Come arrivare:
Da Gravellona Toce si procede sulla
Statale del Sempione fino all’uscita di Premosello.
Usciti dalla Statale: si attraversa il ponte sul Fiume
Toce, si raggiunge Cuzzago e si prosegue fino ad
arrivare in paese dove di fronte al Municipio ( piazza
Bolzani ) si parcheggia l’auto.
La
gita di oggi è una ripetizione di quanto fatto in
precedenza, ma ritornare sui monti di Colloro è sempre
un piacere soprattutto se in compagnia di qualche amico
che ancora non conosce la zona.
Ci ritroviamo a Premosello, sul sagrato della
chiesa parrocchiale
Maria Vergine Assunta
risalente alla fine del XVI secolo o ai
primi decenni del secolo successivo che al suo interno
conserva pregevoli arredi lignei in stile barocco.
Riunita la compagnia, ci incamminiamo
in
direzione della filiale della Banca Popolare di Novara
da cui svoltiamo a sinistra immettendoci in via Varetta,
per poi passare sotto il balcone di una vecchia casa,
arrivando dopo pochi metri alla
località “ Riasciual
“dove
inizia la mulattiera che sale a raggiungere la frazione
di Colloro m.468. Colloro è un villaggio che si estende
su un terrazzo proteso sulla valle che riceve il sole
tutto l'anno, un detto popolare recita: "una giornata
invernale di sole, a Colloro è mezza primavera ″. Nella
frazione sono ancora presenti antiche costruzioni rurali
come il torchio seicentesco. Lungo il percorso sono
collocati
tabelloni informativi
che descrivono, con immagini e brevi testi, momenti di
vita di una comunità di montagna, accompagnando lungo un
ipotetico "viaggio nel tempo", attraverso storie di
fatiche e lotte per la sopravvivenza in un territorio e
in una natura difficili. Percorriamo le viuzze del paese
per raggiungere
l’Oratorio di San
Gottardo,
dedicato ad un vescovo tedesco che diventò patrono del
paese. Risaliamo la scalinata e dal sagrato seguiamo il
sentiero segnalato che, con una lunga diagonale, si alza
in direzione di Capraga. Alzandoci di quota arriviamo ad
un poggio su cui, in posizione panoramica, sorge
l’antica
cappella d'la Burèta
risalente al XV sec.,raffigurante S. Antonio Abate. Dopo
un ulteriore breve tratto raggiungiamo la
Chiesa di San
Bernardo
risalente al XV secolo, m. 818 che si ritiene derivante
dall’ampliamento di una cappelletta costruita dopo il “
flagello delle cavallette ″ del 1364 per proteggere i
campi dai danni provocati dalle voraci locuste. Dopo una
sosta, riprendiamo il cammino seguendo il sentiero di
sinistra che raggiunge le
baite di Biogno
per poi raggiungere la strada asfaltata ed in breve
giungiamo a
Capraga
m 951, il cui toponimo sintetizza con immediatezza la
sua principale attività e la sua storia. Un proverbio
dice che Capraga è: “ un paes gres, via la fiòca, al
vanza fò i sess ″ (paese grasso, via la neve, saltano
fuori i sassi). Dopo una sosta alla fontana prendiamo a
sinistra seguendo le indicazioni per Pianoni. Il
sentiero porta a superare l’impervia Val delle Chiese
che, nonostante presenti alcuni tratti esposti, grazie a
delle
catene che ne
facilitano l’attraversamento,
è percorribile in tutta sicurezza. Superato il tratto
più difficoltoso, giungiamo al
bivio dei Pianoni,
tralasciamo il sentiero che sale a destra e scendiamo a
sinistra (segnavie A34) fino alle baite di Pianoni dove
effettuiamo la sosta pranzo in attesa di essere
raggiunti da
Tim lo yeti tedesco ″
che, sempre alla ricerca di antichi sentieri, proviene
dalla Cava della Cremosina. Scattata la
foto di gruppo,
ricarichiamo gli zaini e scendiamo a Pianoni di sotto
dove aggirandoci fra i ruderi dell’alpe sono ancora
visibili attrezzi usati nel passato e
bellissime vasche
per la
raccolta delle acque. Continuiamo lungo il sentiero
sempre ben segnato che attraversa il bosco, tornato ad
occupare il territorio che l’uomo gli aveva sottratto, e
scendiamo fino all’alpe Sona dove Tim (http://www.piemont-trekking.it/)
ci saluta per ritornare verso Vogogna, mentre noi
continuiamo nella nostra discesa giungendo alla
solitaria
baita “ la Cà ″.
Da quest’ultima località continuiamo lungo il curioso
sentiero, dove quasi su ogni pianta è affisso un
cartello che riporta vari
proverbi e sagge
massime.
Dopo una ripida discesa raggiungiamo l’antico
villaggio di Genestredo da cui ci immettiamo sul
percorso geologico
predisposto dal Parco Valgrande denominato “Viaggio
nelle profondità della terra″ che passa vicino a ciò che
resta della Rocca
di Vogogna,
una fortezza difensiva di avanposto, che sorge sulla
sommità dell'alta rupe che sovrasta il borgo e
il Castello Visconteo, che con le altre torri costruite
lungo le catene montuose del territorio fu di grande
importanza per le segnalazioni, da questa favorevole
posizione era possibile controllare e difendere l'intera
bassa Ossola. Dalla Rocca, di probabile origine
longobarda, percorriamo tutto il tratto sotto
costa che, alternando tratti in saliscendi in cui i
passaggi più esposti
sono
messi in sicurezza, raggiunge la piana di Vogogna dove
in un prato terminano i segnavia. Stando sotto
montagna, si raggiunge e si supera un piccolo laghetto,
adibito ad allevamento ittico, e oltrepassate alcune
aziende ci immettiamo su un viottolo di campagna che
porta a raggiungere la strada asfaltata da cui piegando
a sinistra si supera una cappella e ci immettiamo in Via
G. Cuzzi e ritorniamo a Premosello ritrovandoci di nuovo
nel punto in cui sorge il
monumento
all’alpigiano
e dove termina questa bellissima escursione che ci ha
portati a ripercorrere antichi sentieri che, ancora
oggi, parlano della smisurata fatica fatta dagli
alpigiani per sopravvivere. Percorrendo questo tragitto
fra Vogogna e Premosello, attrezzato con pannelli
esplicativi, si ha l'eccezionale opportunità di
"attraversare" la crosta continentale, osservando rocce
formatesi a differenti profondità e in periodi diversi.
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