Valle Ossola

                         Migiandone  
 Gita effettuata in data:5-Dicembre-2018                             

 Partenza da: Punta di Migiandone m.213
 Dislivello totale: m.320
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,00

Come arrivarci:
 
dall'autostrada A26 Gravellona Toce, proseguiamo sulla SS33 del Sempione fino all'uscita di Ornavasso/Premosello Chiovenda, per poi continuare fino raggiungere il piazzale sterrato della Punta di Migiandone, dove si parcheggia.

 

L’escursione ha inizio dalla Punta di Migiandone “ il muntagnet ” che rappresenta il termine della lunga cresta che dal Monte Massone scende fino alla piana del Toce nel restringimento di Bara, il luogo più stretto della valle del Toce, principale via di transito dalla pianura ai valichi Ossolani, solo 700 m. lo dividono dal versante opposto su cui si ergono le pareti dei Corni di Nibbio, rendendolo un punto militarmente strategico per chi percorre l’Ossola. Su questo crinale si trovano le trincee, i camminamenti e le postazioni in caverna facenti parte del tratto centrale della Linea Cadorna in Ossola. Questa parte di territorio è anche nota come “ la montagna dei Twergi ” (i folletti dei boschi della tradizione walser), i più antichi abitatori di queste terre dell’Ossola. Essi abitano nei boschi, nelle grotte o nelle miniere e sono abilissimi nella lavorazione del metallo. Alcune leggende narrano che questi piccoli uomini hanno insegnato ai valligiani l’uso del latte e la fabbricazione del formaggio: incuriositi facciamo questa breve escursione nella speranza di incontrarne qualcuno. Lasciata l’auto nel parcheggio all’inizio della strada militare per il Forte di Bara, dove due cannoni testimoniano l’esistenza di strutture fortificate, ci incamminiamo in direzione di Migiandone. Il paese di Migiandone è formato da quattro nuclei: in ordine si incontra prima la Teglia, poi la Loia, il Gabbio, e infine il canton Vadi. Qui il sole non si vede per alcuni mesi all’anno, tanto da essere considerato il paese italiano più freddo rispetto alla propria altimetria, e nonostante le temperature al disopra della media stagionale, possiamo testimoniarne la veridicità. Percorse poche centinaia di metri lungo la nuova ciclabile, saliamo a sinistra nella boscaglia per osservare quanto resta di alcune trincee oramai imboscate ed invase dai rovi. Proseguiamo in salita per raggiungere la costa da cui ci immettiamo sulla mulattiera che sale al Forte di Bara che raggiungiamo percorrendo i tornanti che risalgono dolcemente la montagna. Dalla postazione con cannone, saliamo a sinistra e percorriamo il sentiero che entra nel bosco e raggiunge una zona recintata con alte mura di sasso poste a protezione delle sottostanti numerose baite dell’Alpe Svendi oramai purtroppo inevitabilmente ridotte a ruderi. Proseguendo lungo quella che un tempo fu una bella mulattiera, di cui in alcuni tratti si intravede ancora il vecchio selciato, superiamo il Rio della Loia e continuando nel bosco in cui ancora sono visibili quel che resta dei secolari castagni che popolavano la zona, raggiungiamo l’antico insediamento walser di La Villa. Aggirandoci fra le baite si ha modo di ammirare le tipologie costruttive e il sapiente utilizzo della pietra da cui venivano ricavati i poderosi architravi utilizzati come sostegno. In un così consistente nucleo di abitazioni non poteva mancare la cappella, dove un recente affresco è ancora affiancato da quel che resta di più antiche raffigurazioni risalenti al 1523. Dalle baite della Villa, scendiamo a raggiungere la Via Crucis proveniente da Migiandone, e voltando a destra raggiungiamo in breve il Santuario della Madonna d’Oropa, edificato nel 1820 in posizione panoramica sulla valle e dedicato alla Madonna Nera, venerata dalle genti walser che la considerano portatrice di pioggia nei periodi di grande siccità. Visitato il complesso, seguiamo le indicazioni del segnavie A00, e scendiamo lungo la lastricata mulattiera che, perviene ad una cappella per poi raggiungere in breve una passerella che superato il torrente, immette fra le case di Loia. Attraversata la frazione raggiungiamo il punto da cui parte il sentiero che sale all’Oratorio del Torro o Madonna della Neve, sull’architrave all’ingresso è riportata la data del 1757. Dall’Oratorio scendiamo lungo il sentiero che scorre fra alti muraglioni di pietra incontrando altre postazioni in trincea prima di giungere alle case di Teglia e successivamente alla strada asfaltata che, percorriamo verso destra per immetterci poco dopo nella nuova pista ciclabile che in breve ci porta a raggiungere di nuovo il piazzale alla Punta di Migiandone.

Breve ma coinvolgente escursione fra nuclei di baite erette a dimora dal popolo walser che ha colonizzato queste aspre terre nei secoli passati. Twergi non ne abbiamo visti ma in compenso abbiamo avuto modo di osservare un territorio che trasuda di storia e racconta la fatica delle genti di montagna.