Come arrivare:
Percorrere la A 26 sino a Gravellona Toce, proseguire
sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di
Masera-Valle Vigezzo. Prima di iniziare a salire lungo
la SS337, sulla destra si raggiunge la
stazione ferroviaria di Masera
dove si lascia l’auto nel piccolo parcheggio.
Uno dei modi migliori per conoscere ed apprezzare i
contenuti storici della Valle Vigezzo è quello di
percorrere la “ Via del Mercato ‟ l’antica strada che
collegava Domodossola con Locarno. Era la strada
percorsa dal Medioevo al XIX secolo da mercanti e
boscaioli, mandriani ed emigranti che passavano per
traffici e lavoro dal Ticino all’Ossola. Oggi larga
parte della strada è coperta dall’attuale strada
statale, ma è ancora possibile ripercorrere l’antico
itinerario utilizzando la rete dei sentieri che ancora
collega tra loro i villaggi vigezzini. Prima che arrivi
l’inverno e la neve ricopra tutto con il suo candido
manto bianco,
per apprezzare al meglio
gli affascinanti paesaggi, le calde tonalità dei colori
e le sfumature che la natura ci offre in questo periodo
autunnale, usufruiamo dei ritmi lenti dello storico
trenino blu, la suggestiva “
Ferrovia Vigezzina-Centovalli
‟ per osservare dal finestrino i paesaggi colorati tra
Masera e Druogno, per poi affidarci ai ritmi ancora più
lenti del camminare per far ritorno a Masera seguendo
l’antico percorso. Raggiunta la stazione ferroviaria di
Masera, lasciamo l’auto nel piccolo parcheggio e ci
mettiamo in attesa del treno delle 9,32 che arriva in
perfetto orario. Prendiamo posto in carrozza e, preso il
biglietto ( lo si fa sul treno pagando al capotreno ) ci
sediamo vicino ai finestrini
da cui ammiriamo i piacevoli scorci paesaggistici che il
lento avanzare del treno fa scorrere sotto i nostri
occhi. La Valle Vigezzo, non a caso conosciuta come
“Valle dei pittori”, in questa stagione regala scorci
davvero unici e meravigliosi sui boschi illuminati e sui
borghi che impreziosiscono il territorio. Giunti a
Druogno, termina il nostro viaggio in treno e diamo
inizio al nostro cammino. Dalla
stazione di Druogno
(831 m.), passando davanti alla bella
Parrocchiale dedicata a San Silvestro,
saliamo a Sasseglio dove, grazie alla cortesia dei
proprietari, visitiamo il
vecchio mulino,
da cui ci immettiamo lungo lo sterrato che va sotto il
nome di "
sentiero dei Rastellini
", una larga strada che si sviluppa in piano lungo quasi
2 km, tra castagni, betulle, ginestre da cui si ha una
bella prospettiva sulla valle sottostante. Percorriamo
il sentiero contrassegnato dal segnavie M0 e, scendiamo
a valle, superiamo il
ponte in cemento
che ci permette di raggiungere il vasto pianoro morenico
su cui è adagiato
il paese di Coimo
( 817 m.). Visitiamo il borgo, in cui ancora esiste il
caratteristico forno a legna per la cottura del famoso
pane nero di segale e quello "dolce" con uvetta e noci e
per altre ricette di dolci tipici, e la
Parrocchiale dedicata a Sant'Ambrogio,
costruita in posizione decentrata rispetto al nucleo
abitato, secondo un'antica tradizione, la chiesa di S.
Ambrogio di Coimo, sarebbe la più antica della Valle
Vigezzo. Prima di continuare nel nostro cammino, ci
rechiamo presso “
ul neguziet da Cöiam
” gestito dalla simpatica e cortese
Chiara.
Negozio che vale la pena visitare in quanto oltre alla
cortesia della proprietaria vi si trovano molti
prodotti tipici nostrani
di ottima qualità, se si è in valle consigliamo di
allungare la strada e fare una scappata a Coimo, ne vale
la pena. Uscendo dal paese, risaliamo per un breve
tratto la strada asfaltata fino a raggiungere una
cappella
da cui scendendo a sinistra, seguendo le indicazioni per
Mozzio, incontriamo
il lavatoio coperto,
ancora oggi utilizzato. Poco oltre si incontra una
baita riattata ristrutturando i resti di un vecchio
mulino
e si raggiunge una cappelletta da cui si scende ad
attraversare un corso d’acqua e
dal ponte
si continua per prati sino a pervenire al piccolo
nucleo di Mozzio
m.745 dove diverse baite sono state modernamente
ristrutturate. Lasciamo il piccolo borgo e continuando a
seguire le indicazioni del sentiero M0,
ci abbassiamo nel bosco sino a raggiungere
le indicazioni per Cà Turbin,
da qui per non perdere quota, ci inoltriamo a destra
percorrendo il tratto del vecchio sentiero ripulito
recentemente dall’amico Tim e, districandoci un po fra i
rovi, raggiungiamo
Paiesco
m. 625. Al caldo sole autunnale, accomodandoci su di un
comodo tavolo, effettuiamo la
sosta pranzo.
Prima di ripartire ci aggiriamo per il paese dove
esistono ancora:
il forno
recentemente restaurato,
alcune fontane
e su una casa una
sbiadita scritta
testimonia che all’interno di questo luogo c’era il
bancone di un’osteria. Lasciamo il piccolo borgo e ci
incamminiamo lungo la mulattiera conosciuta come la “
Strà dei Busin
” ( il toponimo sembra riferito ai luoghi che si trovano
lungo il percorso in cui si raccoglievano le foglie che
servivano da lettiera per gli animali), in breve
raggiungiamo
l’Oratorio di Santa Elisabetta
che ha incorporato la cinquecentesca cappella dedicata
alla
Madonna di Camana,
poco visibile in quanto protetta da una grata a maglia
fitta. Continuando nella discesa, incontriamo la
Cappella del Campasc
e successivamente superiamo
l’Oratorio
di S. Antonio
m. 500, oramai quasi sommerso dai rovi e, superata una
zona franosa in cui bisogna prestare particolare
attenzione, procediamo arrivando alla
chiesetta di S. Antonio
da cui proseguiamo in direzione di Merro, dove visitiamo
l’antico torchio,
e Piazza da cui seguendo i segnavia con bollino verde,
raggiungiamo di nuovo Masera concludendo così questa
particolare escursione che, con l’utilizzo della
Ferrovia Vigezzina, ci ha permesso di effettuare
un’escursione fuori dai soliti schemi per ammirare la
bellissima Val Vigezzo da un punto di vista particolare
attraversando località di notevole interesse.
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