Come arrivarci:
A26 fino a
Gravellona Toce, proseguire sulla S.S. 33 del Sempione
sino all’uscita di Villadossola, usciti dalla statale si
seguono le indicazioni per Beura-Cardezza e si prosegue
sulla statale fino a raggiungere la chiesa di Cosa.
L’autunno
è il periodo ideale per camminare lungo i sentieri di
bassa/media montagna, si impara a guardare con più
attenzione ad altre forme di frequentazione della
montagna e si diventa spettatori della grande
fatica fatta dai contadini che hanno popolato questi
ambienti, sentendoci legati a chi li ha usati e prima
ancora costruiti nei tempi passati. Con questo proposito
riserviamo le nostre attenzioni alla visita di quei
luoghi di cui quasi non se ne conosce
nemmeno l’esistenza, e ci rechiamo a visitare
due frazioni di
Trontano, una bassa Cosa e una alta Cosasca; le due
frazioni
compongono un paese che cela una storia in cui fede e
vita agricola s’intrecciano indissolubilmente.
Lasciata l’auto negli appositi spazi antistanti la
scuola materna, ci incamminiamo verso
la chiesa
e prendiamo a sinistra il sentiero che entra nel bosco
ed in breve raggiunge il ponte che supera la parte
terminale del Rio Robana. Da questo punto si iniziare a
risalire il suggestivo sentiero, caratterizzato dai
gradini intagliati nella roccia,
che porta a raggiungere la “
cappella dla scarpia
”. Alla cappella si lascia il sentiero che sale sulla
destra, diretto alla Chiesa di San Lorenzo, per prendere
quello che, superate in sequenza due baite, raggiunge la
località Cà Burtulìna.
Qui nei pressi di una baita ristrutturata notiamo una
piantagione di olivi
che, grazie al clima mite della zona, godono di ottima
salute. La
vista sul Piano Ossolano
è a dir poco stupefacente. Superato il nucleo di baite,
la cui maggior parte è in notevole stato di degrado,
procediamo nel cammino ed in breve raggiungiamo
Cosasca
e quindi i
ruderi della chiesa
del nucleo principale di Cosasca Monte, in origine
dedicata a San Defendente. Attraversato un gruppo di
baite ristrutturate si raggiunge il
Santuario della Madonna di Crosc
risalente al 1648 e, trasformato nell’attuale Oratorio
nel 1913. L’Oratorio dedicato alla Madonna del Rosario
m.568; è detto anche delle Grucce, per le grazie
ricevute a intercessione della Vergine Maria dagli
infermi e dagli storpi che vi lasciavano le stampelle,
quale segno di riconoscenza quando se ne tornavano
“guariti”. Dall’Oratorio seguendo i
segni di vernice gialla,
posti ad indicare il percorso di una corsa in montagna,
risaliamo il costone della montagna e superati i ruderi
di alcun baite, ci ritroviamo nel curato e ben tenuto
avvallamento
dove, solitaria sorge
la baita di La Varda
m.775, molto ben inserita nel severo ambiente
circostante. Gironzolando per l’alpe saliamo al
sovrastante motto dal quale si ha una
spettacolare panoramica su Domodossola
e sulle montagne che le fanno da corona. Ritornati alla
baita, iniziamo la discesa e continuando a seguire le
frecce gialle, rientriamo nel bosco e districandoci fra
le numerose foglie al suolo che ricoprono il terreno
raggiungiamo la
bella cappella
che anticipa l’arrivo al bell’alpeggio di
Selva.
Qui sostiamo sul soleggiato pianoro e consumiamo il
nostro pranzo che si conclude con un ottimo
caffè preparato ed offerto da Luciano.
Terminata la sosta riprendiamo il cammino e lasciamo la
soleggiata località per incamminarci lungo la
bella mulattiera
che ci riporta a raggiungere di nuovo Cosasca Monte, da
cui procediamo seguendo le indicazioni per la Chiesa di
San Lorenzo. Percorso un altro bel tratto di mulattiera,
ancora molto ben conservata, superato
il ponte in ferro
sul Rio Robana, perveniamo alla radura su cui sorge la
Chiesa di San Lorenzo al Pozzo.
La chiesa, posta in posizione sopraelevata rispetto
all’attuale collocazione del paese di Cosa, era meta
degli
antichi percorsi rogazionali che venivano effettuati in
primavera per propiziare il raccolto e l’incolumità
delle persone. Nella parrocchia di San Lorenzo al Pozzo
si ricordano le rogazioni minori che si tenevano nei tre
giorni precedenti l'Ascensione. Ad inizio novecento ebbe
inizio il
progressivo abbandono delle frazioni montane da parte
della popolazione ed il suo crescente insediamento al
piano fece sì che tutto cadesse nell’oblio. Dopo la
visita alla chiesa e al contiguo cimitero, continuiamo
nel nostro cammino che ci porta a camminare lungo una
delle tante mulattiere che percorrono il territorio
Ossolano e questa che collega San Lorenzo a Cosasca
è indubbiamente una testimonianza meravigliosa di quanto
la storia ci ha lasciato in eredità.
La mulattiera presenta ancora oggi quel solido
acciottolato che un tempo fu appositamente pensato per
resistere agli animali da soma, e rigidamente regolato
da norme che ne disciplinavano la manutenzione ed il
transito. Le pietre, ovviamente quelle più facilmente
reperibili lungo il tracciato, erano posate con perizia;
di coltello, l’una vicina all’altra, e intervallate alla
distanza di circa un metro da una lastra lunga quanto
l’intera mulattiera. Questa disposizione garantiva il
regolare flusso delle acque di scolo e permetteva la
realizzazione di gradoni facili da percorrere. Dal
piazzale della chiesa la mulattiera scende sulla destra
fino ad una cappella e, attraversata la strada sterrata,
prosegue fino ad una
cappella posta sulla vecchia mulattiera
che da Mergozzo saliva ai passi alpini dell'Ossola.
Seguiamo a destra il sentiero che, percorrendo la parte
alta del paese, in breve permette di ritornare al
parcheggio dove concludiamo questa piacevole escursione.
|