Valle Antrona

Anello delle Alpi di Cama.
Alla scoperta della " pietra del merler "
 

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:10-Luglio-2014                                                      

 Partenza da: Alpi di Campo m. 1227
 Dislivello totale: m.923
 Difficoltà: EE
 Effettivo cammino h: 6,00

Come arrivare: Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce, proseguire seguendo la SS del Sempione sino all’uscita per Villadossola. Usciti dalla statale, si svolta a sinistra, si percorre tutta la provinciale della Valle Antrona e in km. 16 si raggiunge Antronapiana. Da qui si percorre la strada asfaltata che in 8 km porta a Cheggio, giunti al tornante delle Alpi di Campo, si procede per circa 400 metri e sulla destra si trova il parcheggio.

Tra le Valli ossolane la Valle Antrona è sicuramente una delle meno conosciute e meno sfruttate dal punto di vista turistico; questo ha permesso al territorio di conservare la sua naturale genuinità che ha sempre esercitato su di noi una particolare attrattiva. Nonostante le nostre varie frequentazioni ci abbiano portato ad esplorare parecchi luoghi della valle, non abbiamo ancora preso visione delle Alpi di Cama dove si trova la famosa “ pietra del Merler ”. Seriamente intenzionati a porre rimedio a questa nostra grave mancanza, raggiungiamo le Alpi di Campo e, parcheggiata l’auto, ci incamminiamo in discesa fino alla palina segnavia che riporta le indicazioni per la nostra meta. Iniziamo a salire ed il sentiero ci porta ad aggirare una bella casa con lo striscione che ne dichiara la volontà del proprietario. Superata la costruzione seguiamo il sentiero che scende in un tratto invaso dall’erba e giungiamo al ponte che supera il Rio Cantonaccio per poi iniziare a salire, oltrepassate le baite dell’Alpe Gi Togn (h0,20)  iniziamo a rimontare il ripido tratto che, nei passaggi più difficoltosi, è stato messo in sicurezza e dotato di robuste catene. Superato il tratto più impegnativo, iniziano dei veloci tornanti ed il sentiero si inoltra tra maestosi faggi per poi  sbucare nei prati dell’Alpe Cama inferiore m. 1621 (h1,00;1,20). Risaliamo gli ampi pascoli e ci rechiamo alla croce da dove si gode di un ampio panorama che abbraccia tutta la valle. Ritornati sui nostri passi saliamo in direzione delle baite di Cama di Mezzo m. 1700 (h0,30;2,00). Dalle ultime baite dell’alpe risaliamo, attraversando un luminoso lariceto che si sviluppa in un sottobosco di mirtilli e rododendri, e quasi all’improvviso ci troviamo di fronte ad una grossa pietra posizionata verso valle che una targhetta, posta opportunamente,  dichiara essere la famosa “ pietra del merler ". Poco sopra si individuano i ruderi di una baita dell’Alpe Cama Superiore m. 1866 (h0,30;2,30). Saliamo ancora leggermente di quota fino a raggiungere una palina alla cui base sono depositati tutti i cartelli rotti che indicavano le varie destinazioni; consultata la cartina ci dirigiamo a sinistra e, attraversato un bel lariceto tappezzato di rosseggianti rododendri, raggiungiamo l’Alpe Cumper m.1800 (h0,30;3,00). Dall’alpe raggiungiamo la valletta, ancora invasa da una grossa massa di neve che superiamo agevolmente per poi proseguire la salita in direzione del sovrastante Alpe Pianozza m. 2000 (h0,40;3,40) dove ci immettiamo sul sentiero che scende dal Passo del Fornetto. Seguendo il sentiero in discesa giungiamo in vista dei ruderi delle baite  che costituivano l’Alpe Ro e proseguendo in leggera salita giungiamo alla sella del Cavallo di Ro (h0,45;4,25). Raggiungiamo il punto panoramico e presso la tabella illustrativa che permette di individuare tutte le cime che fanno da corona alla valle, sostiamo per un veloce spuntino. Le previsioni meteo non rassicuranti, ci inducono ad affrettare i tempi e terminata la pausa, scendiamo lungo il sentiero che, superato un reticolato, raggiunge le baite dell’Alpe Meri m.1661 (h0,20;4,45) da cui, immettendoci sul sentiero che scende dal Passo del Fornalino, perveniamo a Cheggio (h0,45;5,30). Dal bel nucleo di baite ben tenute, ci incamminiamo seguendo le indicazioni per Antronapiana, percorriamo la vecchia mulattiera, che costituisce un ottima scorciatoia, e ci permette di ritornare all’ Alpe di Campo dove, finalmente recuperiamo l’auto lasciata al mattino (h0,30;6,00). Bellissima escursione in ambiente di alta montagna che permette di visualizzare le bellezze della valle, laghi e cime, che fanno compagnia all’escursionista per tutta la durata del percorso.

NOTA:‹‹ Risale al 1986 la segnalazione della presenza di numerose incisioni su un masso individuato in alta Valle Antrona, una roccia conosciuta con il nome di "pietra del merler", che altro non è il nome con il quale viene chiamato un po' dovunque il ben noto gioco del filetto o mulinetto, rappresentato anche di retro alla scacchiera della dama. La pietra è localizzata nelle vicinanze dell'Alpe Cama superiore, appena sotto l'alpeggio, ed è un trovante in laugera che ha una lunghezza massima di m 2,10, una larghezza massima m 1,60 e lo spessore di m 0,30. La posizione è dominante sulla valle, come d'altronde spesso capita nel caso di rocce incise. La sua superficie è interamente ricoperta di incisioni, distinte in varie tipologie: coppelle, affilatoi, quadrati magici, dischi semplici, cruciformi, stelliformi, scritte, cruciformi antropomorfi e soprattutto trie e filetti. Se le scritte sono senza dubbio, per ora, l'ultima fase delle incisioni prese in esame, meno facile è stabilire l'epoca ed il motivo del loro inizio, anche se pensiamo sia comunque da collocare in epoca storica non recente. Infatti va ricordato che la Valle Antrona era abitata dall'uomo in epoca romana, come dimostrano i ritrovamenti archeologici di Rivera di Viganella. Il motivo che ha spinto l'uomo preistorico a incidere sulle rocce è certamente da ricercarsi nel mondo del trascendente e del religioso, fatto che si è protratto poi nel tempo forse anche solo come tradizione, dopo la perdita del significato iniziale. Ciò vale anche per le incisioni della "pietra del merler", dove certamente le trie e i filetti non sono stati incisi per essere usati come gioco››.

 Link :http://www.in-montagna.it


 (Tratto da "Sentieri antichi. Itinerari archeologici nel Verbano, Cusio, Ossola" - Fabio Copiatti-Alberto De Giuli - Edizioni Grossi - Domodossola).