Come arrivare:
provenendo dalla A26
uscire a Baveno, seguire la statale sino a Fondotoce,
alla rotonda svoltare subito a sinistra, risalire fino a
Bieno e scendere fino alla rotonda di Trobaso, da cui,
svoltando a sinistra si seguono le indicazioni per
Cambiasca che si raggiunge in pochi minuti.
La voglia di muoversi c’è sempre ma la molta neve,
le temperature in rialzo ed un elevato pericolo
valanghe, suggeriscono di stare bassi e quieti per
cui si va alla ricerca di un itinerario tranquillo e
nello stesso tempo non ancora percorso. Tra le varie
proposte la più interessante ci sembra quella fatta
da Tim che suggerisce di fare la vecchia mulattiera
che da Cambiasca sale a Miazzina, un percorso
sconosciuto alla maggior parte degli escursionisti.
Come concordato ci ritroviamo a Cambiasca, che si
trova nell’immediato entroterra collinare di
Verbania, da cui dista circa 4 chilometri. Lasciate
le auto, con il
numeroso gruppo,
ci addentriamo fra le strette vie dell’antico nucleo
medievale dove, nel centro storico, sono ancora
visibili cortili interni, portici,
portali in pietra locale
, balconi e nella piazza centrale della parte
vecchia del paese fa bella mostra la tondeggiante
fontana.
All’uscita dal paese iniziamo a risalire la vecchia
mulattiera costellata dalle
cappelle
di una incompiuta Via Crucis che, mostra tutti i
segni dovuti all’abbandono e al trascorrere del
tempo. Al termine della mulattiera raggiungiamo la
radura su cui sorge il seicentesco
Oratorio di Monscenù.
L’edificio, a pianta cruciforme, è dedicato alla
Madonna delle Grazie ed è stato un tempo meta di
pellegrini che, come dimostra la ricca raccolta di
ex voto, si recavano nella
vicina cappella
per richiedere l’intercessione della Madonna del
Latte, raffigurata nell’antico affresco che
rappresenta la Madonna che allatta il bambino.
Visitato il luogo, attrezzato ad
area pic-nic,
lasciamo il territorio di Cambiasca e ci addentriamo
in quello di Miazzina. Risalendo lungo la strada
asfaltata, sfruttiamo le scorciatoie che ci
permettono di tagliare i diversi tornanti che la
strada disegna sino ad arrivare ad un tornante su
cui si erge una casa modernamente ristrutturata che
riporta sul muro un
dipinto dedicato a Santa Rita
fatto realizzare dai Vigili del Fuoco di Verbania
come ex voto a ricordo di uno scampato pericolo. Da
questo punto inizia il tratto da percorrere
completamente su asfalto che ci porta a raggiungere
Miazzina.
Il Paese di Miazzina è situato sugli speroni del
Monte Zeda, a 650 m. sul livello del mare, domina la
valle di sfocio del torrente S.Bernardino, sul cui
delta sorge la città di Verbania. Superata la piazza
del paese, in vista del campanile ci teniamo a
sinistra e superati quattro garage in muratura ci
incamminiamo lungo il sentiero che, prima scende a
valicare il ponte sul
Rio Aurelio
per poi
risalire sulla sponda opposta
e sbucare nella conca su cui sorgono le numerose
baite dell’Alpe Rugno e, vista la giornata odierna,
non a torto definita “ la conca del sole ″.
Il grande corte di Rugno era un maggengo di Cossogno,
la cui esistenza è citata in antiche pergamene fin
dal 1300. Ancora negli anni Cinquanta era
regolarmente frequentato da montanari che
praticavano una superstite pastorizia. Gli edifici,
legati alla vita degli alpeggi, sono stati
recuperati e destinati a villeggiatura rurale.
Ci spostiamo nella parte alta del corte e, quasi al
margine del bosco, effettuiamo la sosta ristoratrice
per consumare il nostro pranzo. Dopo un corroborante
caffè, ci rimettiamo in cammino e, visitato
l’Oratorio della Madonna del Buon Consiglio,
che
sorge vicino al sovrastante “sasso del falò” dacui
si gode di una splendida vista panoramica sul Golfo
Borromeo, lasciamo Rugno e percorriamo
la
vecchia mulattiera
che scende in direzione di Cossogno fino a giungere
in prossimità del “ funtanin di uscei ″ da cui
pieghiamo a sinistra in direzione di Ungiasca.
Aggirandoci fra gli stretti vicoli del paese,
raggiungiamo la
chiesa dedicata a San Pietro
sulla cui facciata Sud-Ovest è affrescata una
bella meridiana
racchiusa in una finta cornice lignea. Dalla chiesa
scendiamo fino a che, perveniamo all’inizio del
paese dove sorge
l’Oratorio dell’Addolorata
eretto nel 1770, come riportato sulla
lapide
collocata sulla facciata. Da questo punto i pochi
segnavia scompaiono completamente e si procede
fidandosi solo sulla lettura delle carte e sul senso
di orientamento delle nostre guide. Ci inseriamo nel
bosco e seguendo tracce di sentieri, raggiungiamo
una pineta ai cui margini, a seguito delle ultime
piogge, si è formato un
piccolo stagno
che interrompe ed ingentilisce l’uniformità
dell’ambiente. Procediamo ancora nel bosco seguendo
le tracce principali e percorso un ulteriore tratto
in falsopiano, giungiamo in vista della
Cava delle Gabbiane,
che vista dall’alto ricorda i terrazzamenti di Machu
Picchu. Ancora una breve discesa e dopo aver
superato alcuni guadi, ci ricongiungiamo con il
percorso di salita fatto al mattino chiudendo così
l’anello di questa bella escursione che ci ha
portato a percorre sentieri sconosciuti in ambienti
particolari dell’entroterra verbanese: luoghi quasi
mai visitati ma che meritano di essere riscoperti e
conosciuti. Dopo una breve sosta, ritorniamo a
Cambiasca dove, raggiunto il locale
Circolo,
per concludere in bellezza la splendida giornata, ci
concediamo una fresca birretta.
Vedi anche:
www.in-valgrande.it
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