Come arrivare: dall’uscita Ghemme/Romagnano
Sesia della A 26, continuare sulla SS 299 in direzione
di Romagnano Sesia,
alla grossa rotonda a fine tangenziale,
si entra in Grignasco,
prendere la SP 75, superare il comune Borgosesia,
continuare sulla SP 76 e seguire le indicazioni per
Valduggia.
A Valduggia, sulla circonvallazione, svoltare a destra
per Ariezze, Rasco, Castagnola.
Nel
corso di una nostra precedente escursione al Monte
Fenera, siamo venuti a conoscenza dell’esistenza di
antiche strutture abitative rurali fuori dal tempo e di
cui oramai ne sono rimasti ben pochi manufatti. Prima
che anche questi scompaiano, siamo intenzionati a
prendere visione di questa antichissima cultura
architettonica utilizzata nella costruzione dei “
taragn
″. A questo proposito, per soddisfare il nostro
desiderio di conoscere, ritorniamo a fare un’altra
escursione nell’area del parco ed in particolare alla
zona di Sorzano dove ancora esistono un paio di queste
costruzioni. Varie sono le interpretazioni del toponimo,
di sicuro “ taragn ″,
non è una contrazione del termine “ taragna ″ riferito
alla famosa polenta valtellinese. Indipendentemente
dalle interpretazioni, questi a cui noi ci riferiamo non
hanno nulla in comune con la polenta della Valtellina,
ma sono attinenti al mondo contadino della bassa
Valsesia in quanto rappresentano l’antica testimonianza
di edifici rurali oramai in via di estinzione. I taragn
valsesiani sono una tipologia di costruzioni, molto
simili ai “ casoni ″ veneti, che presentano un
particolare tetto, ricoperto con steli di segale della
zona, molto spiovente per permettere lo
scorrimento veloce dell’acqua piovana e lo scarico
continuo della neve invernale; le mura perimetrali
dell’abitazione sono di sasso “a secco” e la
pavimentazione è in terra battuta; per quest’ultima
particolarità si presume che il termine dialettale
“taragn” possa derivare dal latino terraneus. La segale,
un cereale resistente e frugale era il prodotto agricolo
principale, della segale non si buttava via nulla: dalla
granella si ricavava la farina per il pane, gli scarti
di lavorazione servivano da cibo o da lettiera per gli
animali e con la paglia si coprivano i tetti. L’origine
dei taragn del Monte Fenera, è molto antica e alcuni
documenti fanno risalire questa pratica costruttiva
nientemeno che all’Alto Medioevo mantenutasi in uso fino
a tutto il settecento. Incuriositi da queste descrizioni
ci rechiamo nel territorio di Sorzano, situato
all’interno del Parco Naturale del Monte Fenera, dove
questi manufatti si sono conservati fino ai giorni
nostri e queste strutture sono ancora visibili nelle
loro caratteristiche originali. Per ammirare questi
ultimi esemplari di abitazioni tipiche effettuiamo il
tragitto che nel passato ha rappresentato la normale via
di comunicazione per gli abitanti di Valduggia e delle
frazioni poste ad oriente del Monte Fenera che si
recavano nei paesi del Lago d’Orta valicando la
Cremosina. Giunti a Valduggia, famosa per l'arte della
famiglia Mazzola di fondere le campane fin dal 1403,
saliamo in auto alla
frazione Rasco
da dove iniziamo il nostro percorso. Lasciata l’auto
nella
piazzetta dei Terrieri,
ci incamminiamo in direzione di Castagnola e poco prima
di giungervi,
al bivio,
prendiamo a sinistra la strada asfaltata che in forte
salita raggiunge il
serbatoio dell’acquedotto.
Proseguendo la salita si fa più dolce fino quasi a
divenire pianeggiante ed il sentiero, divenuto sterrato,
si snoda ora sul versante del comune di Gargallo
offrendoci a tratti scorci panoramici sulle frazioni
meridionali di Valduggia, ora quasi tutte disabitate per
gran parte dell'anno. Proseguendo, dopo aver toccato il
punto più alto di tutto il percorso (m.815), si
raggiunge la
Cappella di S. Grato
m. 810 (h0,30), il santo a cui ci si rivolgeva
per propiziarsi le forze della natura, ( nell’area
novarese e vercellese vennero edificate molte cappelle
dedicate a questo Santo ). Dall’oratorio si prosegue in
discesa fino a giungere al “ Pian dal Zanevru” ( il
ginepro ), da dove si possono osservare la valle del
Sizzone, la pianura e le sue città. A poche decine di
metri troviamo un bivio contrassegnato da
una
croce lignea di quasi due metri
che riporta una
targhetta con le iniziali V.E. e la data del 13.5.81.
Fu costruita da Enrico Viotti, l’ultimo degli
abitanti di Sorzano, proprio il giorno
dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II. Dalla croce, si
lascia sulla destra il sentiero che raggiunge la
frazione di Soliva e si continua piegando a
sinistra, ancora un poco in piano, poi la strada in
evidente discesa, con un ampio semicerchio giunge a
Sorzano
m.740 (h0,30;1,00) qui tra secolari castagni da
frutto si incontra un nucleo abitativo del 1700
dove, quasi completamenti sommersi dalla vegetazione ed
in pessimo stato di conservazione, ancora esistono
due fabbricati rurali
con la
caratteristica copertura in segale. I “
taragn
″, costruzioni oramai quasi del tutto scomparse in
Valsesia: fino agli anni Sessanta del Novecento erano
ancora usati come magazzini per foglie o fieno e
talvolta anche come abitazioni temporanee. Seguendo le
indicazioni per Bertagnina,
( segnavie 765 ) a cui non seguiranno richiami se non
qualche sporadico segno di vernice azzurra, dal Taragn
seguiamo sulla destra una traccia di sentiero che scende
a raggiunge in basso il Fosso della Bertagnina (h0,40;1,40)
che
superiamo su di un ponticello,
reso viscido dall’umidità, per risalire la sponda e
raggiungere Bertagnina m. 700 (h 0,20;2,00).
Sovrastante l’abitato sorge la
chiesetta di S. Carlo,
sulla cui facciata è posta una
lapide
a ricordo dei 4 Volontari della Libertà qui uccisi
nell’Agosto del 1944. Qui sostiamo per consumare
velocemente un panino e, attraversata la strada
carrozzabile che da Galleria porta a Campiano, prendiamo
infine a destra ( segnavie 765 ) la cosiddetta "Strada
degli Ozenghi" dal nome degli antichi abitanti del
luogo. Quasi in piano, si prosegue lungo il sentiero
che, fiancheggiando il Motto Cappellino, superato un
colletto passa dal versante di Sizzone al versante di
Valduggia e aggirato il Motto Rigoletto si continua
lungo il percorso che svolgendosi sempre in un bel bosco
misto di castagni, faggi e betulle, offre la possibilità
di gustare bellissimi scorci panoramici su Valduggia, le
sue frazioni e la valle di Cellio, nonché sui monti
valsesiani, tra cui i
monti di Gavala
da cui
si alzano dense colonne di fumo causate da un vasto
incendio in corso. Continuando lungo il sentiero, con un
silenzio quasi irreale, si rientra a Rasco ( h 0,20;3,00).
Bella escursione sui sentieri della
storia ed in luoghi che ancora oggi conservano
testimonianze di opere costruite in tempi in cui si
faceva molto con molto poco.
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