Piana del Toce

Montorfano

 
 Gita effettuata in data : 22-Novembre-2017                                                    

 Partenza da: Pratomichelaccio/ Mergozzo m.204
 Dislivello totale m :590
 Difficoltà : E
 Durata itinerario h: 5,00

Come arrivarci: Percorrendo la A 26 in direzione Sempione, si esce a Verbania, superato il ponte sul Fiume Toce si svolta a sinistra, direzione Mergozzo, dopo una stretta curva a gomito, uno slargo sulla sinistra consente di parcheggiare l'auto.

Terminata la vacanza del web master ( Claudio ), ritorniamo a pubblicare le nostre uscite, nel frattempo è tornata l’ora solare e le giornate si sono accorciate per cui, considerando che le ore di luce sono sempre meno, si cerca di effettuare uscite di una durata media che richiedano una breve percorrenza in auto per raggiungere il punto di partenza. Per far combaciare tutte queste esigenze, la scelta cade sul vicino Montorfano, luogo che normalmente vediamo alla nostra destra quando, transitando sulla superstrada della Valle Ossola, ci rechiamo in una delle tante nostre bellissime valli. Pochi luoghi sintetizzano con immediatezza nel toponimo che li contraddistingue la loro funzione e la loro storia; il massiccio che si innalza isolato e solitario, all’imbocco della Val d’Ossola, sopra la pianura alluvionale di Fondotoce, che divide il lago di Mergozzo dal Lago Maggiore e che sembra sbarrare la via per l’Ossola quando si entra nella valle del Toce nei pressi di Gravellona: il Montorfano è uno di questi. All’apparenza il rilievo, alto appena 794 metri, si presenta come una grossa e tozza gobba dalla modesta elevazione con le pareti profondamente segnate da un’intensa attività estrattiva del pregiato granito bianco che ha reso famosa la cittadina di Mergozzo. Generazioni di scalpellini hanno nel tempo affinato un patrimonio di tecniche e di gusto divenendo abili scultori che, unitamente alle caratteristiche del granito stesso, hanno reso famoso il piccolo Montorfano nel mondo ( nel 1830 sul monte erano attive ben 39 cave ). L’attività estrattiva sembra fosse già in uso fin dal medioevo e nel 1506 vennero realizzate le 12 colonne che servirono ad adornare il porticato del Lazzaretto di Milano ( demolito nella seconda metà del XIX secolo ).  Tra le numerose opere realizzate con questo bellissimo materiale di Montorfano, si ricordano le 82 colonne per la ricostruzione della basilica romana di San Paolo fuori le Mura la cui realizzazione è cominciata nel 1827. Dopo le precedenti salite avvenute negli anni, ritorniamo volentieri sulla vetta di questa “ montagna ” in compagnia di amici che ancora non ci sono saliti. Raggiunta la località Prato Michelaccio, ci incamminiamo in direzione del ponte sul Toce, percorsi un centinaio di metri, chiare indicazioni sulla sinistra indicano l’inizio del sentiero che subito si innalza ripidamente per trasformarsi, dopo pochi minuti, in una bella mulattiera sorretta dai possenti muri a secco dell’antica strada militare che salendo gradatamente apre la visuale sulla piana del Toce. Percorso un tratto a mezzacosta, il sentiero disegna stretti tornanti che rasentando la parete rocciosa appaiono quasi a sbalzo sul sottostante vallone. Superati due ponticelli in legno la mulattiera perviene ad una fresca sorgente che anticipa l’entrata nella estesa grotta dove è collocata una cappelletta votiva. Continuiamo nell’ascesa e, giunti al bivio che indica la direzione per la polveriera, seguiamo il sentiero che pianeggiando sulla destra raggiunge una casermetta a due piani che doveva ospitare il presidio posto a ridosso del banco di roccia in cui è ricavato l’ingresso del deposito polveriera che, penetrando nella montagna, ospita locali per armi e munizioni. Il complesso è parte della Linea Cadorna: il sistema di fortificazioni militari, volute dal generale Luigi Cadorna di Pallanza, che doveva difendere il confine nord dell’Italia a ridosso della Svizzera. Dopo una breve sosta, scatto una foto ai miei compagni di viaggio e ritorniamo al bivio da cui, volgendo a destra continuiamo a risalire la mulattiera che, con pendenza costante, sale gradatamente a raggiungere la vetta. Dalla sommità si può ammirare il panorama a 360° che ci offre ampie visioni sulla piana Ossolana e sul Cusio. Terminata l’osservazione ci dirigiamo verso il ripetitore da cui inizia il sentiero di discesa che ci porta ad intersecare la vecchia Lizza d’incanalamento dei blocchi di granito. Le lizze erano ripidissimi selciati, composti da blocchi di granito straordinariamente lineari e livellati che venivano usati dai cavatori per far scivolare tonnellate di marmo dalle cave più alte al fondovalle. Prestando attenzione al fondo alquanto instabile continuiamo la nostra discesa verso la frazione di Montorfano. Qui, accomodandoci nell’area antistante la bella chiesa romanica di San Giovanni Battista, sostiamo per consumare il nostro pranzo. Prima di ripartire effettuiamo una visita alla chiesa che al suo interno conserva, incassata nel pavimento, l’ottagonale vasca Battesimale risalente al V secolo e lo splendido Paliotto in scagliola del 1724. Scattata la foto ricordo, scendiamo infine lungo la strada asfaltata fino ad incontrare il bivio con la mulattiera che conduce a Mergozzo: questa era l'antica strada degli scalpellini di Mergozzo che la percorrevano quotidianamente per raggiungere le cave che si trovavano dall'altra parte della montagna quando fiorente era l'attività' dell'estrazione della pietra, oggi prende il nome di “Sentiero Azzurro″. Percorrendo lo stupendo sentiero lastricato, si incontra sulla sinistra una sorgente con una vaschetta di raccolta dell'acqua che i locali chiamano “ la sorgente del Munaste' ″. Lungo il tragitto, che si sviluppa parallelamente alla ferrovia, si incontrano alcune panchine in legno che consentono una sosta panoramica. Continuando nel nostro cammino ci ritroviamo al termine del sentiero che ci immette sulla strada asfaltata che percorriamo in direzione di Gravellona per far ritorno alle auto.
 

Link:http://www.ecomuseogranitomontorfano.it/