Come arrivarci:
Percorrere la A 26, da cui si esce al casello di
Romagnano Sesia /Ghemme. Si prosegue lungo la Statale
229 fino a Varallo: da qui la strada per Alagna
Valsesia si snoda lungo la Val Grande, attraversa i
paesi di Balmuccia, Scopa, Scopello, Piode per giungere
dopo circa 23 Km a Campertogno.
Da giorni la nebbia e la pioggia impediscono di fare
escursioni appaganti ma per la giornata di oggi sono
previste schiarite e scarse possibilità di pioggia per
cui, per accontentare gli scalpitanti scarponi, optiamo
per una gita breve e poco impegnativa e nella peggiore
delle ipotesi, fattibile anche con l’ombrello. Decidiamo
così di andare a far visita all’amico Sergio: il pastore
di Campertogno con il quale abbiamo stabilito un vero
rapporto di amicizia e che ritorniamo a trovare almeno
una volta all’anno. La descrizione del percorso è da noi
già stata descritta ampiamente in occasione delle
precedenti salite per cui, essendo la via di accesso
sempre la stessa, ci limitiamo ad una veloce operazione
di “ copia-incolla ″ Arrivati a Campertogno,
attraversiamo il fiume Sesia e raggiungiamo la frazione
Tetti dove parcheggiamo l’auto. Lasciamo l’abitato e ci
incamminiamo lungo la mulattiera che inizia a salire per
portarsi, in località Scarpiolo, sulla balza scoscesa
dove sorge l’Oratorio della Madonna degli Angeli.
Mantenendoci sullo sperone che discende dal Sasso
Bruciato entriamo nel territorio del Selletto m. 975 ed
incontriamo il bivio per l’itinerario N° 72 che lasciamo
sulla destra. Inoltrandoci nel bosco,
attraversiamo un piccolo rio e continuiamo a risalire la
bella mulattiera
ai cui lati sorgono le quindici
edicole votive
dedicate alla Vergine Maria. All’uscita dal bosco,
perveniamo allo spiazzo su cui sorge il
santuario della Madonna del Callone
m. 1092 (h0,35) dedicato alla visitazione, eretto
nel 1512 e successivamente ampliato. Il piazzale
antistante l’antica chiesetta è un vero e proprio
balcone sulla valle
dal quale si possono ammirare quasi tutte le frazioni di
Campertogno. Proseguiamo lungo il percorso che si
inoltra nella faggeta, che risaliamo lentamente nella
vana speranza di raccogliere qualche fungo, e perveniamo
al pianoro dell'Argnaccia m. 1183 (h0,40;1,15),
che si stende su un'ampia terrazza glaciale,
dalla nebbia emerge la cappella
denominata "del laghetto". Lasciata l'Argnaccia, con le
sue case quasi tutte restaurate, proseguiamo in leggera
salita e raggiungiamo
l’Alpe Cuna
m. 1260 (h0,30;1,45), il suono dei campanacci ci
fa intendere che stiamo per ritrovare l’amico. Infatti
così è, raggiungiamo le casere dell’alpe e troviamo
Sergio
che sta ultimando la mungitura delle sue bovine. Dopo
averci salutato calorosamente, ci fa accomodare e con
l’usuale generosità e cordialità, tipiche del montanaro,
subito si adopera per metterci a nostro agio e ci invita
a fermarci per consumare in sua compagnia un piatto di
pasta. Accettiamo di buon grado il cortese invito e,
mentre aspettiamo l’ora di pranzo, Sergio scende più in
basso per recuperare
il
gregge di capre
che, diligentemente, risalgono il pendio ritornando
all’alpe per la mungitura pomeridiana. Nel frattempo noi
ci aggiriamo per l’alpeggio che è popolato da molte
specie di animali e tra oche e galline, spiccano due
maiali di cinta senese
di notevoli dimensioni che a loro volta sono in attesa
del pranzo. Terminato di accudire alle bestie, è giunta
l’ora di pensare agli umani ed in men che non si dica,
Sergio
prepara un ottimo sugo
al pomodoro e funghi, degno del miglior ristorante, che
servirà a condire
un superbo piatto di penne,
seguono i suoi
squisiti formaggi
e per finire un corroborante caffè, logicamente
corretto. A tavola conversiamo della sua vita da pastore
e di come, in giornate bigie come quella odierna,
trascorre il suo tempo. Tra una chiacchiera e l’altra
non ci accorgiamo che il tempo scorre inesorabilmente e
che è giunta l’ora di pensare al rientro, a malincuore
salutiamo l’amico
e ci incamminiamo sulla via del ritorno. Sergio ci
raccomanda, di osservare l’asinello nato sabato e che
staziona con la mamma nei pressi dell’Arniaccia.
Ritorniamo all’Argnaccia,
e fortunatamente la densa coltre di nubi ha allentato la
sua morsa dandoci la possibilità di fotografare
la famigliola
di asini che con molta attenzione accudiscono al
nuovo arrivato
che, nonostante la giovane età, già zampetta
allegramente sulle su lunghe gambe. Lasciamo la zona ed
iniziamo a scendere lungo la lastricata e bellissima
mulattiera che percorriamo prestando molta attenzione a
dove posiamo i piedi in quanto le foglie umide che la
ricoprono sono molto scivolose e la paura di
finire a terra ci induce a procedere molto
prudentemente. Giunti di nuovo in frazione Tetti (h1,15;3,00),
recuperiamo l’auto e ci indirizziamo verso casa. Sulla
via del ritorno, ritornati verso la pianura, notiamo le
vigne dei Colli Novaresi,
cariche di grappoli giunti a maturazione che
preannunciano come la vendemmia sia oramai
imminente, altrettanto dicasi del riso che giunto
anch’egli al giusto punto di maturazione, ricopre la
pianura con le sue spighe che conferiscono un suggestivo
color giallo oro
alla immensa pianura.
Nonostante le non ottimali condizioni meteo, ritorniamo
a casa soddisfatti dalla bella giornata trascorsa in
compagnia di un amico veramente “ speciale ″.
L’itinerario “escursionistico ” è annoverato tra i “
Sentieri dell’arte sui monti della Valsesia ” e si
sviluppa nel territorio dell’Alta Valgrande del Sesia.
Maggiori informazioni al riguardo sono reperibili
consultando il sito:
http://www.giannimolino.it/Home.php
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