Come arrivarci:
dall'autostrada A26 Gravellona Toce, proseguiamo sulla
SS33 del Sempione fino all'uscita di Ornavasso/Premosello
Chiovenda, per poi continuare fino raggiungere il
piazzale sterrato della Punta di Migiandone, dove si
parcheggia.
L’escursione
ha inizio dalla Punta di Migiandone “ il muntagnet ” che
rappresenta il termine della lunga cresta che dal Monte
Massone scende fino alla piana del Toce nel
restringimento di Bara, il luogo più stretto della valle
del Toce, principale via di transito dalla pianura ai
valichi Ossolani, solo 700 m. lo dividono dal versante
opposto su cui si ergono le pareti dei Corni di Nibbio,
rendendolo un punto militarmente strategico per chi
percorre l’Ossola. Su questo crinale si trovano le
trincee, i camminamenti e le postazioni in caverna
facenti parte del tratto centrale della Linea Cadorna in
Ossola. Questa parte di territorio è anche nota come “
la montagna dei Twergi ” (i folletti dei boschi della
tradizione walser), i più antichi abitatori di queste
terre dell’Ossola. Essi abitano nei boschi, nelle grotte
o nelle miniere e sono abilissimi nella lavorazione del
metallo. Alcune leggende narrano che questi piccoli
uomini hanno insegnato ai valligiani l’uso del latte e
la fabbricazione del formaggio: incuriositi facciamo
questa breve escursione nella speranza di incontrarne
qualcuno. Lasciata l’auto nel parcheggio all’inizio
della strada militare per il Forte di Bara, dove
due cannoni
testimoniano l’esistenza di strutture fortificate, ci
incamminiamo in direzione di Migiandone. Il paese di
Migiandone è formato da quattro nuclei: in ordine si
incontra prima la Teglia, poi la Loia, il Gabbio, e
infine il canton Vadi. Qui il sole non si vede per
alcuni mesi all’anno, tanto da essere considerato il
paese italiano più freddo rispetto alla propria
altimetria, e nonostante le temperature al disopra della
media stagionale, possiamo testimoniarne la veridicità.
Percorse poche centinaia di metri lungo la nuova
ciclabile,
saliamo a sinistra nella boscaglia
per osservare quanto resta di alcune trincee oramai
imboscate ed invase dai rovi. Proseguiamo in salita per
raggiungere la costa da cui ci immettiamo sulla
mulattiera che
sale al Forte
di Bara che raggiungiamo percorrendo i tornanti che
risalgono dolcemente la montagna. Dalla
postazione con cannone,
saliamo a sinistra e percorriamo il
sentiero che entra nel bosco
e raggiunge una zona recintata con
alte mura di
sasso
poste a protezione delle sottostanti numerose baite
dell’Alpe
Svendi
oramai purtroppo inevitabilmente ridotte a ruderi.
Proseguendo lungo quella che un tempo fu una bella
mulattiera, di cui in alcuni tratti si intravede ancora
il vecchio selciato, superiamo il
Rio della Loia
e continuando nel bosco in cui ancora sono visibili quel
che resta dei
secolari castagni
che popolavano la zona, raggiungiamo l’antico
insediamento walser di
La Villa.
Aggirandoci fra le baite si ha modo di ammirare le
tipologie costruttive e il sapiente utilizzo della
pietra da cui venivano ricavati
i
poderosi
architravi
utilizzati come sostegno. In un così consistente nucleo
di abitazioni non poteva mancare
la cappella,
dove un
recente
affresco
è ancora affiancato da quel che resta di più antiche
raffigurazioni risalenti al 1523. Dalle baite della
Villa, scendiamo a raggiungere la
Via Crucis
proveniente da Migiandone, e voltando a destra
raggiungiamo in breve il
Santuario
della Madonna d’Oropa,
edificato nel 1820 in posizione panoramica sulla valle e
dedicato alla
Madonna Nera,
venerata dalle
genti walser che la considerano portatrice di pioggia
nei periodi di grande siccità. Visitato il complesso,
seguiamo le indicazioni del segnavie A00, e scendiamo
lungo la lastricata mulattiera che, perviene ad una
cappella
per poi raggiungere in breve una
passerella
che superato il torrente, immette fra le case di Loia.
Attraversata la frazione raggiungiamo il punto da cui
parte il sentiero che sale all’Oratorio
del Torro
o Madonna della Neve, sull’architrave all’ingresso è
riportata la data del 1757. Dall’Oratorio scendiamo
lungo il sentiero che scorre fra
alti
muraglioni
di pietra incontrando altre
postazioni in
trincea
prima di giungere alle case di Teglia e successivamente
alla strada
asfaltata
che,
percorriamo verso destra per immetterci poco dopo nella
nuova
pista ciclabile
che in breve ci porta a raggiungere di nuovo il piazzale
alla Punta di Migiandone.
Breve ma coinvolgente escursione fra nuclei di baite
erette a dimora dal popolo walser che ha colonizzato
queste aspre terre nei secoli passati. Twergi non ne
abbiamo visti ma in compenso abbiamo avuto modo di
osservare un territorio che trasuda di storia e racconta
la fatica delle genti di montagna.
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