Val Formazza

 Bocchetta del Gallo-Canza

 
 Gita effettuata in data: 8-Luglio-2020                                                    "

 Partenza da: Frua (Cascata del Toce) m.1675
 Dislivello totale : m.823
 Difficoltà : E
 Effettivo cammino h: 6,00

Accesso stradale: Percorrere la A 26 sino a Gravellona Toce, proseguire sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita per Crodo. Di qui si imbocca la SS 659 delle valli Antigorio e Formazza, superate Baceno e Premia, si prosegue per la Val Formazza e tra suggestivi panorami e piccoli nuclei abitati ricchi di tradizione, si raggiunge la località Frua.

La Bocchetta del Gallo è il valico posto tra il Corno Orientale di Nefelgiu’ e la Cima Freghera, mette in comunicazione la conca della Cascata del Toce con la valle del Vannino costituendo una valida alternativa alla traversata del Passo di Nefelgiu’ che si trova più’ a nord collocato tra il gruppo di Ban e il Gruppo omonimo, sulla via che da Morasco conduce al Vannino. Valichi molto frequentati e noti da lungo tempo ai contrabbandieri. Il nome Bocchetta del Gallo deriva probabilmente da un grosso e curioso monolito roccioso che si erge nei pressi della sommità del passo e che visto da lontano richiama alla mente la figura del ruspante pennuto.

Per non percorrere al ritorno i circa 4 chilometri di strada asfaltata che dovremmo risalire per ritornare alle auto, ne lasciamo una nel parcheggio a bordo strada di Canza “Früduwald” (bosco della cascata m.1412), e con l’altra proseguiamo lungo la statale fino a raggiungere il piazzale che domina la Frua (la cascata del Toce, che con un salto d'acqua di 143 metri e fronte massimo, alla base di 60 metri, è una delle più importanti cascate delle Alpi e, unitamente allo storico ristorante albergo del 1863, fulcro del turismo alpino di inizio secolo, rappresenta una delle meraviglie dell’Ossola). Prima di intraprendere il nostro itinerario, raggiungiamo il balconcino panoramico che sovrasta la cascata e dal quale si ha una vista mozzafiato sul flusso d’acqua che precipita verso valle rendendo affascinante l’ambiente circostante. Dopo una così entusiasmante visione, ci incamminiamo lungo il sentiero contrassegnato dal segnavie G35, che sale gradatamente a sinistra e, senza grosse difficoltà, raggiungiamo dapprima l’Alpe Freghera di mezzo (m. 2029) e successivamente l’Alpe Freghera di sopra (m.2070). Qui confluisce il sentiero G35a che proviene da Sottofrua, siamo all’inizio dell’ampia distesa prativa posta al termine del vallone formato da un’enorme giavina, il sentiero sempre ben evidente, si inerpica dapprima su grossi massi e poi su di uno sfasciume più minuto. Si cammina al centro della valle, per poi spostarsi lentamente sulla destra e si inizia ad arrancare sul versante del Corno Orientale del Nefelgiù, i tornanti si fanno più stretti, quindi percorriamo l’ultima diagonale che ci consente di raggiungere la Bocchetta del Gallo (m.2498). Dopo la ripida salita effettuiamo la sosta per recuperare le forze spese durante la dura salita e nel mentre ammiriamo lo spettacolare panorama che si para davanti ai nostri occhi, alle nostre spalle il canalone che discende dal Passo Tamier alla cui base si apre la radura in cui è adagiata l’Alpe Tamia, mentre di fronte a noi il Clogstafel e il Monte Giove. Al termine della contemplazione, riprese le forze, iniziamo a scendere lungo gli scoscesi ed inselvatichiti prati fioriti affacciati sulla valle del Vannino e ci ritroviamo ad incrociare la pista che dal Sagersboden sale al Lago del Vannino (m.2142). Siamo a breve distanza dal Rifugio Eugenio Margaroli (m.2194), (di proprietà dal C.A.I. Domodossola e dedicato alla storica guida alpina domese) che sorge sull’altura laterale all’invaso idroelettrico. Allungando brevemente il percorso, ci rechiamo al rifugio per salutare gli amici Barbara e Tiziano, i gestori della struttura, e scambiare con loro quattro piacevoli chiacchiere. Salutati gli amici ci apprestiamo a far ritorno verso Canza che decidiamo di raggiungere seguendo il normale percorso lungo la sterrata che percorre tutto il lungo vallone del Vannino e porta al Sagersboden, percorsa di preferenza nel periodo invernale con le ciaspole. Seguendo per un lungo tratto il segnavie G99 superiamo le costruzioni della “dighetta”, nei cui pressi possiamo ammirare una spumeggiante cascata, e lasciato sulla destra il bivio per il Rifugio Miryam (m.1985), superate le strapiombanti pareti su cui sono attrezzate diverse vie di arrampicata (il rocciodromo), raggiungiamo l’arrivo della seggiovia del Sagersboden (m.1768). Continuando a seguire il percorso, contrassegnato dal segnavie G99, entriamo in una bella abetaia e discendendo gli ampi tornanti della mulattiera raggiungiamo Canza, terra di cultura Walser. Passando attraverso le sue caratteristiche case in legno, che sapientemente trattato e lavorato sfida i secoli, superiamo il ponte sul fiume Toce e raggiungiamo il parcheggio dove abbiamo lasciato la prima auto. Recuperata anche la seconda, si conclude anche questa bellissima escursione nella sempre stupenda Val Formazza.