Come arrivarci:
Da Verbania si sale in direzione di Santino da cui si
svolta a sinistra seguendo le indicazioni Alpe Ompio che
si raggiunge dopo aver percorso circa 7 Km. di strada
asfaltata che sale armoniosamente tra i boschi del
versante meridionale del Monte Castello.
Come
ogni anno, l’ultima domenica di Agosto, il Gruppo
Escursionisti Valgrande organizza presso il proprio
Rifugio, localizzato all’Alpe Corte Buč, la tradizionale
festa alla quale partecipiamo volentieri per ritrovare i
molti amici con i quali condividiamo, diverse escursioni
nel corso dell’anno. La festa di quest’anno assume
particolare importanza in quanto ricorre il 20°
anniversario dell’Associazione fondata nel 1994 da un
gruppo di appassionati della montagna. Per l’occasione,
presso l’alpeggio, sarŕ concelebrata la Santa Messa da
Monsignor Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara, e
da Monsignor Fausto Cossalter Vicario Generale. Giunti
al termine della carreggiata, parcheggiamo l’auto,
ultimiamo i preparativi e ci incamminiamo lungo la
strada cementata raggiungendo il Rifugio Fantoli (h0,15)
che oltrepassiamo per risalire il sentierino che,
superate le baite superiori di Ompio, prosegue
diagonalmente sino a raggiungere una sella su cui, a
destra, č posta una
grande croce
ed una bacheca che delimita il “ confine tra due mondi ”
(h0,15;0,30). Lasciamo a sinistra il sentiero che
conduce alla cima del Monte Faič e ci inoltriamo nella
valle del Sasso dove in primavera fioriscono le primule
rosse di montagna (i fiori del sasso). Sempre seguendo
il sentiero, che alcuni soci volontari dell’associazione
hanno provveduto a ripulire dalla vegetazione invadente,
raggiungiamo Belmel Freddo dove una
lapide
ricorda il luogo in cui cadde un aereo. L’aereo, un
ricognitore Ro.1
del Regio Esercito con a bordo il sergente pilota
Aristide Marchi ed il tenente osservatore Raffaele
Antonelli, impegnato in una missione di aerocooperazione
con le truppe, il 13 Agosto 1935 impattava, causa il
maltempo, le pendici del Monte Ompio causando la morte
dell’equipaggio. Nel 2008 il Gruppo Escursionisti
Valgrande ha recuperato e ripristinato la
croce sul luogo dell’incidente.
Dopo aver condotto ricerche storiche, Pietro Pisano,
socio fondatore consigliere del GEV e guida
escursionistica ambientale, ha pubblicato sulla rivista
"Vallintrasche 2010" (editore Magazzeno Storico
Verbanese) l'articolo "L'ala che li disperse li
raccolse" che ricostruisce, dalle testimonianze di chi
ricordava, l’incidente aviatorio avvenuto. Proseguiamo
seguendo tutte le pieghe della montagna e, superate
alcune vallette, siamo in vista dei diversi nuclei di
baite dell’Alpe
Corte Buč
m. 888 (h1,15;1,45), ora tristemente deserto e
semidiroccato. Secondo quanto raccolto e pubblicato da
Daniele Barbaglia e Renato Cresta in ( Genti e luoghi di
Valgrande, Alberti Libraio Editore, Marzo 2002 ): “
Bué č un antico corte risalente probabilmente al XIV
secolo in cui salivano una ventina di famiglie di
Rovegro, con una sessantina di bovine, con la loro
piccola corte di pecore, capre, maiali. Nel 1965 ancora
un centinaio di anime animava questo angolo di Valgrande.
Sui brevi appezzamenti si coltivavano anche segale e
patate, per non dimenticare che i boschi circostanti
fornivano abbondante raccolto di castagne ″. Fra
tanta desolazione si rimane sorpresi di trovare il bel
Rifugio ricavato da una vecchia baita che l’Associazione
ha acquistato e successivamente ristrutturata a spese
della stessa con il contributo gratuito e volontario dei
soci che in seguito hanno provveduto a riadattare
un’altra baita, concessa in uso quinquennale dalla
Famiglia Serena che, a seguito di una convenzione con il
Parco Nazionale Valgrande e il Comune di San Bernardino
Verbano, i volontari del GEV, hanno sapientemente
restaurata facendola diventare il “Bivacco
Serena″
messo a disposizione di tutti gli escursionisti che in
numero sempre maggiore frequentano la selvaggia zona del
Parco. Al nostro arrivo troviamo gli amici intenti in
ogni sorta di attivitŕ ed č tutto un fermento per
preparare la cerimonia a cui farŕ seguito il pranzo.
Lasciamo gli amici al lavoro e ci aggiriamo fra le baite
del corte dove risulta evidente come la natura, dopo
l’abbandono degli uomini che per anni hanno fatto uso
del territorio per ricavarne quanto utile al loro
sostentamento, si sia rimpossessata dei suoi spazi
originali. Molti edifici sono oramai ridotti a ruderi e
gli alberi sono ritornati a prevalere sui fabbricati che
spesso sono invasi dai loro tronchi di notevoli
dimensioni. Ci portiamo sullo spiazzo che oltre a
costituire la piazzola di atterraggio dell’elicottero, č
anche un ottimo punto panoramico da cui lo sguardo,
nelle belle giornate, corre libero a scrutare tutti gli
angoli piů nascosti della valle e sulle cime del
Togano, Pedum, Cima Tuss, Cima Sasso, la Colma di
Belmello ed i Corti di Velina che, sul versante opposto
della valle, emergono dal bosco, oggi purtroppo
una densa foschia limita di molto la visuale.
Nel frattempo il corte č stato raggiunto da un gran
numero di persone e l’elicottero riesce ad effettuare il
volo che permette
l’arrivo degli officianti.
Dopo i
saluti di benvenuto,
il
Vescovo ed il Vicario Generale,
si apprestano ad officiare la Santa Messa che, data la
straordinaria occasione, risulterŕ
molto seguita e partecipata
a dimostrazione di quanto la montagna sappia radunare le
persone. Al termine della funzione religiosa il Sindaco
di San Bernardino Verbano consegna a Monsignor Brambilla
una
targa a ricordo della manifestazione.
Successivamente tutti i presenti vengono invitati a
riunirsi sul piazzale antistante al Rifugio dove
l’Associazione offre l’aperitivo
a cui fa seguito il pranzo a base di polenta,
spezzatino, formaggio, contorno, dolce e caffč. I
tavoli posti all’esterno del rifugio sono tutti occupati
dalla moltitudine di persone che per l’occasione hanno
raggiunto l’alpeggio, ed ai tavoli, oltre ad incontrare
vecchi amici, si fanno nuove conoscenze con le quali si
va inevitabilmente a parlare di montagna. Terminata la
festa, assistiamo alla
partenza di S.E. Monsignor Brambilla
e, salutata la compagnia, ci incamminiamo sulla
via del ritorno che avviene seguendo a ritroso la via
percorsa all’andata. Lasciato l’alpe, lungo il sentiero,
ancora si sentono le voci di chi č rimasto per godere
fino all’ultimo della particolare giornata che rimarrŕ
negli annali dell’Associazione come la festa piů
partecipata dalla sua fondazione. Da domani, quando gli
ultimi volontari rimasti per riordinare il Rifugio
lasceranno l’alpe, tutto tornerŕ alla normalitŕ ed il
corte ricadrŕ nell’ oblio dal quale si ridesterŕ, solo e
per poco tempo, al passaggio di qualche intrepido
escursionista in cerca di emozioni forti che solo la Val
Grande sŕ trasmettere.
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