Val Sesia

 I Taragn di Sorzano
( Luoghi fuori dal tempo )
 

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:5-Febbraio-2016                                                    

 Partenza da:Rascom.707
 Dislivello totale: m.375
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,00

Come arrivare: dall’uscita Ghemme/Romagnano Sesia della A 26, continuare sulla SS 299 in direzione di Romagnano Sesia, alla grossa rotonda a fine tangenziale, si entra in Grignasco, prendere la SP 75, superare il comune Borgosesia, continuare sulla SP 76 e seguire le indicazioni per Valduggia. A Valduggia, sulla circonvallazione, svoltare a destra per Ariezze, Rasco, Castagnola.
 

Nel corso di una nostra precedente escursione al Monte Fenera, siamo venuti a conoscenza dell’esistenza di antiche strutture abitative rurali fuori dal tempo e di cui oramai ne sono rimasti ben pochi manufatti. Prima che anche questi scompaiano, siamo intenzionati a prendere visione di questa antichissima cultura architettonica utilizzata nella costruzione dei “ taragn ″. A questo proposito, per soddisfare il nostro desiderio di conoscere, ritorniamo a fare un’altra escursione nell’area del parco ed in particolare alla zona di Sorzano dove ancora esistono un paio di queste costruzioni. Varie sono le interpretazioni del toponimo,  di sicuro “ taragn ″, non è una contrazione del termine “ taragna ″ riferito alla famosa polenta valtellinese. Indipendentemente dalle interpretazioni, questi a cui noi ci riferiamo non hanno nulla in comune con la polenta della Valtellina, ma sono attinenti al mondo contadino della bassa Valsesia in quanto rappresentano l’antica testimonianza di edifici rurali oramai in via di estinzione. I taragn valsesiani sono una tipologia di costruzioni, molto simili ai  “ casoni ″ veneti, che presentano un particolare tetto, ricoperto con steli di segale della zona, molto spiovente per permettere lo scorrimento veloce dell’acqua piovana e lo scarico continuo della neve invernale; le mura perimetrali dell’abitazione sono di sasso “a secco” e la pavimentazione è in terra battuta; per quest’ultima particolarità si presume che il termine dialettale “taragn” possa derivare dal latino terraneus. La segale, un cereale resistente e frugale era il prodotto agricolo principale, della segale non si buttava via nulla: dalla granella si ricavava la farina per il pane, gli scarti di lavorazione servivano da cibo o da lettiera per gli animali e con la paglia si coprivano i tetti. L’origine dei taragn del Monte Fenera, è molto antica e alcuni documenti fanno risalire questa pratica costruttiva nientemeno che all’Alto Medioevo mantenutasi in uso fino a tutto il settecento. Incuriositi da queste descrizioni ci rechiamo nel territorio di Sorzano, situato all’interno del Parco Naturale del Monte Fenera, dove questi manufatti si sono conservati fino ai giorni nostri e queste strutture sono ancora visibili nelle loro caratteristiche originali. Per ammirare questi  ultimi esemplari di abitazioni tipiche effettuiamo il tragitto che nel passato ha rappresentato la normale via di comunicazione per gli abitanti di Valduggia e delle frazioni poste ad oriente del Monte Fenera che si recavano nei paesi del Lago d’Orta  valicando la Cremosina. Giunti a Valduggia, famosa per l'arte della famiglia Mazzola di fondere le campane fin dal 1403, saliamo in auto alla frazione Rasco da dove iniziamo il nostro percorso. Lasciata l’auto nella piazzetta dei Terrieri, ci incamminiamo in direzione di Castagnola e poco prima di giungervi, al bivio, prendiamo a sinistra la strada asfaltata che in forte salita raggiunge il serbatoio dell’acquedotto. Proseguendo la salita si fa più dolce fino quasi a divenire pianeggiante ed il sentiero, divenuto sterrato, si snoda ora sul versante del comune di Gargallo offrendoci a tratti scorci panoramici sulle frazioni meridionali di Valduggia, ora quasi tutte disabitate per gran parte dell'anno. Proseguendo, dopo aver toccato il punto più alto di tutto il percorso (m.815), si raggiunge la Cappella di S. Grato m. 810 (h0,30), il santo a cui ci si rivolgeva per  propiziarsi le forze della natura, ( nell’area novarese e vercellese vennero edificate molte cappelle dedicate a questo Santo ). Dall’oratorio si prosegue in discesa fino a giungere al “ Pian dal Zanevru” ( il ginepro ), da dove si possono osservare la valle del Sizzone, la pianura e le sue città. A poche decine di metri  troviamo un bivio  contrassegnato da una croce lignea di quasi due metri che riporta una targhetta con le iniziali V.E. e la data del 13.5.81. Fu costruita da Enrico Viotti,  l’ultimo degli abitanti di Sorzano,  proprio il giorno dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II. Dalla croce, si lascia sulla destra il sentiero che raggiunge la frazione di Soliva e si continua  piegando a sinistra, ancora un poco in piano, poi la strada in evidente discesa, con un ampio semicerchio giunge a Sorzano m.740 (h0,30;1,00) qui tra secolari castagni da frutto si incontra un nucleo abitativo  del 1700 dove, quasi completamenti sommersi dalla vegetazione ed in pessimo stato di conservazione, ancora esistono due fabbricati rurali con la caratteristica copertura in segale. I “ taragn ″, costruzioni oramai quasi del tutto scomparse in Valsesia: fino agli anni Sessanta del Novecento erano ancora usati come magazzini per foglie o fieno e talvolta anche come abitazioni temporanee. Seguendo le indicazioni per Bertagnina,  ( segnavie 765 ) a cui non seguiranno richiami se non qualche sporadico segno di vernice azzurra, dal Taragn seguiamo sulla destra una traccia di sentiero che scende a raggiunge in basso il Fosso della Bertagnina (h0,40;1,40) che superiamo su di un ponticello, reso viscido dall’umidità, per risalire la sponda e raggiungere Bertagnina m. 700 (h 0,20;2,00). Sovrastante l’abitato sorge la chiesetta di S. Carlo, sulla cui facciata è posta una lapide a ricordo dei 4 Volontari della Libertà qui uccisi nell’Agosto del 1944. Qui sostiamo per consumare velocemente un panino e, attraversata la strada carrozzabile che da Galleria porta a Campiano, prendiamo infine a destra ( segnavie 765 ) la cosiddetta "Strada degli Ozenghi" dal nome degli antichi abitanti del luogo. Quasi in piano, si prosegue lungo il sentiero che, fiancheggiando il Motto Cappellino, superato un colletto passa dal versante di Sizzone al versante di Valduggia e aggirato il Motto Rigoletto si continua lungo il percorso che svolgendosi sempre in un bel bosco misto di castagni, faggi e betulle, offre la possibilità di gustare bellissimi scorci panoramici su Valduggia, le sue frazioni e la valle di Cellio, nonché sui monti valsesiani, tra cui i monti di Gavala da cui si alzano dense colonne di fumo causate da un vasto incendio in corso. Continuando lungo il sentiero, con un silenzio quasi irreale, si rientra a Rasco ( h 0,20;3,00).

 

Bella escursione sui sentieri della storia ed in luoghi che ancora oggi conservano testimonianze di opere costruite in tempi in cui si faceva molto con molto poco.