Come arrivarci:
Percorrere la A 26 sino a Gravellona Toce, continuare
sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di Masera da
dove si sale per la SS 337 della Valle Vigezzo fino al
paese di Malesco. Seguendo la deviazione per Finero, si
prosegue lungo la statale della Valle Cannobina sino a
pervenire al paese dove si parcheggia negli appositi
spazi sottostanti alla chiesa.
Mi
ritrovo nuovamente con gli amici del Gruppo
Escursionisti Valgrande per effettuare in
loro compagnia la 9^ escursione in programma che prevede
una uscita di due giorni. Parcheggiata l’auto nei pressi
della chiesa parrocchiale, scendiamo per un breve tratto
la strada della Cannobina sino a raggiungere la
Colonia di Somma Lombardo
“ la Casa Montana del Sacro
Cuore ″ da dove, sulla sinistra, prende avvio la bella
mulattiera lastricata in sasso che, innalzandosi sopra i
pascoli alla periferia del villaggio, percorrere il
versante sud della Costa della Colmine e, entrando nel
vasto bosco di pino silvestre, risale la valle di Creves
e raggiunge la
panoramica sella, a cavallo tra la Val
Vigezzo e la Val Cannobina, su cui si alzano le baite
dell’Alpe Pluni m. 1461, indicato sulle carte come Alpe
Polunia ( Dalp ) per gli abitanti di Orasso.
In questo
alpeggio, il più in alto tra quelli utilizzati dagli
abitanti di Orasso, c’erano alla fine del XIX secolo,
una decina di edifici, caricati nel periodo da Luglio a
Settembre, per la produzione del formaggio.
L’alpeggio posto su di un crinale tra le valli dei
torrenti Cannobino e Melezzo, e che degrada dal Monte
Torriggia, sorge in una posizione straordinaria da cui
si gode di uno dei più bei panorami della Valle
Cannobina; la vista, dominata dal Monte Gridone, spazia
verso il vallone di Finero da una parte e verso la Valle
Vigezzo e Centovalli dall’altra. Una baita dell’alpe, a
cura dell’Associazione pro Montevecchio, è stata
trasformata in uno spartano bivacco sempre aperto a
disposizione degli escursionisti. Arrivati
all’alpe,effettuiamo una breve sosta e ne approfittiamo
per riprendere fiato e scambiare quattro chiacchiere con
i sempre presenti Augusta e Angelo. Riprendendo il
cammino, dalle baite dell’alpe, dopo un breve tratto
pianeggiante, il sentiero si dirige ad est ed
innalzandosi sul versante vigezzino raggiunge lo
spartiacque che si percorre lungamente seguendo i
numerosi saliscendi sino a pervenire ad una evidente
torre rocciosa che si aggira alla base per poi risalire
un
dosso pietroso
da cui si presenta ai nostri occhi una
conca detritica brulla e nascosta, sovrastata da
strapiombanti
torri rocciose
che incutono timore e che
giustificano il toponimo del luogo: “ il Pian di Strìi ”
m. 1690. Il Piano delle Streghe dove streghe e stregoni
delle terre di confine fra Italia e Svizzera si
riunivano per il grande Sabba, orgia sfrenata alla quale
partecipava attivamente il Diavolo. Da questa conca si
alza maestosamente la severa cresta dei Gridoni,
impegnativo itinerario d’arrampicata.
Si abbandona il percorso di cresta, appannaggio dei
rocciatori, per discendere in Vigezzo lungo un infido
canalino franoso a contatto con la parete. Nel fondo, ci
si addentra nel bosco discendendo verso il
centro della
conca, dove scorre un riale. Al di fuori dal bosco
s’intravede l’Alpino m. 1.274 un piccolo alpe, del quale
una baita è di proprietà di un gruppo escursionistico vigezzino.
Raggiunto il
“ Ricovero Alpino Baita Alpe l’Alpino ” termina la prima giornata di cammino e
scaricati gli zaini ci apprestiamo a compiere le
operazioni per il pernottamento. Dopo una frugale cena,
si fa per dire in quanto da ogni zaino è saltato fuori
ogni genere di conforto, tra cui un pacco di farina
gialla che servirà per
preparare un’ottima polenta
accompagnata da uno
squisito spezzatino che Attilio,
dopo averlo preparato si è scorrazzato fin qui, la
serata trascorre in allegria e fra racconti di avventure
montane, canti e battute varie arriva l’ora di
coricarci. Il ricovero dispone di dieci posti letto e
quindi essendo giusto in dieci, ciascuno di noi si può
comodamente coricare nelle confortevoli brande.
All’indomani sveglia di buon ora per gustarsi l’avvio
del nuovo giorno e dopo una abbondante colazione,
incominciamo a riordinare alcune cose nell'attesa
che arrivino
altri
amici da Isella per poi pranzare tutti
assieme. Terminato il pranzo riordiniamo la confortevole
baita che ci ha ospitato, e fatta la
foto ricordo con calma ci rimettiamo in
movimento iniziando la discesa lungo l’itinerario M22.
Dal Rifugio si attraversa una
valletta in cui scorre un
affluente del Rio Negro e si rimonta la dorsale che
funge da separazione con la gola del Rio del Ferro che
si attraversa per entrare nel bosco e raggiungere le
baite sparse sui prati di Vacchereccio m.907.
Proseguendo si giunge presso la località Marioccio e
Isella. Da qui raggiungiamo Finero con le
macchine dei nostri amici saliti al mattino.
Salutati gli amici che mi hanno fatto compagnia in
questa bellissima escursione, recuperiamo le auto e ci
accingiamo a far ritorno alle rispettive località di
provenienza.
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