove parcheggiamo l’auto.
Attenzione: da Giugno nei fine settimana e tutti i
giorni di agosto, il tratto di strada verso la frazione
S. Antonio è limitato ai soli veicoli autorizzati.
Dopo l’escursione all’Alpe Buzzo Superiore, Claudio
ritorna in Val Sesia per percorrere l’anello che da Cà
di Janzo sale a raggiungere l’Ospizio Sottile al Colle
Valdobbia per proseguire passando per il Lago della
Balma e scendere a Larecchio per ritornare a Peccia e
concludere lo stupendo giro ad anello facendo rientro a
Cà di Janzo.
Lasciata
l’auto, ci incamminiamo lungo la strada asfaltata e dopo
aver attraversato le frazioni di Cà Piacentino, Cà Morca
e Cà Verno, raggiungiamo la piazzetta di
S. Antonio su cui si affaccia l’omonima chiesa e il
“
Rifugio Val Vogna ”, punto tappa della Grande
Traversata Alpina. Superiamo la chiesa e iniziamo a
percorrere la
strada sterrata che si snoda quasi pianeggiante fino
alla frazione
Peccia m.1529, (con la sua bella baita riccamente
addobbata con bellissimi gerani) il primo nucleo
colonizzato dai Walser provenienti da Verdobi,
contraddistinto dalla
chiesetta di San Grato (m.1525) che, voltando le
spalle alla valle, ha la facciata rivolta verso il Colle
Valdobbia per accogliere i viandanti che in passato
giungevano da lì. Oltrepassato l’oratorio si
continua in falsopiano sino a pervenire al
vecchio ponte in muratura che si dice sia stato
costruito dai soldati di Napoleone nel 1800
(ripristinato dopo una piena qualche anno fa), che
permette il superamento del torrente Sulino. Lasciamo a
sinistra l’itinerario 205, seguito nella precedente
occasione e ci avviamo a destra per
risalire la ripida china che porta a raggiungere la
bella cappelletta e le poche case che costituiscono
il villaggio de La Montata (m.1638). Proseguendo ci
inoltriamo nel lariceto superiamo le due baite dell’Alpe
Tecchiale e, superato un dosso tra i rododendri,
incontriamo
due giovani camosci intenti a leccare le rocce
circostanti, alzando lo sguardo ci appare, ancora
lontano sul colle, l'Ospizio
Sottile. Proseguendo superiamo le plaghe chiamate
Piana Grande e Sasselli dell'Asina, fino a entrare nel
vallone finale che percorriamo risalendo qualche
tornante, lasciando a destra poco prima del valico
l'itinerario 201b, per il Passo di Valdobbiola
giungiamo finalmente al Colle Valdobbia, (m.2480), su
cui è posto l'Ospizio
Sottile, oggi abbastanza frequentato da un buon
numero di escursionisti. Scattata la
foto ricordo all’ingresso dello storico rifugio, ci
accingiamo ad intraprendere la via del ritorno seguendo
il percorso alternativo, meno frequentato e più lungo
del sentiero seguito in salita. Lasciamo il
Colle Valdobbia e ci avviamo a sinistra ( itinerario
201c) lungo il traverso pianeggiante giungendo sulla
spalla rivolta al versante della Val Vogna, oltrepassato
la selletta ci inoltriamo nel solitario Vallone della
Plaida e perveniamo al
Lago della Balma sulle cui acque emergono sporadiche
isole di
ranuncoli acquatici. Con percorso libero costeggiamo
le sponde del lago, superando la scomoda ed
infida pietraia, per poi rientrare sul
sentiero che ci permette di raggiungere lo splendido
pianoro in cui è adagiato l’Alpe
Larecchio popolato da stupende baite walser, alcune
delle quali sono oggi sono sede di un
rinomato agriturismo. Da questo punto non resta
altro che
ripercorrere in senso inverso il percorso seguito al
mattino che ci riporta a raggiungere di nuovo Cà di
Janzo dove chiudiamo anche questa bellissima escursione
in terra valsesiana.
CURIOSITA’
Per
secoli il Colle Valdobbia è stato punto di transito per
gli emigranti valsesiani che raggiungevano Gressoney, la
Svizzera e la Francia. Fu proprio per garantire un punto
di sosta nei viaggi di
r
iritorno
invernali dei viandanti valsesiani che nel 1787 Gian
Giuseppe Liscotz di Gressoney e il capitano Giovanni
Giuseppe Gianoli di Riva facevano costruire sul Colle di
Valdobbia una stalla e una cappella, ricovero risultato
col tempo inadeguato per l'intenso passaggio nei due
sensi degli emigranti. Una disgrazia avvenuta nel 1820
indusse il Canonico
Nicolao Sottile a dare mano alla costruzione
dell'Ospizio per fornire un appoggio ai migranti. Il
rifugio fu fatto costruire a spese dello stesso canonico
che lo tenne aperto nel periodo invernale tra il 1822 ed
il 1831, quando lo cedette al comune di Riva Valdobbia.
Si tratta di un fabbricato a due piani: al piano
inferiore l'entrata, la cucina e due sale da pranzo; al
primo piano le camere da letto, servizi e un tempo anche
l'osservatorio meteorologico. Nel fabbricato è inserita
la
chiesuola dedicata alla Madonna della Neve, la cui
festività viene ancora oggi celebrata con una messa nel
mese di agosto. Era sorto così il primo Ospizio-Rifugio
della Valsesia, che ospitò principi e regnanti. È oggi
aperto con servizio di ristorante e pernottamento nel
periodo estivo ed è dotato di materiale di pronto
soccorso.
Questo
itinerario fa parte della Gta (Grande Traversata delle
Alpi), della Via Alpina e del Sentiero Italia Cai.
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