Come arrivarci:
Percorrendo la A 26 in direzione Sempione, si esce a
Verbania, superato il ponte sul Fiume Toce si svolta a
sinistra, direzione Mergozzo, dopo una stretta curva a
gomito, uno slargo sulla sinistra consente di
parcheggiare l'auto.
Terminata
la vacanza del web master ( Claudio ), ritorniamo a
pubblicare le nostre uscite, nel frattempo è tornata
l’ora solare e le giornate si sono accorciate per cui,
considerando che le ore di luce sono sempre meno, si
cerca di effettuare uscite di una durata media che
richiedano una breve percorrenza in auto per raggiungere
il punto di partenza. Per far combaciare tutte queste
esigenze, la scelta cade sul vicino Montorfano, luogo
che normalmente vediamo alla nostra destra quando,
transitando sulla superstrada della Valle Ossola, ci
rechiamo in una delle tante nostre bellissime valli.
Pochi luoghi sintetizzano con immediatezza nel toponimo
che li contraddistingue la loro funzione e la loro
storia; il massiccio che si innalza isolato e solitario,
all’imbocco della Val d’Ossola, sopra la pianura
alluvionale di Fondotoce, che divide il lago di Mergozzo
dal Lago Maggiore e che sembra sbarrare la via per
l’Ossola quando si entra nella valle del Toce nei pressi
di Gravellona: il Montorfano è uno di questi.
All’apparenza il rilievo, alto appena 794 metri, si
presenta come una grossa e tozza gobba dalla modesta
elevazione con le pareti profondamente segnate da
un’intensa attività estrattiva del pregiato granito
bianco che ha reso famosa la cittadina di Mergozzo. Generazioni
di scalpellini hanno nel tempo affinato un patrimonio di
tecniche e di gusto divenendo abili scultori che,
unitamente alle caratteristiche del granito stesso,
hanno reso famoso il piccolo Montorfano nel mondo ( nel
1830 sul monte erano attive ben 39 cave ). L’attività
estrattiva sembra fosse già in uso fin dal medioevo e
nel 1506 vennero realizzate le 12 colonne che servirono
ad adornare il porticato del Lazzaretto di Milano (
demolito nella seconda metà del XIX secolo ). Tra le
numerose opere realizzate con questo bellissimo
materiale di Montorfano, si ricordano le 82 colonne per
la ricostruzione della basilica romana di San
Paolo fuori le Mura la cui realizzazione è cominciata
nel 1827. Dopo le precedenti salite avvenute negli anni,
ritorniamo volentieri sulla vetta di questa “ montagna ”
in compagnia di amici che ancora non ci sono saliti.
Raggiunta la località Prato Michelaccio, ci incamminiamo
in direzione del ponte sul Toce, percorsi un centinaio
di metri,
chiare indicazioni
sulla sinistra indicano l’inizio del sentiero che subito
si innalza ripidamente per trasformarsi, dopo pochi
minuti, in una bella mulattiera sorretta dai possenti
muri a secco dell’antica strada militare che salendo
gradatamente apre la visuale sulla piana del Toce.
Percorso un tratto a mezzacosta,
il sentiero disegna stretti tornanti
che rasentando la parete rocciosa appaiono quasi a
sbalzo sul sottostante vallone. Superati due
ponticelli in legno
la mulattiera perviene ad una
fresca sorgente
che anticipa l’entrata nella
estesa grotta
dove è collocata una cappelletta votiva. Continuiamo
nell’ascesa e, giunti al bivio che indica la direzione
per la polveriera, seguiamo
il sentiero che pianeggiando sulla destra
raggiunge una
casermetta
a due piani che doveva ospitare il presidio posto a
ridosso del banco di roccia in cui è ricavato l’ingresso
del
deposito polveriera
che, penetrando nella montagna, ospita locali per armi e
munizioni. Il complesso è parte della Linea Cadorna: il
sistema di fortificazioni militari, volute dal generale
Luigi Cadorna di Pallanza, che doveva difendere il
confine nord dell’Italia a ridosso della Svizzera. Dopo
una breve sosta, scatto una
foto ai miei compagni di viaggio
e ritorniamo al bivio da cui, volgendo a destra
continuiamo a risalire la mulattiera che, con pendenza
costante, sale gradatamente a raggiungere la vetta.
Dalla sommità si può ammirare il panorama a 360° che ci
offre ampie visioni sulla piana Ossolana e sul Cusio.
Terminata l’osservazione ci dirigiamo verso
il ripetitore
da cui inizia il sentiero di discesa che ci porta ad
intersecare
la vecchia Lizza d’incanalamento
dei blocchi di granito. Le lizze erano ripidissimi
selciati, composti da blocchi di granito
straordinariamente lineari e livellati che venivano
usati dai cavatori per far scivolare tonnellate di marmo
dalle cave più alte al fondovalle. Prestando attenzione
al fondo alquanto instabile continuiamo la nostra
discesa verso la frazione di Montorfano. Qui,
accomodandoci nell’area antistante la
bella chiesa romanica di San Giovanni Battista,
sostiamo per consumare il nostro pranzo. Prima di
ripartire effettuiamo una visita alla chiesa che al suo
interno conserva, incassata nel pavimento,
l’ottagonale vasca Battesimale
risalente al V secolo e
lo splendido Paliotto in scagliola del 1724.
Scattata la
foto ricordo,
scendiamo infine lungo la strada asfaltata fino ad
incontrare il
bivio con la mulattiera che conduce a Mergozzo:
questa era l'antica strada degli scalpellini di Mergozzo
che la percorrevano quotidianamente per raggiungere le
cave che si trovavano dall'altra parte della montagna
quando fiorente era l'attività' dell'estrazione della
pietra, oggi prende il nome di
“Sentiero Azzurro″.
Percorrendo lo
stupendo
sentiero lastricato,
si incontra sulla sinistra una
sorgente con una vaschetta di raccolta dell'acqua
che i locali chiamano “ la sorgente del Munaste' ″.
Lungo il tragitto, che si sviluppa parallelamente alla
ferrovia, si incontrano alcune
panchine in legno
che consentono una sosta panoramica. Continuando nel
nostro cammino ci ritroviamo al termine del sentiero che
ci immette sulla strada asfaltata che percorriamo in
direzione di Gravellona per far ritorno alle auto.
Link:http://www.ecomuseogranitomontorfano.it/
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