Come arrivare:
Percorrere la A 26 sino a Gravellona Toce, proseguire
sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di
Villadossola. Usciti dalla statale, si seguono le
indicazioni per la Valle Antrona. Ci si immette sulla
provinciale di fondovalle che si risale quasi
interamente sino a raggiungere Locasca dove, si
parcheggia l’auto ai lati della provinciale
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Questa escursione è già stata fatta nel 2007, per la
descrizione riprendo la stessa. Il sentiero prende avvio
dalle prime case di
Locasca, raggiunta la chiesa, sulla destra, segni di
vernice Rossa-Giallo-Rossa (segnavie C17), indicano la
direzione da seguire. Ci
incamminiamo lungo un sentiero, che ritorna
verso valle per immettersi su di una
strada trattorabile inselvatichita, nei pressi di
una vecchia cabina elettrica ( h 0,10 ). La strada
prosegue sino ad arrivare all’inizio della mulattiera (
h 0,15;0,30, entra nel vallone di Trivera per
risalirlo interamente prima di giungere al villaggio
minerario. La mulattiera,
ancora ben visibile ma oramai in avanzato stato di
degrado, risale in progressiva e costante pendenza, ben
52 tornanti lastricati e sostenuti a tratti da
possenti muri. Iniziamo a salire in una giornata
poco soleggiata , per precauzione ci siamo portati le
mantelle, entriamo nel vallone e cominciamo a numerare i
tornanti fino ad arrivare al 16° m. 1035 ( h 0,20;0,55
), dal quale ci dicono si gode di una splendida vista
panoramica sull’alta valle. Purtroppo oggi non è così è,
causa la vegetazione ,scattiamo la
foto e poi via di nuovo in cammino. Il percorso, a
tratti invaso da rami che cerchiamo di rimuovere con i
mezzi a nostra disposizione, prosegue innalzandosi e
fiancheggiando il torrente. Perveniamo al 52° tornante
m. 1400 ( h 0,45;1,40 ), qui pieghiamo a sinistra
e, superata una isolata baita
semidiroccata raggiungiamo il costone su cui sorgono
i
cinque edifici che costituivano il villaggio
minerario dei Mulini m. 1454 ( h 0,15;1,55), non
a caso la mulattiera era chiamata “ la strada dei
minatori″. Con ammirazione e meraviglia, osserviamo le
strutture di quello che un tempo fu lo “ stabilimento ″
e non possiamo fare a meno di pensare a quanta sia stata
la fatica ,fatta per decenni, nel condurre la dura vita
per la sopravvivenza. Con cautela, ci aggiriamo fra gli
edifici cercando di individuare quale costruzione
fungesse da ufficio, quale da refettorio e quale da
dormitorio. Terminata la visita al villaggio,
proseguiamo per raggiungere l’Alpe Trivera.Il percorso
segnalato prosegue dirigendosi verso il torrente e
poi sale sulla destra superando un costone roccioso che
immette in un canale erboso che
risaliamo diritto per pervenire alla radura su cui
sorgono le
cadenti baite dell’alpe m. 1615 ( h 0,25;2,20
). Ci portiamo nella zona superiore alle baite e ci
apprestiamo a consumare il solito spuntino, nel
frattempo inizia a piovigginare . Compiaciuti per la
meta raggiunta, iniziamo a scendere, raggiungiamo
nuovamente il villaggio che fotografiamo da
un’altra angolazione prima di abbandonarlo
definitivamente per ripercorrere a ritroso i 52 tornanti
che ci riportano nuovamente a Locasca ( h2,00;4,20
) nel punto da cui eravamo partiti.
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