Ossola

Alpe Corte Lorenzo m.1023

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:15-Gennaio-2014                                                    

 Partenza da: Albo m. 211
 Dislivello totale: m. 900
 Difficoltà:E/EE
 Effettivo cammino h: 5,30

Come arrivare: Percorrere l’autostrada A26 in direzione Domodossola, uscire allo svincolo di Mergozzo e svoltando a sinistra in direzione Premosello, superata Candoglia in breve si giunge ad Albo. Parcheggio retrostante alla fermata del bus.

Nelle innumerevoli volte che siamo transitati dalla superstrada della Val d’Ossola in direzione Sempione, giunti in corrispondenza dell’uscita di Mergozzo, guardando a destra, siamo sempre stati attratti da due cappellette, una di colore giallo limone, verso nord, e una di tono arancione più a sud che, grazie alle loro colorazioni, sono molto visibili e si distinguono nettamente sulla costa della montagna che dal versante ossolano sale fino ai Corni di Nibbio: la  selvaggia catena montuosa che  delimita il confine tra Val d'Ossola e Val Grande. Rispettivamente sono la Cappella della Vardarola o Cappella nuova e la Cappella di Scarpia o Cappella vecchia. Consultando quella che noi riteniamo una vera enciclopedia in materia di Valgrande ( lo stupendo sito di Ferruccio Rossi  http://www.in-valgrande.it ), troviamo la descrizione dell’itinerario che, passando dalla cappella della Vardarola, poi prosegue sino a raggiungere l’Alpe Corte Lorenzo, situato sotto la parete ovest della cima che prende il nome dall’alpeggio, che a questo punto diventa anche la nostra meta. Parlandone con gli amici troviamo in Attilio e Maurizio, grandi conoscitori della valle e delle zone adiacenti, la disponibilità ad essere della compagnia, ed il sapere di poter contare sulla loro esperienza ci rende ancora più tranquilli e contenti della scelta fatta. Come concordato ci ritroviamo ad Albo  da dove prende avvio la nostra escursione odierna. Raggiunto il paese, lasciamo l’auto nel parcheggio e ci dirigiamo a sinistra percorrendo per un breve tratto la strada asfaltata in direzione di Cuzzego. Superato il ponte sul rio si perviene ad una casa sulla destra dove al termine della siepe di recinzione si trova la traccia di sentiero che, contrassegnato da radi bolli gialli, porta ad incontrare un canale che non si attraversa per svoltare subito dopo a sinistra. Il sentiero si fa ripido e risale degli scalini scavati nella roccia per poi spianare leggermente e dirigere a destra sino a raggiungere il torrente che, attraversato perviene alla radura su cui si erge la ben ristrutturata Cappella della vardarola m. 332 (h0,25)(per gentile concessione di Ferruccio possiamo vedere lo stato in cui era ridotta prima del restauro). Il nome dialettale del luogo è significativo: Vardarola ovvero “guardiola”, postazione da cui si osserva: la cappella si trova infatti in straordinaria posizione panoramica da cui si domina la Piana Ossolana. Lasciamo sulla destra la cappelletta e, seguendo i bolli rossi raggiungiamo la deviazione per Scarpia ( percorso che seguiremo al ritorno ),  proseguiamo in ripida salita  e superati i ruderi dell’Alpe Vardarola, raggiungiamo i Balmesc m.434 (h0,20;0,45). Superato un muricciolo prendiamo a sinistra e continuiamo a salire  lungo la traccia che sale ripida e senza tregua  ci porta a raggiungere l’Alpe Mundasc m. 485 (h0,10;0,55)  dove troviamo il caratteristico balmo m. 510: il rifugio naturale costituito da una grande roccia sporgente posta orizzontalmente a fare da copertura all’anfratto nel quale è stato ricavato il riparo sotto roccia che, in epoche remote, è certamente servito da ricovero. Come in molti altri casi, la “ balma ″ è protetta da muri esterni che hanno reso il locale più ampio per renderlo agibile anche ai pastori quando ancora non erano state costruite le baite e magari è stata utilizzata come punto di appoggio durante la costruzione delle baite stesse. A parziale conferma di quanto pensiamo, all’interno notiamo lastre di pietra posate come mensole sulle quali molto probabilmente venivano riposte le forme di formaggio durante la stagionatura e che ne testimoniano l’uso abitativo. Lasciamo ciò che resta dell’alpe e procedendo sulla destra raggiungiamo la sommità della balza su cui si erge il Curt Sgiuana ( Corte Giovanna ) m. 841 (h1,20;2,15). Da questo punto il percorso diventa molto più impegnativo, ( non che non lo sia stato finora )  e i segni rossi sulle piante ci guidano a superare, con un lungo giro, il costone roccioso che risaliamo a fatica per poi piegare a sinistra e, usciti dal bosco, ci ritroviamo sul pianoro non, a caso conosciuto come La Piana, su cui si trovano le diroccate baite dell’Alpe Corte Lorenzo m. 1023 (h0,45;3,00), sovrastato dall’omonima e ben più titolata cima. L’Alpe, non segnato sulle carte, sorge su di un panoramico pianoro ed un tempo era “ caricata ″ con pecore e capre, l’ambiente è veramente wilderness, ben poco contaminato ed i segni lasciati dall’uomo sono poco visibili. Dopo un veloce spuntino, consumato ammirando lo splendido panorama che si gode dall’alpe, scattata la foto ricordo, ci rimettiamo in cammino e ripercorriamo a ritroso la via percorsa in salita sino a raggiungere nuovamente la deviazione per Scarpia (h 1,50;4,50). Da questo punto, seguendo la precisa descrizione redatta da Ferruccio, percorriamo il costone che scende ad attraversare il Rio su una cengia rocciosa che permette di guadare il torrente passando sotto la briglia.  Risaliamo sul versante opposto per poi scendere di nuovo per un breve tratto in direzione del paese, incontriamo altri ruderi di baite, terrazzamenti e muretti a secco, giungiamo alla Scarpia (o Capela Vegia) ristrutturata recentemente almeno nelle sue opere murarie. Anche in questo caso, grazie alla documentazione concessaci da Ferruccio, abbiamo modo di vedere lo stato di degrado in cui versava. Dalla Capela Vegia, proseguiamo seguendo i bolli di vernice gialli ed in breve scendiamo di nuovo ad Albo.

Bellissima escursione che ci ha portato a camminare su sentieri dimenticati permettendoci di scoprire gli angoli meno famosi, più nascosti e decentrati della bassa Ossola sulle tracce degli alpigiani che le avevano vissute per necessità nei secoli passati..

P.S. Un sentito ringraziamento all’amico Ferruccio per averci dato lo spunto ad effettuare l’escursione, e ad Attilio e Maurizio che pazientemente ci hanno accompagnato in questo impegnativo cammino.

link: http://www.in-valgrande.it/balma/balme.html