Come arrivare:
da Gravellona Toce, proseguire seguendo la Statale del
Sempione sino all’uscita di Piedimulera da dove si
prosegue lungo la SS549 della Val Anzasca
fino a Pontegrande. Girando a sinistra si supera il
ponte sull’Anza e si seguono le indicazioni per Bannio
Anzino da cui si prosegue sino a giungere a Valpiana
dove si parcheggia prima di attraversare il ponte sul
Torrente Olocchia.
Osservando con attenzione la
Mappa del territorio comunale di Bannio Anzino
realizzata dalla Geo4 map di Novara a seguito dei
rilievi effettuati sul campo dal Gruppo Escursionisti
Val Baranca che hanno effettuato un importante lavoro di
ricerca storica riscoprendo antichi nomi di località
oramai caduti nel dimenticatoio, recuperando sentieri
abbandonati da tempo. Inoltre con notevole impegno
materiale, i soci del Gruppo, coadiuvati dai sempre
attivi uomini del Gruppo Alpini di Bannio e altri
volonterosi, hanno di nuovo reso percorribile uno
storico sentiero che un tempo collegava diversi alpeggi
siti in valle Olocchia rendendolo fruibile agli
escursionisti. La nostra attenzione è stata attratta dal
percorso che transita tra alpeggi identificati con il
toponimo “ Cerf ”. Per approfondire questo nostro
interesse e constatare personalmente di cosa si
trattasse, decidiamo di recarci a visitare la zona per
effettuare un percorso ad anello con partenza da
Valpiana e visita ai “ Cerf ” che si trovano lungo il
percorso. Verremo poi a sapere che Cerf è la forma
dialettale di Cervo, Alpe Cervo di….
Lasciata l’auto, attraversiamo
il ponte
e ci incamminiamo a fianco della condotta seguendo le
indicazioni per i Cerf,
il sentiero si presenta pulito in quanto è il sentiero
che l’ENEL utilizza per la manutenzione della condotta
che prende l’acqua dal Rio Rosenza per alimentare la
Centrale di Battigio. Si sale a raggiungere la dorsale
dove,
ad un bivio,
si abbandona il sentiero che scende per proseguire a
destra lungo una traccia di passaggio, per iniziare a
percorrere il lungo traverso che entra nel bosco e
giunge ai primo dei “ Cerf ”, quello di Sant’Antonio (
patrono di Anzino ) oramai ridotto ad
un ammasso di pietre.
Si procede e con percorso altalenante, ma sempre
indicato dai classici segni di vernice bianco/rossa, si
raggiunge il
“ Cerf dul Demio ”
con la sua immancabile
cappelletta
posta a protezione dell’alpe. Continuando sul sentiero
su cui è quasi scomparso il piano calpestabile, facendo
attenzione a dove si appoggiano i piedi, si raggiunge il
successivo “
Cerf at Mama Lena
”. Continuando a seguire i numerosi segni di vernice
posti come segnavia, il sentiero continua e superato il
Rio della Valle si giunge all’alpe che sulla cartina è
indicato come “ Cerf ” non meglio specificato, qui sorge
una
bella baita modernamente ristrutturata
servita da una comoda teleferica. Da questo punto un
sentiero segnalato scende direttamente a raggiungere
l’Alpe Giavine (m.857) e permette di accorciare
notevolmente il giro. Continuando a seguire il sentiero
che traversa e superato il Rio Scolatore si raggiungono
i
ruderi dell’Alpe la Stur
da cui si ha una buona veduta panoramica verso le
montagne e sul versante opposto della valle, normalmente
più soleggiato. Continuando a percorrere il sentiero
ripristinato anni fa dal Gruppo Escursionisti Val
Baranca, si superano il Rio dell’Ouga, il Rio del Laurò
e il Rio Pizzone da cui si sale a raggiungere quel che
resta dell'Alpe
Pizzone
(m.1117) con la sua
cappelletta.
Dall’alpe il sentiero scende a raggiungere
l’Alpe Castelletto
(m.954) da cui volgendo a destra, si raggiunge la strada
asfaltata nei pressi dell’Alpe
Giavine
da cui, percorrendo un tratto del percorso
devozionale-interprovinciale usato dai pellegrini per
giungere al santuario di Sant'Antonio di Anzino da Santa
Maria di Fobello in occasione dell’annuale
pellegrinaggio che ha lo scopo di rinsaldare lo storico
rapporto esistente fra Anzino e le comunità della
Valsesia, in particolare Rimella e Fobello, legate nel
tempo dalla devozione a Sant’Antonio da Padova
ritorniamo a Valpiana. Raggiunto l’abitato di
Case Rovazzi
(m.825) e superato l’Alpe Gabi si è di nuovo al ponte
che si attraversa per raggiungere l’auto chiudendo così
questo giro ad anello che ci ha portato a ricalcare le
secolari tracce degli alpigiani e a visitare una zona
disseminata di piccoli luoghi di culto rimasti, quale
espressione di religiosità, a testimoniare la profonda
fede delle genti che hanno popolato questi impervi
luoghi nella poco conosciuta e silenziosa Valle Olocchia.

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