La
“ Marcia dei lanternitt ″, la tradizionale camminata
notturna illuminata dalla sola luce delle lanterne,
, con partenza da Cannobio ed arrivo a Cheglio,
nasce casualmente nel 1969 quando Carmine Vittore,
un componente della compagnia degli Zabò, discutendo
nel corso della tradizionale cena, a base di
luganeghe, che si tiene dopo la processione della
Santissima Pietà di Cannobio, se ne uscì dicendo: “u
sares bel andà a Vigiona a peè col lanternin ″, il
gruppo di amici buontemponi non se lo fece dire due
volte e nacque in tal modo la prima marcia che si
tenne l’ultimo sabato di Gennaio di quello stesso
anno. Da tale evento, capace di colpire e
suggestionare l’immaginario popolare, si instaurò la
tradizione di ripetere ogni anno, l’ultimo Sabato di
Gennaio, con qualsiasi condizione meteo, la marcia
divenuta uno degli appuntamenti più attesi del
folklore cannobiese, che vede sempre la
partecipazione di un gran numero di persone. Venuti
a conoscenza di questa suggestiva camminata,
decidiamo di parteciparvi e per essere più celeri
nel ritorno, nel primo pomeriggio, saliamo a Trarego
dove lasciamo l’auto e con il
bus di linea
raggiungiamo Cannobio dove, in attesa dell’orario di
partenza della marcia visitiamo la cittadina
lacustre. Cannobio
è un antico borgo che conserva un centro storico di
impronta medioevale, dal Borgo percorriamo i
caratteristici vicoli
che portano al
Santuario della SS Pietà,
e le ripide scalinate in pietra che portano ai
palazzi che si affacciano sul bel lungolago
e al porticciolo dove le
anatre ed un cigno
stanno facendo merenda. Ci raggiungono gli amici
Vanni e Pino ed in loro compagnia completiamo il
giro della città, che per l’occasione espone lungo
la via principale il simbolo della marcia, qui
Claudio trova la lanterna
proporzionata alla sua altezza. Avvicinandosi
l’orario di partenza, ci raduniamo in Piazza Angelo
Custode dove incontriamo molti altri amici di
Verbania ed il Sindaco di Cannobio e, tutti insieme,
scattiamo la
foto di gruppo
a ricordo della serata. Nel frattempo il “
bandin
″ intona musiche popolari ed intrattiene il numeroso
pubblico che si va radunando.
L’amico Giuseppe
ci mostra quello che in origine fu il lume
utilizzato per compiere il tragitto e dal quale ha
preso il nome la camminata. Alle ore 18,
nell’imbrunire invernale, con la luce del giorno che
si fa sempre più fievole, prende avvio l’allegra
camminata che, accompagnata dal “ bandin ″ e dal
Sindaco, inizia a disegnare un lungo serpentone che
raggiunge l’inizio della salita dove veniamo
salutati dagli accompagnatori. Raggiunta la località
Solivo, si prosegue per Molineggi m. 454, il
toponimo lascia facilmente intuire che in zona
dovevano sorgere diversi mulini funzionanti ad acqua
dove venivano macinate le granaglie. Là dove c’erano
i mulini oggi è in atto una ristrutturazione degli
edifici a scopo turistico. L’edificio con le macine
che si trova sulla destra del rio Molinett, è
diventato un’abitazione privata di un artista che ha
utilizzato molte delle parti del mulino per creare
delle opere d’arte che si trovano dislocate lungo il
sentiero del paese. Oltrepassato Molineggi
continuiamo a salire lungo la ben conservata
mulattiera, superiamo la deviazione che a sinistra
porta a Carmine Superiore e, risaliti gli ultimi
ripidi tornati, il sentiero passa tra
due grossi massi
che rappresentano quasi una porta d’ingresso e su
uno di essi
è inciso un teschio
che riporta una scritta “ sempre ti aspetto ″. Varie
sono le interpretazioni date al riguardo dell’esatto
significato che si perde fra la fantasia e la
leggenda. Ancora un breve tratto e raggiungiamo il
cimitero da cui parte
la Via Crucis,
realizzata negli
anni sessanta da studenti dell’Accademia d’Arte di
Stoccarda, che porta a raggiungere il centro del
paese con la sua
chiesa illuminata. Qui, in origine
aveva termine la marcia, che oggi, per motivi
organizzativi, prosegue fino a Trarego, dove presso
la sala della locale Associazione
Turistico-Ricreativa “i Dragoni ″, chi vuole, si
potrà fermare per cenare e ballare allietati dalla
musica. Noi, proseguiamo fino a Cheglio dove abbiamo
lasciato l’auto e strada facendo, la stupenda serata
ci permette di godere di un panorama fantastico in
cui le luci dei paesi che si affacciano sul lago,
sembrano unirsi alle nostre lanterne per
accompagnarci lungo il cammino creando un lungo
biscione luminoso che risplende in un’atmosfera
quasi surreale. Raggiunta Cheglio, visitiamo
l’interno del paese che conserva ancora il suo
antico lavatoio e ritornati sulla strada recuperiamo
l’auto e ci apprestiamo a far ritorno a casa al
termine di una serata particolare che per il 46°
anno perpetua una oramai consolidata tradizione.
Al termine della bella ed emozionante escursione ci
complimentiamo con i promotori dell’iniziativa per
l’impeccabile organizzazione.
Link:http://www.piemontemese.it/pdf/PM2-Dic06Gen07.pdf