Accesso stradale:
L’Alpe
Devero si raggiunge seguendo l’autostrada A26 sino a
Gravellona Toce. Quindi si procede seguendo la statale
del Sempione, passando Domodossola, sino all’uscita per
Crodo. Usciti dalla statale seguire le indicazioni per
Baceno/Val Formazza, raggiunto Baceno al primo tornante
si svolta a sinistra in direzione di Devero. Giunti a
Goglio si imbocca il ponte sulla destra e si sale fino
al Devero. L’accesso all’alpe è vietato alle auto
private, si deve quindi lasciare l’auto nel sottostante
parcheggio a pagamento.
![](../Foto%20descrizione%20gite%20(jpg)/Devero%20Grande%20Est/Cartina%20percorso.jpg)
Dopo tanto tempo che manchiamo dal Devero, abbiamo
deciso di ritornarci per compiere una delle più belle
escursioni che si possono effettuare nel suo vasto
comprensorio: l’anello del grande Est.
E' un giro ad anello che attraversa alcuni degli alpeggi
famosi per la produzione del celebre formaggio
Bettelmatt e per questo oltre che col nome di Traversata
del Grande Est è anche conosciuta come La Via del
Formaggio.
Il nome Bettelmatt deriva appunto da due acronimi
tedeschi "battel" che tradotto significa "questua" e "matt"
che in tedesco si traduce in "pascolo".
Pascoli della questua appunto. Pascoli da elemosina, da
beneficenza. Ma anche da affitto. Non è per nulla
azzardato supporre difatti che il formaggio Bettelmatt
fosse la moneta in natura per pagare gli affitti degli
alpeggi.
Dal posteggio terminale di Devero si sale alla
chiesetta in località Ai Ponti, si attraversa il
ponte sul Rio Buscagna e subito si prende a destra in
direzione di una piccolissima
costruzione in legno che funge da ufficio
informazioni. Attraversato il ponte sul Torrente Devero
si sale a destra immettendoci sulla vecchia mulattiera,
a tratti ancora lastricata, che sale a Crampiolo. Si
entra nel bel bosco di larici e dopo aver costeggiato
per un tratto il torrente, risalita una scalinata
scavata nella roccia, si perviene alla
Corte d’Ardui da dove tralasciando i bivi per
Crampiolo prima e successivamente quello per l’Alpe
Fontane, proseguiamo diritti
lungo il sentiero che si incunea in un canalone che
risalito, ci immette sull’altopiano che, alla quota di
2000 metri, si sviluppa per ben sette chilometri tra
pascoli rigogliosi, torbiere, marmotte e
piccoli laghi generati dallo scioglimento delle
nevi, gelosamente sorvegliati dal circolo di montagne
della Punta d’Arbola, Corona Troggi e Pizzo Corbenas.
Incantati da tanta meraviglia raggiungiamo l’Alpe
Sangiatto che superiamo per proseguire con l’intento
di arrivare all’Alpe Forno dove effettueremo il giro di
boa iniziando il percorso di ritorno. Il sentiero si
sviluppa in falsopiano e
corre alto a monte del Lago Sangiatto Superiore,
alle nostre spalle il
Monte Cistella e il Pizzo Diei sorvegliano il nostro
cammino mentre la
Punta d’Arbola e il Monte Figascian ci invitano a
proseguire lungo l’itinerario. Immersi negli splendidi
pascoli di alta quota, dopo innumerevoli saliscendi,
entriamo
nella Corte
Corbernas
in cui sorge la
solitaria baita ora in disuso. Superiamo la vetusta
casera e, risalita una piccola balza continuiamo lungo
il sentiero che offre stupendi scorci panoramici.
Occupati ad ammirare lo spettacolare panorama che ad
ogni passo si para davanti ai nostri occhi,
quasi senza accorgersene ci ritroviamo
in vista dell’Alpe della Valle, oramai in cattivo
stato di conservazione. Il sentiero inizia ora a
scendere in direzione di un canalone in cui scorre un
fragoroso ruscello che attraversiamo senza
particolari difficoltà per poi risalire fino a
raggiungere un
secondo guado che superato ci immette nei prati
dell’Alpe
La Satta (recentemente ristrutturato dal Parco
Veglia Devero). Seguendo i sempre ben evidenti segnavie
e
percorso un ultimo tratto a mezzacosta,
raggiungiamo finalmente l’Alpe
Forno (m.2222).
Ai boschi ed ai prati, che fino ad ora hanno fatto da
coreografia al nostro cammino, si sostituiscono le
grandi praterie in cui occhieggiano una innumerevole
serie di piccoli specchi d’acqua di fusione ed in uno
scenario mozzafiato appaiono gli ampi “ pascoli della
questua ” in cui
le mucche si nutrono della preziosa erba Mottolina
capace di apportare al latte un gusto unico e prezioso e
la particolare aromaticità che lo ha reso famoso sin dal
XIII secolo. Effettuate le soste di rito, recuperate in
parte le forze profuse per giungere fino a qui,
riprendiamo il cammino che da ora in avanti sarà solo
una lunga discesa che ci riporterà alla Piana del Devero.
Seguendo il tracciato della GTA/Via Alpina, discendiamo
l’ampia trattorabile che, sovrastando il
Lago di Piamboglio, ci porta a raggiungere la
valle di Canaleccio, caratterizzata da piccole pozze
d’acqua e sede di una numerosa colonia di marmotte. In
breve raggiungiamo il
Lago di Devero (o Codelago) e costeggiando tutto il
lago si perviene al promontorio della dighetta che ci
offre una immagine da cartolina sulle sottostanti
bellissime
baite di Crampiolo. Ora non ci resta che percorrere
l’ultimo tratto dell’itinerario e seguendo il tracciato
della mulattiera in poco più di mezzora siamo di
nuovo
sulla piana
e di seguito all’auto dove si conclude questa lunga
escursione che a nostro modesto parere è da annoverare
tra una delle gite più belle dell’Ossola.
![](../Uso%20sito%202020/home%20005.gif)
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