
Raggiunto il termine della strada
asfaltata, ci incamminiamo in direzione del Rifugio
Fantoli (h0,10), costruzione di proprietŕ del
C.A.I di Pallanza. Poco prima di raggiungere il
rifugio, una
chiara
segnaletica indica la direzione da seguire
per raggiungere l’Alpe Basseno: sentiero che, vista
la ancora abbondante quantitŕ di neve che ricopre i
sovrastanti pendii, intendiamo percorrere oggi. Il
sentiero, raggiunge la dorsale e, attraversando
estesi boschi di faggio, betulle e castagno, inizia
ad introdursi nella bassa Valgrande offrendo
ampi scorci panoramici sul tortuoso
corso del Torrente San
Bernardino che, con il fragoroso tumulto dell’acqua
che scorre nel profondo solco della valle ci
accompagnerŕ per tutto il percorso. Giunti all’Alpe
Basseno m. 879 (h0,40;0,50))
effettuiamo una breve sosta per goderci lo
spettacolare panorama che si para davanti a noi e
che abbraccia la Valgrande da Sud a nord giungendo
sino al Mottac e ai confini con la Valle Vigezzo. Da
qui si discende il prato antistante l'alpe, seguendo
la traccia che poi diventa sentiero entriamo nel
bosco di betulle sottostante e raggiungiamo la
palina segnaletica
posta alla quota di circa m. 820 (h0,10;1,00)
che indica le varie localitŕ raggiungibili da questo
bivio. Noi seguiamo le chiare indicazioni per Bué e
proseguiamo sul sentiero a tratti interrotto dai
rami che il peso della neve ha fatto cadere
intralciando il percorso che, per quanto nelle
nostre possibilitŕ,
cerchiamo
di eliminare. Il sentiero si innesta
sull’itinerario che proviene da Bignuno ed inizia a
risalire lungo quella che era l’antica
“ strŕ di Vacch ″ che grazie alla maestria
con cui era stata costruita, si presenta ancora in
buono stato di conservazione, giungiamo al
bivio per il Ponte di Velina
(h0,25;1,25) da cui parte il sentiero detto “
delle piantelle ″, i tempi di percorrenza indicati
per le raggiungere le varie localitŕ, a nostro
parere, sono molto discutibili e da considerarsi
molto approssimativi. Dopo aver seguito tutte le
pieghe della valle,
superiamo
gli ostacoli costituiti dalle numerose piante
che in questo ultimo tratto sono cadute a seguito
delle copiose nevicate, risaliamo il versante
Nord Orientale dei Corni di Nibbio e raggiungiamo
gli oramai inselvatichiti prati che ricoprono il
grande costone su cui sorgono le numerose
baite di Corte di Bué:
il corte maggengale del comune di San Bernardino
Verbano dove le famiglie degli alpigiani si
trasferivano per trascorrervi il periodo dalla
primavera all’autunno. Dal Corte si gode di
un’ottima
vista sulla Val
Grande, Togano, Pedum, Cima Tuss, Cima Sasso,
la Colma di Belmello ed i Corti di Velina che, sul
versante opposto della valle, emergono dal bosco.
Secondo quanto raccolto e pubblicato da Daniele
Barbaglia e Renato Cresta in ( Genti e luoghi di
Valgrande, Alberti Libraio Editore, Marzo 2002 ):
“ Bué č un antico corte risalente probabilmente al
XIV secolo in cui salivano una ventina di famiglie
di Rovegro, con una sessantina di bovine, con la
loro piccola corte di pecore, capre, maiali. Nel
1965 ancora un centinaio di anime animava
questo angolo di Valgrande. Sui brevi appezzamenti
si coltivavano anche segale e patate, per non
dimenticare che i boschi circostanti fornivano
abbondante raccolto di castagne ″. In compagnia
degli amici del Gruppo Escursionisti Valgrande,
raggiungiamo
la baita
dell’associazione (h1,05;2,30), da
loro stessi ristrutturata ed adibita a rifugio a
disposizione dei soci, qui č prevista la sosta
pranzo e tutti si mettono subito all’opera: chi
accende il fuoco nella stufa, chi provvede ad
approvvigionare l’acqua e, con nostra grande
sorpresa,
Peppo coadiuvato da
Lucia, si trasforma in abilissimo “ master
chef ″, altro che Gordon Ramsay. In men che non si
dica, vengono servite delle abbondanti porzioni di
succulente penne al ragů,
a cui tutti facciamo onore gustandole con molto
piacere. Terminato di pranzare, rigovernate le
stoviglie, riordinato il locale, ci trasferiamo
all’esterno per la classica
foto ricordo e, dopo aver visitato
il bivacco ristrutturato
sempre ad opera del Gruppo Escursionisti
Valgrande, ci mettiamo in cammino per intraprendere
la via del ritorno. Viste le condizioni del sentiero
alto, in cui la neve č presente solo a tratti sul
percorso, decidiamo di rientrare seguendo quella che
solitamente rappresenta la normale via di accesso al
corte. Lasciamo l’alpe ed iniziamo a risalire lungo
il sentiero che si alza ripido sino a raggiungere
la deviazione per la Colma di
Vercio ed il Monte Faič, da questo punto
volgiamo a sinistra ed in moderata salita superiamo
diverse vallette, prestando particolare attenzione a
quelle che risultano invase dalle
slavine cadute dalle alture
sovrastanti. Superati i punti “ critici ″
raggiungiamo la localitŕ “ Belmell Frecc ″(h1,30;4,00)
dove č posta la
lapide
commemorativa che ricorda la caduta di un
aereo da ricognizione nel 1935. Ancora un tratto in
leggera ascesa e giungiamo alla sella su cui sorge
la
bacheca che
demarca i pascoli della Val Grande definendo il
confine fra due mondi (h0,20;4,20). Ora non
ci resta che compiere l’ultimo tratto di sentiero
che ci conduce prima, ad Ompio dove passando di
fianco al ristrutturato
Rifugio Fantoli chiudiamo l’anello del nostro
giro odierno, ritorniamo sulla strada di servizio
all’alpe ed in breve siamo di nuovo al parcheggio di
Ruspesso al termine di un percorso molto appagante
(h0,25;4,45).
Un ringraziamento agli amici del GEV
per la loro cortese ospitalitŕ ed in particolare
allo
“ Chef Peppň ″ che
si č premurosamente adoperato per rifornirci dei
carboidrati necessari ad affrontare la giornata.