Accesso stradale:
Percorrere la A 26 sino a Gravellona Toce, proseguire
sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita Crodo-Val
Formazza. Si imbocca la SS 659 della Valle Formazza;
dopo aver attraversato l'abitato di Crodo, prima di
giungere a Baceno, sulla sinistra si stacca una strada
con indicazioni “Cravegna-Viceno″, superato il grazioso
abitato di Cravegna proseguire in direzione di Viceno
sino a raggiungere la località Valle dove si parcheggia
l’auto poco prima di attraversare il Torrente Alfenza.
Oggi
si ritorna all’Alpe Deccia, un appartato angolo della
valle Antigorio situato alla base
della dirupata parete che precipita dal Monte Cistella.
Lontano
e diverso dalle località più conosciute e blasonate è
uno dei luoghi da noi preferiti dove ritorniamo sempre
con piacere. L’itinerario di salita si svolge lungo la
strada consortile, più volte percorsa con la neve e che
oggi si presenta con un aspetto diverso quasi difficile
da riconoscere. Lasciata l’auto nel comodo parcheggio a
bordo strada, iniziamo a risalire lungo la poderale che
dal 1986 raggiunge l’alpe. Superiamo
la sbarra che impedisce il passaggio ai mezzi non
autorizzati, e iniziamo a risalire godendoci la vista
del paesaggio che si apre davanti ai nostri occhi, in
breve raggiungiamo l’agglomerato di
Lonsc che superiamo per arrivare ad
Aulusc (m. 1075) da dove, seguendo le indicazioni,
pieghiamo a sinistra per risalire un tratto del sentiero
estivo che dopo un breve tratto ci riporta sulle strada
consortile che, in costante salita, ci introduce alle
baite dell’Alpe
Paù (m. 1280). Abbandoniamo la strada e proseguiamo
sul sentiero che accorciando diversi tornanti,
attraversa un
folto bosco sino a sbucare di nuovo sulla strada
dove questa termina e già si vedono le bellissime baite
dell’Alpe
Deccia Inferiore adagiate sull’ampio pendio erboso
dominato dall’imponente
Monte Cistella. Dopo una breve sosta saliamo a
visitare le baite di Deccia Sopra (m.1694) con la sua
bella cappella, dedicata a " Maria Assunta della
Neve ", ristrutturata dagli alpigiani nel 1987 posta in
posizione dominante a protezione di tutto l’alpeggio. Da
questo privilegiato punto di osservazione, giocando un
po con il tele della fotocamera, abbiamo modo di
ammirare tutto quanto ci circonda e non fatichiamo
ad individuare
la
diga
del
lago di Agaro sovrastata dal Monte Forno,
l’inconfondibile architettura della
Chiesa di Crego avvolta dallo stupendo colonnato in
pietra. Volgendo lo sguardo in prospettiva panoramica da
sinistra verso destra, la visuale spazia dalla Rossa
fino a perdersi sulle ultime propaggini della Punta del
Forno ed oltre. Non ci si stancherebbe mai di guardarci
intorno per goderci di così tanta bellezza, ma purtroppo
il tempo scorre veloce per cui è ora di pensare al
ritorno. Per effettuare un giro ad anello scendiamo
seguendo le indicazioni per Cravegna, il sentiero entra
nel bosco e dirige su ripido pendio giungendo al bivio
per Esigo, continuando nel cammino dopo pochi passi
perveniamo ai margini superiori degli
ampi pascoli di
Compolo
(m.1280) che oltrepassati, ci introducono al pianoro su
cui sorge la chiesetta dell’Oratorio
della Salera. Qui ha termine l’antica strada
selciata della
Via Crucis
che, partendo da dietro le case della piazzetta di
Cravegna, si sviluppa con salita regolare con
tutte le sue cappelle in
un bosco ceduo per raggiungere l’Oratorio (m.1195).
Tutti gli edifici, eretti intorno al 1730, sono stati
restaurati e si trovano in buono stato di conservazione.
Il sentiero costituisce il tratto iniziale della " Veia
di squetar " percorso che, attraversando grandi boschi
di larici in cui il sole filtra a fatica, sono il regno
degli scoiattoli. Era l’antica via percorsa dalle mandrie
che da Cravegna venivano condotte al pascolo nelle
praterie di Devero. Continuiamo la nostra discesa senza
problemi e quando raggiungiamo il
bacino di carico dell’Enel siamo oramai in vista di
Cravegna, da dove in breve risaliamo per ritornare all’auto
chiudendo l’anello di questo bel giro che percorre
lungamente bellissimi boschi i cui colori stanno
lentamente mutando per assumere la tipica colorazione
autunnale.
Curiosità
Nel 1649 un gruppo di Cravegnesi dimoranti in Bologna
dove esercitavano la loro attività, non sappiamo per
quale impulso particolare, volle far costruire una
cappellina in località Salera o Madonna della Guardia,
facendovi dipingere l’immagine di S. Luca grandemente
venerata in quella città. L’accresciuta devozione a
questa immagine e, probabilmente l’impegno da parte di
quelli che restavano a Bologna ma mantenevano con il
paese natio continui contatti ed interessi, condussero
al disegno di ingrandire la cappellina della Madonna di
Salera ed anzi farvi un vero oratorio. Il 28 settembre
1727 l’oratorio fu benedetto ed aperto al culto. La
devozione crebbe ancora e sorse l’idea di un Sacro Monte
o di un percorso devozionale che partendo da Cravegna
raggiungesse il santuario. Nel 1731 si incominciarono a
costruire le cappelle che opportunamente distanziate
lungo il percorso dovevano rappresentare i misteri del
S. Rosario. Non furono tuttavia elevate in quello stesso
anno, ma è certo che fra il 1731 e il 1738 furono tutte
costruite e completamente decorate. L’opera di
affrescatura iniziale fu fatta dal pittore vigezzino
Giuseppe Mattia Borgnis di Craveggia. Una fondata
tradizione vuole che egli abbia fornito il disegno
dell’oratorio e della maggior parte delle cappelle, di
quelle almeno da lui dipinte nel 1731.
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