Come arrivare: Dalla
A 26, uscire a Borgomanero, proseguire per Gozzano e da
qui si svolta a destra in direzione di Armeno, da dove
si percorre la SP 39 “ delle due riviere ″. Si supera il
ponte sul Rio Ondella e si scende sino a trovare,
in prossimità di un ponticello, sulla destra un cartello
segnaletico che indica
la partenza del percorso.
Si attraversa il ponte e si perviene ad una radura con
cascina abbandonata e qui si parcheggia l’auto.
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Le giornate sono sempre più corte e le
ore di luce sempre meno per cui cerchiamo itinerari più
vicini a casa che non richiedano lunghi percorsi in auto
e che allo stesso tempo ci permettano di visitare quei
luoghi che generalmente si trascurano in quanto proprio
“ sulla porta di casa ″. Decidiamo pertanto di recarci a
visitare il “ vicino ″ Cusio effettuando un percorso che
si sviluppa nella Valle dell’Agogna che sulle sue alture
presenta alpeggi e numerose Alpi composte da vari
fabbricati che in passato, quando l’economia di Armeno
si basava principalmente sulle attività di pastorizia e
produzione di burro, furono abitate durante il periodo
estivo che andava da Maggio a Settembre. Visitare questi
alpeggi ci ricorda come si svolgeva la vita di montagna
per il tempo in cui vi si trasferivano intere famiglie
con tutti gli animali per consentire alle bestie di
brucare l’aromatica erba del monte e sfruttare i pascoli
estivi quali risorsa preziosissima per il sostentamento.
Con lo svilupparsi del turismo Armeno si
è in seguito fregiata del nome di paese degli
Alberghieri, contando migliaia di persone che da qui
sono partite per ogni parte del mondo ad esercitare
questa professione. A questa particolarità del
territorio è dedicato un museo in cui sono mostrati
molteplici documenti che testimoniano questa tradizione.
Ci ritroviamo ad Armeno dove ci rechiamo a visitare la
Chiesa romanica di Santa Maria Assunta,
considerata uno dei monumenti principali del Cusio e che
la tradizione vuole sia stata edificata dai Santi Giulio
e Giuliano e dedicata alla Vergine nel 1110. Al termine
della visita, raggiungiamo il punto da cui diamo inizio
alla nostra odierna escursione. Lasciata l’auto
percorriamo per un breve tratto la strada rurale che
piega a sinistra per iniziare a risalire il ripido
tratto che, scorrendo incassato nel pendio coperto da
una fitta faggeta, raggiunge il malridotto
Alpe Valbona (m.560), poco prima si
incontra
l’unico segnavia presente sul tracciato. La
giornata nebbiosa purtroppo non permette di apprezzare i
colori delle ampie selve castanili che, in attesa
dell’imminente inverno, si stanno spogliando ricoprendo
il terreno di un alto strato di foglie.
Proseguiamo seguendo la larga pista che oltrepassa le
cascine dell’alpe e superato un piccolo ruscello
entriamo nella valle del Torriggia che percorriamo per
un lungo tratto. La mancanza di indicazioni e gli
innumerevoli sentieri che incontriamo lungo il percorso,
ci portano ad abbandonare la giusta pista che avremmo
dovuto seguire per raggiungere l’Alpe Marandino ed
effettuiamo una deviazione che ci fa arrivare ad un
bivio in cui è sorge una
bacheca riportante le indicazioni del “
sentiero naturalistico del castagno ″ posta nella parte
superiore dei pascoli dell’Alpe Marandino (m.740).
Percorso un tratto in cui sopravvivono
enormi castagni, scendiamo nei prati
dell’alpe per immetterci su di una strada rurale che,
ci porta a raggiungere un bosco di faggi da cui, come
fantasmi, si materializzano
le rovine dell’Alpe Cascinone (m.731) e
finalmente ricompaiono i
cartelli segnavie fino a questo punto
completamente inesistenti. Passiamo rasente
la recinzione dei pascoli dell’Alpe Verdina (
da noi già visitato in precedenza ) e proseguiamo lungo
il
sentiero S3 che continuando a percorrere il
folto bosco di castagni ci riconduce alla radura in cui
abbiamo lasciato l’auto chiudendo l’anello dell’odierno
itinerario. In conclusione possiamo dire che, nonostante
la giornata nebbiosa ci abbia impedito di gustare
qualsiasi panorama, mettendo alla prova le nostre
capacità di orientamento e
sperimentando il valido apporto del GPS, in
compagnia ci siamo ugualmente divertiti anche se è una
delle poche escursioni che non ci sentiamo di
consigliare in quanto le numerose tracce che si
incontrano sul cammino non riportano indicazioni
sufficienti a rendere la gita tranquilla e
rilassante e le segnalazioni esistenti, soprattutto
nella prima parte del percorso, sono praticamente
inesistenti. In ogni caso, nonostante le incerte
premesse, per non smentire il proverbio che dice: “
tutti i salmi finiscono in Gloria ″, noi abbiamo finito
con il recarci al
circolo dove, gentilmente ospitati e al
calduccio,
abbiamo consumato il nostro pranzo.
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