Come arrivare:
: Da Gravellona Toce si procede sulla Statale del
Sempione fino all’uscita di Premosello, ( o Pieve
Vergonte ???) usciti dalla Statale: si attraversa il
ponte sul Fiume Toce, si prosegue sulla SP n. 166 e si
raggiunge Cuzzago.
Questa di oggi più che un’escursione è un tranquilla
camminata che si può fare quando, come nel nostro caso,
si è in Ossola per altri motivi e prima di rientrare si
avanza un minimo di tempo per sgranchirsi le gambe.
Raggiunto
Cuzzago,
una bella frazione di Premosello-Chiovenda, ci
incamminiamo in direzione di Premosello e, alla fine
dell’abitato, sull’altura che sovrasta la linea
ferroviaria Domodossola-Milano, scorgiamo la
Chiesa della Madonna dello Scopello.
Ci immettiamo sulla mulattiera che sale a raggiungere la
costruzione: adibita a lazzaretto durante la pestilenza
del 1600 e successivamente trasformata in chiesa. Un
monumentale Tasso
plurisecolare di circa 3 metri di circonferenza e 16
metri di altezza, la cui età viene stimata in circa 500
anni di vita, molto simile ma meno famoso di quello
esistente sul sagrato della chiesa di Cavandone, è
presente anche qui e
vigila sulle pareti della vecchia chiesa.
L’albero, affascinante da vedere per la sua imponenza,
sembra che fosse già presente nell’attuale posizione fin
dai tempi della seicentesca pestilenza di Manzoniana
memoria. Dal retro dell’oratorio prende avvio una strada
asfaltata che porta a raggiungere la
Cappella del 1600, ristrutturata nel 1972,
alla confluenza della strada che sale da Cuzzago.
Percorriamo la strada che in salita giunge fino alla
baita “solitaria”
(h0,20)
posta al bivio per gli alpeggi bassi; si costeggiano
le
palestre di roccia
di Cuzzago fino a Borgo Fogliaccio (h 0,10;0,30),
quindi si devia sulla destra per strada pianeggiante.
Questo tratto pianeggiante, con
baite ristrutturate e scorci panoramici,
porta fino alla
località “La Vardarola”
(h0,30;1,00),
luogo dove gli Alpini, in ricordo dei partigiani, hanno
posto
un
monumento in sasso
e una lapide realizzando un’area di sosta: splendido
punto panoramico sulla bassa Ossola e sui Laghi.
Scattate le foto di rito, saliamo al vicinissimo Alpe
Vargia m. 440 dove effettuiamo la pausa pranzo. Al
termine della breve sosta, ritorniamo lungo la strada di
salita fino alla baita “solitaria” (h0,30;1,30),
quindi deviamo a sinistra seguendo le
indicazioni del segnavie A44
percorriamo il sentiero che raggiunge i ruderi
dell’Alpe La Motta m. 410 e, proseguendo in discesa nel
bosco, ci ritroviamo a dover superare
un
enorme manufatto
che noi scambiamo per una via di lizza, ma che
successivamente un anziano abitante del luogo, ci dice
essere stato un riparo, che si fa risalire agli anni tra
il 1500 e 1600, costruito per protegger il paese dalle
esondazioni del vicino Rio Meggiola, sul quale erano in
funzione diversi mulini utilizzati per la macinazione
della segale. Oltrepassato questo ciclopico muraglione,
giungiamo all’Alpe Le Crose m. 345 ed in breve
raggiungiamo le prime case di Cuzzago (h 0,25;1,55).
Da curiosi visitatori, effettuiamo la visita turistica e
percorrendo le vie interne del paese, che conserva
remoti segni che raccontano la sua storia, possiamo
ancora vedere:
antiche abitazioni patrizie
che, ornate con archi e colonne, testimoniano le
originarie ricchezze del paese,
un
arcaico edificio agricolo
databile attorno al 1400-1500, un
vecchio portico
sulla strada in pietra, con accanto una
vecchia fontana
e oltrepassato il portico, sulla sinistra si può
ammirare il
vecchio forno
del pane. Sulla strada provinciale esiste ancora
l’edificio che, come testimonia la vecchia e oramai
sbiadita insegna “ Vendita di Vino ″ era
la
Vecchia Osteria del paese
con il suo particolare
camino attorcigliato
e i
due
abbaini che sporgono dal tetto in piode.
Tra le varie curiosità, dipinta sulla facciata di una
casa,
una
bella meridiana
riporta un motto che filosoficamente invita a vivere la
vita senza rimpianti o rinvii. Prima di concludere
questa, se pur breve, bella ed interessante passeggiata
non poteva mancare la visita alla dismessa stazione
ferroviaria. Nella piccola stazione, ancora esistono la
biglietteria, la cabina di manovra, il locale del
capostazione e sbirciando al suo interno sono ancora
visibili le varie leve che servivano a manovrare gli
scambi e i segnali lungo il percorso,
una
serie di cappelli riposti sul bancone
sembrano dare l’impressione che il tempo si sia
momentaneamente fermato ma che un domani tutto possa
tornare in esercizio; inoltre nel giardino della piccola
stazione fa bella mostra di sé una riproduzione in
miniatura della
Torre di Pisa,
costruita negli anni 80 dall’allora capostazione che,
oltre ad abbellire la stazioncina, forse poteva far
sorgere qualche dubbio nel viaggiatore distratto che si
trovasse a guardare fuori dal finestrino nei momenti di
sosta. Guardando oggi questa piccola stazione, che
i
treni superano velocemente,
si nota come questo importante patrimonio abbandonato
sia avviato verso un inesorabile decadimento destinato,
purtroppo, a diventare ricettacolo di immondizie e luogo
in cui poter compiere i più spregevoli atti vandalici,
una
scritta a pennarello ne riassume tristemente lo stato.
Dopo la visita alla
stazione,
al termine di questa giornata che ci ha, permesso di
scoprire e ripercorrere antiche vie della storia e delle
tradizioni dei nostri territori, soddisfatti
facciamo ritorno al parcheggio in cui abbiamo lasciato
l’auto e ci rimettiamo in cammino verso casa (h0,35;2,30).
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