Come arrivare: Percorrere
la A 26, fino al casello di Romagnano/Ghemme, quindi
SS299 per Alagna; arrivati a Balmuccia, si abbandona la
statale, si piega a destra e si risale la strada
provinciale della Val Sermenza arrivando dopo 10 Km.
nell’ampia conca di Rimasco m. 906, in parte occupata da
un
bacino artificiale,
creato nel 1925 per la produzione di energia
elettrica. A ridosso della chiesa si piega a destra e si
prosegue sulla SP 11 in direzione di Carcoforo, percorsi
circa 1,5 Km, si giunge in località Resiga dove,
oltrepassato il ponte sul Torrente Egua, si parcheggia
nei pressi di una casa rurale.

Nel nostro peregrinare per
monti, ci capita di camminare su splendide mulattiere
lastricate in pietra realizzate con la messa in opera di
gradini dall’enorme peso e non possiamo fare a meno di
restare affascinati dalla maestria dei valligiani che,
con pochi attrezzi ma con grande capacità nell’uso dei
materiali, le hanno realizzate secondo modalità molto
antiche tramandatesi pressoché uguali nei secoli tanto
da risultare ancora oggi integre e percorribili in tutta
sicurezza: percorsi talvolta poco noti, tutti di
straordinaria bellezza, in cui si possono leggere le
tracce della storia. Questi incredibili manufatti sono
da considerarsi delle vere e proprie “ strade di pietra
″ che partendo dal fondovalle raggiungevano i più
disparati luoghi di lavoro agricolo. Venuti a conoscenza
che una di queste mulattiere si trova a Rimasco da cui
sale a raggiungere il villaggio della Dorca, abbiamo
deciso di “ calpestarla ″ e per realizzare il nostro
programma ci rechiamo a Rimasco, località che ci vede di
solito transitare ai primi di Settembre quando da Rima
saliamo al Rifugio Ferioli. Dopo la sosta d’obbligo
presso l’unico bar ancora aperto per l’abituale caffè
mattutino, ci avviamo alla partenza del cammino. Il
sentiero per la Dorca
prende avvio dalla carrozzabile della Val d’Egua,
1,5 chilometri dopo
Rimasco dove in
località Resiga
si trova un
posteggio da cui parte la mulattiera contrassegnata dal
segnavie 367. Nel primo tratto del percorso il
tracciato, ben marcato e scrupolosamente conservato, si
snoda sotto un
folto bosco di faggi
e perviene dapprima ad un’azienda agricola per
raggiungere successivamente
i prati di Montù
m. 1060, insediamento abitato fino
agli anni 80. Superata una radura il sentiero si
trasforma in una
lunga via di pietra
che con
un rosario di bellissimi scalini,
posati con maestria e competenza, prosegue inerpicandosi
sulla parete rocciosa, fino a pervenire ad un
bivio da cui il
cammino
si divide nell'ultimo tratto in due percorsi: a
sinistra "la via della lumaca" o stràa veggia tracciata
nei primi del 1900 per permettere ai bovini una salita
sicura, ora per i turisti piacevole passeggiata
all'interno di un bosco di abeti, mentre volgendo a
destra si percorre "la via del camoscio" o stràa nova (nonostante
la sua costruzione debba risalire ai primi del
settecento )
impegnativa ma spettacolare
gradinata in pietra che levandosi verso l’alto
si introduce in un bosco di abeti bianchi al cui termine
si spiana presentandoci il pianoro su cui sorgono
le baite di Dorca
m. 1269 ( h 1,00 ). Qui incontriamo il
sig. Enzo
che, precedentemente contattato era avvisato della
nostra salita, si trova già all’alpe per lavori di
manutenzione e per predisporre la chiusura della sua
baita in previsione dell’imminente inverno oramai alle
porte. Il sig. Enzo, al quale avevamo espresso la nostra
curiosità di conoscere il luogo e la sua storia,
interrompe le sue attività e con la cortesia e la
cordialità che contraddistingue la gente di montagna, ci
accompagna a fare il giro del piccolo villaggio
alpino le cui origini si
perdono nel tempo. Le vicende del borgo sono molto ben
descritte nel sito (
http://www.immobiliarevalsesia.it/enti/dorca.htm)
e, autorizzati dal webmaster, la riproponiamo nel file
.pdf in allegato. Il villaggio, incastonato a poco meno
di 1300 metri di quota
risulta armoniosamente inserito
in un paesaggio aspro e roccioso punteggiato da fitti
boschi di larice, abete e faggi, è considerato una delle
più straordinarie località valsesiane, è composto da una
ventina di costruzioni raggruppate al centro del pianoro
e distribuite a semicerchio sul suo lato settentrionale
e la sua configurazione è identica a quella che la
frazione aveva a metà ottocento quando, stabilmente,
erano ancora presenti otto famiglie per complessivi
quaranta abitanti. Oggi l’insediamento si presenta con
alcune
abitazioni ristrutturate
e trasformate in residenze secondarie, ideali per una
tranquilla vacanza estiva. A testimoniare la sua
remotissima origine e la sua derivazione Walser, fra le
case è visibile
una “ torba ″ (fienile )
restaurata in parte nel 1985 dalla Commissione del Cai
Varallo "Montagna antica, Montagna da salvare". Al
centro della frazione sorge
l’Oratorio di San Grato,
in origine dedicato a Santa Apollonia, dalle classiche
linee seicentesche; due cappelle sorgono invece ai
margini della frazione: il
chiesetto di Santa Maria
sorge al margine meridionale dove sbucava una vecchia
mulattiera proveniente da Rimasco e il
chiesetto della Madonna
al margine ″settentrionale all’imbocco della
stràa veggia.
Mentre gli amici proseguono lungo il sentiero 367 fino a
raggiungere le baite dell'alpe
Sui Prati , io mi fermo all’alpe e incantato dalla
bellezza architettonica e dall’atmosfera che si respira
in questo luogo antico, mi aggiro fra le
baite Walser
fotografandole da ogni angolazione. Al ritorno degli
amici ci accomodiamo su di un
mega tavolo in sasso
e comodamente seduti ci
apprestiamo a consumare il nostro abituale spuntino.
Resteremmo per ore ad ammirare le stupefacenti
costruzioni che in armonia con l’ambiente naturale che
le circonda esaltano il trionfo del legno che,
sapientemente trattato e lavorato sfida i secoli, ma
come sempre giunge il momento di pensare al ritorno per
cui ci congediamo dai cordiali e simpatici
Enzo e Luisa
e iniziamo a scendere lungo la “
via della lumaca
″ che con un ampio giro, su di un sentiero molto ben
tenuto, ci porta a congiungerci con il bivio da cui,
abbiamo voltato a destra per salire lungo la “ via del
camoscio ″. Ripercorriamo il breve tratto comune che in
breve ci permette di giungere
nuovamente a Montu
e poi alle auto a conclusione di una giornata che
nonostante la brevità del percorso, ci ha dato la
possibilità di vedere un’opera immane costruita a costo
di enormi sacrifici da chi doveva lottare per la
sopravvivenza.
/Dorca/simbolo%20pdf.jpg)
N.B. Un particolare ringraziamento a Enzo
e alla sua gentile consorte Luisa, per la cortesia e
l’ospitalità con cui ci hanno accolto e per il tempo che
ci hanno dedicato.
Link:
http://www.areeprotettevallesesia.it/files/atticarcoforo2008.pdf
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