Come arrivare:
Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce, proseguire
seguendo la SS del Sempione sino all’uscita per
Villadossola. Usciti dalla statale, si svolta a
sinistra, si percorre tutta la provinciale della Valle
Antrona e in km. 16 si raggiunge Antronapiana. Da qui si
percorre la strada asfaltata che in 8 km porta a Cheggio,
giunti al tornante delle Alpi di Campo, si procede per
circa 400 metri e sulla destra si trova il parcheggio.
Tra
le Valli ossolane la Valle Antrona è sicuramente una
delle meno conosciute e meno sfruttate dal punto di
vista turistico; questo ha permesso al territorio di
conservare la sua naturale genuinità che ha sempre
esercitato su di noi una particolare attrattiva.
Nonostante le nostre varie frequentazioni ci abbiano
portato ad esplorare parecchi luoghi della valle, non
abbiamo ancora preso visione delle Alpi di Cama dove si
trova la famosa “ pietra del Merler ”.
Seriamente intenzionati a porre rimedio a questa nostra
grave mancanza, raggiungiamo le
Alpi di Campo
e, parcheggiata l’auto, ci incamminiamo in discesa fino
alla palina segnavia che riporta le indicazioni per la
nostra meta.
Iniziamo a salire ed il sentiero ci porta ad aggirare
una bella casa con lo striscione che ne dichiara
la volontà del proprietario.
Superata la costruzione seguiamo il sentiero che scende
in un tratto invaso dall’erba e giungiamo al
ponte che supera il Rio Cantonaccio
per poi iniziare a salire, oltrepassate le baite
dell’Alpe Gi Togn
(h0,20) iniziamo a rimontare il ripido tratto che,
nei passaggi più difficoltosi, è stato messo in
sicurezza e dotato di
robuste catene.
Superato il tratto più impegnativo, iniziano dei veloci
tornanti ed il sentiero si inoltra tra maestosi faggi
per poi sbucare nei prati
dell’Alpe Cama inferiore
m. 1621 (h1,00;1,20). Risaliamo gli ampi pascoli
e ci rechiamo alla
croce
da dove si gode di un ampio panorama che abbraccia tutta
la valle. Ritornati sui nostri passi saliamo in
direzione delle baite di
Cama di Mezzo
m. 1700 (h0,30;2,00). Dalle ultime baite
dell’alpe risaliamo, attraversando un
luminoso lariceto
che si sviluppa in un sottobosco di mirtilli e
rododendri, e quasi all’improvviso ci troviamo di fronte
ad una grossa pietra posizionata verso valle che una
targhetta,
posta opportunamente, dichiara essere la famosa “
pietra del merler
". Poco sopra si individuano i ruderi di una baita
dell’Alpe Cama Superiore m. 1866 (h0,30;2,30).
Saliamo ancora leggermente di quota fino a raggiungere
una palina alla cui base sono depositati tutti i
cartelli rotti
che indicavano le varie destinazioni; consultata la
cartina ci dirigiamo a sinistra e, attraversato un bel
lariceto tappezzato di rosseggianti rododendri,
raggiungiamo
l’Alpe Cumper
m.1800 (h0,30;3,00). Dall’alpe raggiungiamo la
valletta, ancora invasa da una grossa massa di neve che
superiamo agevolmente per poi proseguire la salita in
direzione del sovrastante
Alpe Pianozza
m. 2000 (h0,40;3,40) dove ci immettiamo sul
sentiero che scende dal Passo del Fornetto. Seguendo il
sentiero in discesa giungiamo in vista dei
ruderi delle baite che costituivano l’Alpe Ro
e proseguendo in leggera salita giungiamo alla
sella del Cavallo di Ro
(h0,45;4,25). Raggiungiamo il punto panoramico e
presso la
tabella illustrativa
che permette di individuare tutte le cime che fanno da
corona alla valle, sostiamo per un veloce spuntino. Le
previsioni meteo non rassicuranti, ci inducono ad
affrettare i tempi e terminata la pausa, scendiamo lungo
il sentiero che, superato un reticolato, raggiunge le
baite dell’Alpe
Meri
m.1661 (h0,20;4,45) da cui, immettendoci sul
sentiero che scende dal Passo del Fornalino, perveniamo
a
Cheggio
(h0,45;5,30). Dal bel nucleo di baite ben tenute,
ci incamminiamo seguendo le indicazioni per Antronapiana,
percorriamo la
vecchia mulattiera,
che costituisce un ottima scorciatoia, e ci permette di
ritornare all’ Alpe di Campo dove, finalmente
recuperiamo l’auto lasciata al mattino (h0,30;6,00).
Bellissima escursione in ambiente di alta montagna che
permette di visualizzare le bellezze della valle, laghi
e cime, che fanno compagnia all’escursionista per tutta
la durata del percorso.
NOTA:‹‹
Risale al 1986 la segnalazione della presenza di
numerose incisioni su un masso individuato in alta Valle
Antrona, una roccia conosciuta con il nome di "pietra
del merler", che altro non è il nome con il quale viene
chiamato un po' dovunque il ben noto gioco del filetto o
mulinetto, rappresentato anche di retro alla scacchiera
della dama. La pietra è localizzata nelle vicinanze
dell'Alpe Cama superiore, appena sotto l'alpeggio, ed è
un trovante in laugera che ha una lunghezza massima di m
2,10, una larghezza massima m 1,60 e lo spessore di m
0,30. La posizione è dominante sulla valle, come
d'altronde spesso capita nel caso di rocce incise. La
sua superficie è interamente ricoperta di incisioni,
distinte in varie tipologie: coppelle, affilatoi,
quadrati magici, dischi semplici, cruciformi,
stelliformi, scritte, cruciformi antropomorfi e
soprattutto trie e filetti. Se le scritte sono senza
dubbio, per ora, l'ultima fase delle incisioni prese in
esame, meno facile è stabilire l'epoca ed il motivo del
loro inizio, anche se pensiamo sia comunque da collocare
in epoca storica non recente. Infatti va ricordato che
la Valle Antrona era abitata dall'uomo in epoca romana,
come dimostrano i ritrovamenti archeologici di Rivera di
Viganella. Il motivo che ha spinto l'uomo preistorico a
incidere sulle rocce è certamente da ricercarsi nel
mondo del trascendente e del religioso, fatto che si è
protratto poi nel tempo forse anche solo come
tradizione, dopo la perdita del significato iniziale.
Ciò vale anche per le incisioni della "pietra del merler",
dove certamente le trie e i filetti non sono stati
incisi per essere usati come gioco››.
Link :http://www.in-montagna.it
(Tratto da "Sentieri antichi. Itinerari archeologici
nel Verbano, Cusio, Ossola" - Fabio Copiatti-Alberto De
Giuli - Edizioni Grossi - Domodossola).
![](../../Anno%202013/Uso%20sito%202013/home%20005.gif) |