Come arrivare: dalla
A26 uscire a Baveno, seguire la statale sino a Fondotoce
e, proseguendo lungo la litoranea in direzione di
Verbania, poco prima di Pallanza, si incontra l’abitato
di Suna dove si lascia l’auto nel parcheggio adiacente
al cimitero.
Lasciata
l’auto ci incamminiamo verso monte, superato il campo
sportivo proseguiamo diritti su via Acquetta che, dopo
un tratto asfaltato in ripida salita, diventa una
mulattiera con le
indicazioni per Cavandone.
Percorso un breve tratto si incontra una
lapide
a ricordo di un tragico evento avvenuto nel 1944. La
mulattiera,
in alcuni tratti gradinata
e malandata, risale fra coltivi e abitazioni e,
attraversato un ruscello, prosegue sul lato opposto per
poi attraversare una strada asfaltata e continuare a
salire in un bel bosco misto senza concedere un attimo
di respiro. Raggiunta una zona in cui è attiva una
floricoltura, dirigiamo a destra per percorrere un
lungo diagonale nel bosco,
rimanendo sempre al disotto di una recinzione metallica
ignoriamo le indicazioni che invitano a salire verso
sinistra, e
sbuchiamo sulla strada asfaltata
che sale al Monterosso. La percorriamo fino al primo
tornante dove ritroviamo il
cartello indicatore del sentiero1,
all’inizio di una strada forestale imbocchiamo la
mulattiera che con brevi tornanti risale il pendio del
monte e, attraversate due sterrate, ci immette sul
panoramico pianoro in cui è collocato un bel tavolo in
pietra. Dopo una
breve sosta,
riprendiamo il cammino e percorriamo la sterrata che
volge a sinistra per poi procedere lungamente in piano
prima di iniziare a scendere verso Cavandone.
Utilizzando le scorciatoie che si incontrano lungo il
percorso evitiamo di percorrere tutti i tornanti e
raggiungiamo la strada asfaltata che abbandoniamo al
primo tornante per dirigerci lungo via Monterosso e,
piegando a sinistra, raggiungiamo la graziosa piazzetta
con
il pozzo.
La giornata è molto bella e la temperatura gradevole
invoglia a stare fuori per cui ci dedichiamo a visitare
il borgo che ancora conserva un gran numero di
abitazioni che hanno mantenuto le antiche tipologie
costruttive che confermano la sua origine medioevale.
Cavandone, posizionato sulla cresta ovest del Monterosso
si trova in posizione privilegiata per il controllo del
territorio in quanto domina: da un lato il Golfo
Borromeo e dall’altro la confluenza a lago di tutte le
valli del Verbano-Cusio-Ossola. In paese, data la sua
favorevole posizione, venivano coltivate la vite e il
noce; ampiamente utilizzato per uso alimentare, a tale
proposito erano in funzione tre torchi e percorrendo via
del Torchio, si ha la possibilità di vedere
l’unica macina rimasta
che, grazie ad un privato è stata recuperata e collocata
nella via. Dopo la visita al simpatico borgo,
raggiungiamo la chiesa, dedicata alla Natività di Maria,
sul cui sagrato fa bella mostra di sé il plurisecolare e
monumentale tasso
e qui approfittando del tiepido sole, sostiamo per
consumare il nostro pranzo. Terminato il nostro lauto
pasto (purtroppo il locale circolo era chiuso), torniamo
sulla strada asfaltata e la percorriamo per poche
centinaia di metri fino al primo tornante da cui
prendiamo a destra il sentiero che superata una
cappelletta, ritorna brevemente sulla strada asfaltata
prima di scendere a destra per entrare nel vecchio
tracciato della mulattiera che collegava il paese a Suna.
In breve si raggiungere il vasto pianoro su cui sorge il
cinquecentesco
Oratorio della Beata Vergine del Buon Rimedio,
antico romitorio abitato da frati trappisti che
prestavano assistenza ai viandanti in transito lungo
questa importante via di collegamento fra il Lago
Maggiore e la Val Vigezzo: oggi purtroppo una densa
foschia ricopre il bacino del lago impedendoci di godere
della splendida vista sul Golfo Borromeo che solitamente
si ha la possibilità di vedere dal sagrato della chiesa
nelle giornate limpide. Dopo la rituale
foto ricordo
al gruppo, oggi particolarmente numeroso, proseguiamo
lungo il sentiero che scorre in un bel bosco di
latifoglie e raggiunge la zona della
Torraccia,
qui sorge la costruzione del XII secolo che i conti De
Castello-Barbavara fecero costruire come torre di
avvistamento che, collegata visivamente con il castello
di Pallanza e le torri di Feriolo, Montorfano,
Gravellona Toce, ed Ornavasso, costituiva il sistema
difensivo di collegamento del Verbano con l’Ossola; oggi
restaurata è adibita ad abitazione privata.
Continuando nella discesa raggiungiamo la SS 34
del Lago Maggiore che attraversiamo, utilizzando il
sotto passaggio, per visitare il
lungolago di Suna,
dove presso il Bar Imbarcadero effettuiamo la
sosta per il caffè.
Lasciamo il lungolago, riattraversiamo la strada, e
saliamo la bella scalinata che porta alla
chiesa di san Fabiano
per prendere visione delle numerose incisioni della
“ tavola mulino ″
scolpite sulle lastre di pietra che si trovano attorno
alla chiesa, che in altri tempi costituiva un importante
luogo in cui ritrovarsi a giocare. Soddisfatti da quanto
siamo riusciti a vedere, percorriamo gli stretti
vicoli acciottolati
che attraversiamo l’antico nucleo medioevale per poi
ritornare al punto da cui siamo partiti. Bella e facile
escursione non molto impegnativa che permette di
prendere visione di uno degli angoli più belli del Lago
Maggiore con visita ad uno dei borghi più isolato e
suggestivo del Comune di Verbania.
Vedi anche:
www.cappef.com
Bibliografia
Comune di Verbania e Antonio Biganzoli, “ Le mappe della
memoria ″ Prima edizione Gennaio 2004.
Tullio Bagnati e Giancarlo Martini “ Andar per monti e
panorami ″ 2008 Tararà Edizioni.
Fabio Copiatti-Alberto de Giuli “ Sentieri antichi ″
Edizioni Grossi-Domodossola 1997.
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