Piana del Toce

Montorfano m. 794

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:23-Novembre-2014                                                     

 Partenza da: Mergozzo m.204
 Dislivello totale: m. 590
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 5,00

Come arrivare: Percorrendo  la A 26 in direzione Sempione, si esce a Verbania, superato il ponte sul Fiume Toce si svolta a sinistra, direzione Mergozzo, dopo una stretta curva a gomito, uno slargo sulla sinistra consente di parcheggiare l'auto.

Pochi luoghi sintetizzano con immediatezza nel toponimo che li contraddistingue la loro funzione e la loro storia; il massiccio che si innalza isolato e solitario, all’imbocco della Val d’Ossola, sopra la pianura alluvionale di Fondotoce, che divide il lago di Mergozzo dal lago Maggiore e che sembra sbarrare la via per l’Ossola quando si entra nella valle del Toce, nei pressi di Gravellona, è uno di questi: il  Montorfano. All’apparenza il rilievo, alto appena 794 metri, si presenta come una grossa e tozza gobba dalla modesta elevazione con le pareti profondamente segnate da un’intensa attività estrattiva del pregiato granito bianco che ha reso famosa la cittadina di Mergozzo.  Generazioni di scalpellini hanno nel tempo affinato un patrimonio di tecniche e di gusto divenendo abili scalpellini e scultori che, unitamente alle caratteristiche del granito stesso, hanno reso famoso il piccolo Montorfano nel mondo ( nel 1830 sul monte erano attive ben 39 cave ). L’attività estrattiva sembra fosse già in uso fin dal medioevo e nel 1506 vennero realizzate le 12 colonne che servirono ad adornare il porticato del Lazzaretto di Milano ( demolito nella seconda metà del XIX secolo ). Tra le numerose opere realizzate con questo bellissimo materiale di Montorfano, si ricordano le 82 colonne per la ricostruzione della basilica romana di San Paolo fuori le Mura la cui realizzazione è cominciata nel 1827. Durante la lavorazione furono scartate due colonne  che, non rispondendo ai requisiti necessari, sono state collocate una presso l’ingresso del Vecchio Porto di Intra, diventando ben presto “ la culòna dul port ”: posata nel 1835, dopo aver resistito alla terribile alluvione del 1872, ancora svetta verso il cièlo quale simbolo della vecchia Ottocentesca Intra, e l’altra è stata rizzata in piedi nell’area “Cavadonna” sul lato sinistro poco oltre l’imbocco della carrozzabile che porta alla frazione Montorfano di Mergozzo. Dopo la prima salita avvenuta nell’ormai lontano 2009, ritorniamo volentieri sulla vetta di questa “ montagna ” in compagnia degli amici del Gruppo Escursionisti Valgrande con i quali ci riuniamo in località Prato Michelaccio e da lì ci incamminiamo in direzione del ponte sul Toce, percorsi un centinaio di metri, chiare indicazioni sulla sinistra indicano l’inizio del sentiero che subito si innalza ripidamente per trasformarsi, dopo pochi minuti, in una bella mulattiera sorretta dai possenti muri a secco dell’antica strada militare che salendo gradatamente apre la visuale sulla piana del Toce. Percorso un tratto a mezzacosta, il sentiero disegna stretti tornanti che rasentando la parete rocciosa appaiono quasi a sbalzo sul sottostante vallone. Superati due ponticelli in legno la mulattiera si accosta alla parete rocciosa  e volgendo a destra, una fresca sorgente anticipa l’entrata nella grossa grotta dove è collocata una cappelletta votiva. Continuiamo nell’ascesa e, giunti al bivio che indica la direzione per la polveriera, seguiamo il sentiero che pianeggiando sulla destra raggiunge una casermetta a due piani che doveva ospitare il presidio posto a ridosso del banco di roccia in cui è ricavato l’ingresso del deposito polveriera che, penetrando nella montagna, ospita locali per armi e munizioni. Il complesso è parte della Linea Cadorna, il sistema di fortificazioni militari che doveva difendere il confine nord dell’Italia a ridosso della Svizzera. Le linee fortificate proteggevano il territorio italiano tra il Gran San Bernardo e la Valtellina. In Val d’Ossola e nel Verbano esse coprono un dislivello di 2.000 m tra la piana del Toce e il Monte Massone e fra il Lago Maggiore e il Monte Zeda. Furono costruite nel corso della prima guerra mondiale tra il 1916 e il 1918 in funzione difensiva a fronte di un eventuale attacco austro-tedesco attraverso la Svizzera e furono volute dal generale Luigi Cadorna di Pallanza. Dopo una breve sosta, scattiamo la foto di gruppo e ritorniamo al bivio da cui, volgendo a destra continuiamo a risalire la mulattiera che, con pendenza costante, sale gradatamente verso la vetta che raggiungiamo dopo una mezzora circa.   Ci aggiriamo sulla sommità per ammirare il panorama a 360° che ci offre ampie visioni sulla piana Ossolana e sul Cusio, scattata la foto ricordo ci dirigiamo verso i ripetitori dove sostiamo sulle rocce adiacenti per la sosta pranzo. Al termine della sosta, riprendiamo il cammino e dopo aver ammirato il panorama sul sottostante Lago di Mergozzo, sul Lago Maggiore e sulle isole,  ci dirigiamo verso le rocce che guardano sul versante Ossolano e qui incontriamo gli amici del CAI di Olgiate Olona. Il casuale incontro è l’occasione per far sì che: Franco ( presidente del CAI Olgiate ) e Rachele ( presidente del GEV ) si conoscano personalmente. Salutata la numerosa compagnia, riprendiamo il sentiero per ritornare al bivio della polveriera da cui pieghiamo a destra per percorrere in discesa la larga strada in cui è ancora possibile ammirare le imponenti  opere di riparo e incanalamento delle acque piovane che ancora svolgono interamente la loro funzione. Superiamo le costruzioni che costituivano gli ospedaletti e continuando tra boschi di castagno, ci ritroviamo sulla strada asfaltata, in località Prato Michelaccio da cui eravamo partiti, ancora poche decine di metri e siamo di nuovo alle auto al termine di una bella giornata trascorsa in piacevole compagnia di tanti amici. 

 

Link: http://www.ecomuseogranitomontorfano.it/