Accesso stradale:
Percorrere la A 26 sino a Gravellona
Toce, proseguire sulla S.S. 33 del Sempione sino
all’uscita per Crodo. Di qui si imbocca la SS 659 delle
valli Antigorio e Formazza, superate Baceno e Premia, si
prosegue per la Val Formazza e
tra suggestivi panorami e piccoli nuclei abitati ricchi
di tradizione, si raggiunge la località Frua.
La Bocchetta del Gallo è il valico posto tra il Corno
Orientale di Nefelgiu’ e la Cima Freghera, mette in
comunicazione la conca della Cascata del Toce con la
valle del Vannino costituendo una valida alternativa
alla traversata del Passo di Nefelgiu’ che si trova più’
a nord collocato tra il gruppo di Ban e il Gruppo
omonimo, sulla via che da Morasco conduce al Vannino.
Valichi molto frequentati e noti da lungo tempo ai
contrabbandieri. Il nome Bocchetta del Gallo deriva
probabilmente da un grosso e curioso monolito roccioso
che si erge nei pressi della sommità del passo e che
visto da lontano richiama alla mente la figura del
ruspante pennuto.
Per
non percorrere al ritorno i circa 4 chilometri di strada
asfaltata che dovremmo risalire per ritornare alle auto,
ne lasciamo una nel parcheggio a bordo strada di Canza
“Früduwald” (bosco della cascata m.1412), e con l’altra
proseguiamo lungo la statale fino a raggiungere il
piazzale che domina la Frua (la cascata del Toce,
che con un salto d'acqua di 143 metri e fronte massimo,
alla base di 60 metri, è una delle più importanti
cascate delle Alpi e, unitamente allo storico ristorante
albergo del 1863, fulcro del turismo alpino di inizio
secolo, rappresenta una delle meraviglie dell’Ossola).
Prima di intraprendere il nostro itinerario,
raggiungiamo il
balconcino panoramico che sovrasta la cascata e dal
quale si ha una vista mozzafiato sul flusso d’acqua che
precipita verso valle rendendo affascinante
l’ambiente circostante. Dopo una così entusiasmante
visione, ci incamminiamo
lungo il sentiero contrassegnato dal
segnavie G35, che sale gradatamente a sinistra e,
senza grosse difficoltà, raggiungiamo dapprima l’Alpe
Freghera di mezzo (m. 2029) e successivamente l’Alpe
Freghera di sopra (m.2070). Qui confluisce il
sentiero G35a
che proviene da Sottofrua, siamo all’inizio dell’ampia
distesa prativa posta al termine del vallone formato da
un’enorme giavina, il
sentiero sempre ben evidente, si inerpica dapprima
su
grossi massi e poi su di uno sfasciume più minuto.
Si cammina al centro della valle, per poi spostarsi
lentamente sulla destra e si inizia ad arrancare sul
versante del Corno Orientale del Nefelgiù, i tornanti si
fanno più stretti, quindi percorriamo l’ultima
diagonale che ci consente di raggiungere la
Bocchetta del Gallo (m.2498). Dopo la ripida salita
effettuiamo la sosta per
recuperare le forze spese durante la dura salita e
nel mentre ammiriamo lo spettacolare panorama che si
para davanti ai nostri occhi, alle nostre spalle il
canalone che discende dal Passo Tamier alla cui base si
apre la radura in cui è adagiata l’Alpe Tamia, mentre di
fronte a noi il
Clogstafel e il Monte Giove. Al termine della
contemplazione, riprese le forze,
iniziamo a scendere lungo gli scoscesi ed
inselvatichiti prati fioriti affacciati sulla valle del
Vannino e ci ritroviamo ad incrociare
la pista che dal Sagersboden sale al Lago del
Vannino (m.2142). Siamo a breve distanza dal Rifugio
Eugenio Margaroli (m.2194), (di proprietà dal C.A.I.
Domodossola e dedicato alla storica guida alpina domese)
che sorge sull’altura laterale all’invaso idroelettrico.
Allungando brevemente il percorso,
ci rechiamo al rifugio per salutare gli amici
Barbara e Tiziano, i gestori della struttura, e
scambiare con loro quattro piacevoli chiacchiere.
Salutati gli amici ci apprestiamo a far ritorno verso
Canza che decidiamo di raggiungere seguendo il normale
percorso lungo
la sterrata che percorre tutto il lungo vallone del
Vannino e porta al Sagersboden, percorsa di preferenza
nel periodo invernale con le ciaspole. Seguendo per un
lungo tratto il segnavie G99 superiamo le
costruzioni della “dighetta”, nei cui pressi possiamo
ammirare una spumeggiante cascata, e lasciato sulla
destra il bivio per il Rifugio Miryam (m.1985), superate
le strapiombanti pareti su cui sono attrezzate diverse
vie di arrampicata (il rocciodromo), raggiungiamo
l’arrivo della seggiovia del
Sagersboden (m.1768). Continuando a seguire il
percorso, contrassegnato dal segnavie G99, entriamo in
una bella abetaia e discendendo gli ampi tornanti della
mulattiera raggiungiamo
Canza, terra di cultura Walser. Passando attraverso
le sue caratteristiche case in legno, che sapientemente
trattato e lavorato sfida i secoli, superiamo il ponte
sul fiume Toce e raggiungiamo il parcheggio dove abbiamo
lasciato la prima auto. Recuperata anche la seconda, si
conclude anche questa bellissima escursione nella sempre
stupenda Val Formazza.
![](../Uso%20sito%202020/home%20005.gif)
|