Come arrivarci:
Percorrere la A 26, da cui si esce al casello di
Romagnano Sesia-Ghemme. Proseguire sulla SS 299 della
Valsesia oltrepassando Varallo, Scopello e, poco prima
di Alagna, si giunge a Riva Valdobbia.
Da
Riva Valdobbia si raggiunge la frazione Ca’ di Janzo, e
superando i piccoli villaggi di Ca’ Piacentino, Ca’
Morca e Ca’ Verno si giunge in località S.Antonio.
![](../Foto%20descrizione%20gite%20(jpg)/Alpe%20Larecchio/Cartina%20percorso.jpg)
Alcuni
chilometri prima di arrivare ad Alagna, si entra nel
comune di Riva Valdobbia, dalla Statale, voltando a sinistra entriamo in Val Vogna
e saliamo sino a S. Antonio dove parcheggiamo nello
spiazzo adiacente alla
piccola chiesetta. La Val Vogna è una stretta
e primitiva valle fluviale che si trova proprio in mezzo
alle montagne della Val Sesia che partendo da Riva
Valdobbia, si incunea fra le montagne ed è attraversata
dalla “ Via Regia ″: l’antica strada che per
secoli ha rappresentato la via che portava gli emigranti
attraverso il Colle Valdobbia nelle terre d’oltralpe per
il lavoro stagionale. La valle è disseminata di
splendidi borghi dalla caratteristica architettura
Walser e da numerosi piccoli oratori che ricordano
quanto fosse presente il pensiero religioso nella realtà
passata di queste terre. Lasciata l’auto nel piccolo
parcheggio ci incamminiamo lungo
la strada innevata ( oggi fattibile con
ramponcini)che, in leggera salita,
percorre la valle costeggiando il Torrente Vogna.
Superiamo
la croce ed il monumento posti a ricordo della Madonna
di Fatima e giungiamo alla fontanella da cui
sgorga una freschissima acqua di sorgente, superiamo e
tralasciamo a destra il bivio da cui prende avvio il
sentiero che sale al Rifugio Carestia e al
Corno Bianco. Continuiamo ad entrare nella valle e
proseguendo nel cammino superiamo
diverse slavine cadute sul sentiero e perveniamo alla
Cappella di San Nicolao in frazione Peccia
m. 1529 , il primo nucleo colonizzato dai Walser provenienti da Verdobi in cui ancora resistono
alcune caratteristiche baite. Oltre il piccolo
insediamento, incontriamo
la chiesetta di San Grato risalente al 1433
che, voltando le spalle alla valle, ha la facciata
rivolta verso il Colle Valdobbia per accogliere i
viandanti che in passato giungevano da lì. Oltrepassato
l’oratorio valichiamo il torrente Solivo, passando sul
ponte costruito dai soldati di Napoleone di passaggio nella valle nel 1800 e ricostruito in
seguito. Saliamo a destra per entrare nel bosco ed
iniziare a rimontare, in forte pendenza, il sentiero che
ci porta a raggiungere la piccola radura su cui sorgono
le due baite dell’Alpe
Montata e la cappelletta dedicata alla
Madonna della Neve
m. 1638 .
Percorriamo in successione: un tratto in leggera
pendenza, un’ampia radura, alcuni tornanti ed un breve
ripido tratto, superato il quale ci
ritroviamo alla
Cappella della Madonna del Lancone
m. 1739 . Proseguiamo sino a raggiungere il
bivio che a sinistra, indica
la direzione da seguire per salire all’Alpe
Larecchio . Seguiamo la
sempre ben marcata traccia e, risalito
il pendio cosparso dai larici che oramai
hanno perso la loro abituale veste, raggiungiamo l’ampia
conca in cui sono collocate le
baite dell’Alpe Larecchio
m. 1895 .
L’alpe, dove in tempi andati era presente un
meraviglioso lago glaciale oggi ridotto a minuscolo
specchio d’acqua,è caratterizzato dalle strutture in
legno con cui sono costruite le baite che rispettano la
tradizione Walser .Nel periodo di monticazione, è sede della “ Azienda Agrituristica Alpe
Larecchio ″ che gestisce l’omonimo agriturismo.
Rimirato lo splendido scenario che ci fa da contorno, ci
accomodiamo al sole e consumiamo il nostro abituale
pasto da “ escursione ″. Terminato di pranzare, ci
avventuriamo nel pianoro abbondantemente innevato e
scattata la
foto ricordo. Il freddo pungente
inizia a far sentire i suoi effetti, per cui torniamo
velocemente alla baita dove avevamo sostato e, riaffardelliamo
i nostri zaini per iniziare a ripercorre il sentiero
seguito in salita. La discesa si rivela molto meno
faticosa della salita ed in breve ci ritroviamo
nuovamente al ponte napoleonico che ora ci appare
inondato dal sole che contribuisce ancora di più ad
aumentare la nostra allegria. A questo punto decidiamo
di effettuare la sosta per scattare
altre foto prima di
ritornare alla chiesetta di S. Grato che ci
accoglie come era solita fare con i viandanti, con tutta
la sua benedicente presenza.
Riprendiamo il cammino per far ritorno a
S. Antonio dove riguadagniamo l’auto.
![](../../Anno%202012/Uso%20sito%202012/home%20005.gif) |