Valle Cannobina

 Alpe Pluni m.1461

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:11-Luglio-2013                                                    

 Partenza da: Finero m. 879
 Dislivello totale: m. 676
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 4,00

Come arrivare: Percorrere la A 26 sino a Gravellona Toce, continuare sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di Masera da dove si sale per la SS 337 della Valle Vigezzo fino al paese di Malesco. Seguendo la deviazione per Finero, si prosegue lungo la statale della Valle Cannobina sino a pervenire al paese dove si parcheggia nell'apposita area sottostante alla chiesa.

Parcheggiata l’auto nei pressi della chiesa parrocchiale, scendiamo per un breve tratto la strada della Cannobina sino a raggiungere la Colonia di Somma Lombardo “ la Casa Montana del Sacro Cuore ″ da dove, sulla sinistra, prende avvio la bella mulattiera lastricata in sasso che, innalzandosi sopra i pascoli alla periferia del villaggio, percorrere il versante sud della Costa della Colmine e, entrando nel vasto bosco di pino silvestre, risale la valle di Creves e raggiunge la panoramica sella, a cavallo tra la Val Vigezzo e la Val Cannobina, su cui si ergono le baite dell’Alpe Pluni m. 1461 (h1,45) indicato sulle carte come Alpe Polunia. L’alpeggio posto sul crinale tra le valli dei torrenti Cannobino e Melezzo, e che degrada dal Monte Torriggia, sorge in una posizione straordinaria da cui si gode di uno dei più bei panorami della Valle Cannobina; la vista, dominata dal Monte Gridone, spazia verso il vallone di Finero da una parte e verso la Valle Vigezzo e Centovalli dall’altra.  Una baita dell’alpe, a cura dell’Associazione pro Montevecchio, è stata trasformata in bivacco sempre aperto a disposizione degli escursionisti. All’alpe incontriamo e conosciamo il simpatico e cordiale Angelo che molto gentilmente ci accoglie e ci offre un corroborante caffè, dopo poco tempo dal nostro arrivo, raggiungono Angelo anche Ornella ed Antonio che oggi sono suoi ospiti. Parlando del più e del meno, ma sempre di montagna, Angelo ci racconta di alcuni incontri da lui fatti all’alpe e questo ci permette di scoprire che abbiamo molte conoscenze in comune e alcuni sono anche della nostra compagnia. Saliamo sul dosso alle spalle dell’alpe e in compagnia dei nuovi amici scattiamo la foto a ricordo del piacevole incontro che conserveremo gelosamente nell’archivio della memoria. Ammirato lo spettacolo che si ha delle scoscese rocce del vicino Gridone, salutiamo la compagnia e riprendiamo il cammino indirizzandoci in direzione di Montevecchio. Il sentiero attraversa diagonalmente il versante occidentale del Monte Torriggia e passa sotto ai ruderi dell’Alpetta, che si vede in lontananza sul crinale che sale alla vetta del Monte Torriggia, per poi addentrarsi in una fitta boscaglia di pino mugo. Giunti in corrispondenza di una sorgente di freschissima acqua che riporta una scritta ben augurale m. 1530(h0,25;2,10), tralasciamo l’esile traccia che salendo a sinistra raggiunge la croce di vetta e proseguiamo lungo il crinale che, aggirato ci presenta una bella visione della Valle Cannobina. Iniziamo ora a percorrere il sentiero, sempre ben segnato e recentemente ripulito dalle erbacce, che in ripida discesa penetra dapprima in una fitta ed ombreggiata faggeta, successivamente attraversa boschi di betulle e prati incolti ed abbandonati, ci porta a raggiungere l’antico nucleo rurale di Montevecchio m 1094 (h0,50;3,00).  All’ingresso dell’alpe è collocato il monumento a ricordo del Tenente Ezio Rizzato, ucciso dai nazisti in una triste pagina della Resistenza nel 1944, conosciuta come l’ eccidio di Fondotoce. Raggiungiamo le prime baite dell’alpe e qui effettuiamo la sosta per consumare il nostro pranzo, e per concederci un attimo di meritato riposo. Terminati i “ festeggiamenti ″, riprendiamo il cammino e risaliti al pianoro su cui, ordinatamente allineati svettano dei monumentali faggi,  raggiungiamo di nuovo il cippo commemorativo da cui prende avvio il sentiero che superati i tre caratteristici fontanili utilizzati ai tempi dell’inalpamento per abbeverare gli animali e denominati “ Funtan dau Giash ″, attraversa un fresco bosco, supera alcune vallette e giungiamo a Cursolo m. 886 (h0,30;3,30). Dal paese scendiamo lungo la strada asfaltata che si immette sulla  Strada Statale della Cannobina e voltando a destra superiamo la prima galleria per raggiungere dopo pochi metri l’ingresso della seconda che non attraversiamo ma pieghiamo a sinistra seguendo le indicazioni per l’Area Monumenti Caduti Partigiani: dedicata alla memoria di due eroi della resistenza protagonisti della storica Repubblica dell’Ossola, il colonnello Attilio Moneta e Alfredo Di Dio. Raggiungiamo l’area seguendo il percorso della vecchia strada da cui si scorgono le strapiombanti pareti che scendono a raggiungere il letto del Torrente Cannobino che possiamo ammirare sotto di noi mentre scorre nel suo tortuoso percorso. Ritorniamo sulla Statale in corrispondenza dell’uscita della seconda galleria (h0,30;4,00) e da qui ci aspettano ancora circa 1500 metri di strada asfaltata che nella giornata odierna, molto calda, risulta particolarmente pesante da percorrere. Per nostra fortuna, veniamo raggiunti da una gentile e compassionevole signora, votata a compiere opere di bene, che ci offre un passaggio in auto fino al parcheggio. Ringraziata la signora e la nostra buona stella, recuperiamo l’auto e felici e contenti ce ne torniamo accaldati verso casa.