Come arrivare:
Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce,
proseguire seguendo la statale del Sempione , sino
all’uscita per Villadossola. Usciti dalla statale, si
svolta a sinistra, si percorre tutta la provinciale di
fondovalle e in km. 16 si raggiunge Antrona. Da qui si
percorre la strada asfaltata che in 8 km porta a Cheggio
dove parcheggiamo nei pressi della diga.

Il 12 agosto 1863, giorno della prima
salita italiana alla cima del Monviso, nacque l’idea di
dare vita all'associazione che nel successivo mese di
Ottobre, ad opera di Quintino Sella, divenne
l’attuale Club Alpino Italiano. Per celebrare il 150°
anniversario di fondazione dell’associazione, sono in
programma numerose manifestazioni all’insegna del
motto: “La montagna unisce”, per confermare come le
catene montuose non siano barriere che separano le
popolazioni, ma rappresentino uno stimolo e una
opportunità per incontrare altre persone. Noi intendiamo
festeggiare questa manifestazione con gli amici del CAI
di Villadossola
presso
il
Rifugio Andolla,
che sorge nel cuore della Valle Antrona. Al Rifugio sarà
festeggiato il 150° del CAI (Club Alpino Italiano), il
150° del CAS (Club Alpino Svizzero) e il 50°
anniversario dalla sua fondazione dell'associazione
Sezioni Est Monterosa. All’orario convenuto ci
ritroviamo a Cheggio da dove prende il via l’escursione
che ci condurrà al rifugio dove, per commemorare tutti i
Soci del Club Alpino che non sono più fra noi, sarà
officiata la S. Messa. Ci incamminiamo verso il
muraglione della diga del lago Alpe dei Cavalli, che
rappresenta la porta di ingresso alla Valle Loranco, e
lo attraversiamo seguendo le indicazioni per il Rifugio
Andolla, percorriamo la bella mulattiera, a tratti
scavata nella roccia e, a circa metà lago
incontriamo un
caratteristico
crocifisso,
superato il quale giungiamo alla fine del lago e
valicato il
ponte del Gabbio
sul Torrente Loranco si inizia a salire verso la piana
dell’Alpe
Ronchelli
m. 1578
(h1,00) ingentilita dalla sua ordinata
Cappella del Buon
Pastore.
Dall’alpe proseguiamo, sempre lungo il sentiero per il
rifugio, fino a raggiungere
la deviazione per
l’Alpe Campolamano
m. 1578 (h0,30;1,30). Proseguiamo sulla destra e
incominciamo a risalire il ripido sentiero che ci porta
a raggiungere una terrazza erbosa da cui si ha
una bella visione del
rifugio
che ci appare come un miraggio. Il sentiero percorre ora
un lungo traverso in diagonale e, superato
un tratto fra grossi
blocchi,
si sbuca sul pianoro su cui sorge il rifugio m. 2061
(h1,00;2,30). Al nostro arrivo sono già presenti
un gran numero di persone e fra queste
incontriamo molti
amici
e conoscenti che attendono l’inizio della funzione
religiosa. Alle ore 11,30
viene celebrata la
Santa Messa
ed al termine della funzione, vengono presentati
i presidenti
delle varie
Sezioni partecipanti
che a
turno, dopo aver salutato i numerosi intervenuti,
pronunciano i discorsi di rito rinnovando i vincoli che
li accomunano. Al termine delle celebrazioni ufficiali
le varie comitive si organizzano per il pranzo e chi non
ha trovato posto all’interno del rifugio, approfitta del
timido sole che nel frattempo è riuscito a rompere la
densa foschia che gravava sulla zona, e
si accomoda sul prato
retrostante la struttura che in breve assume un aspetto
vario e dai mutevoli colori. Terminato di pranzare, ci
aggiriamo fra i vari gruppi salutando gli amici di
vecchia data e, nell’occasione incontriamo e conosciamo
anche
Rita e Aldo
che da tempo seguono le nostre avventure sul web. Le
previsioni meteo prevedono un peggioramento della
situazione nel pomeriggio e anche sporadici temporali in
montagna per cui decidiamo di lasciare la compagnia e di
incamminarci sulla via del ritorno. Molti altri
escursionisti la pensano alla nostra stessa maniera e ci
ritroviamo in discesa, diligentemente
incolonnati in fila
indiana,
mentre la situazione reale sembra contrariamente al
previsto, andare migliorando. In prossimità del Ponte
del Gabbio, incontriamo
instancabili canoisti
che risalgono il sentiero per poi poter scendere lungo
le tumultuose acque del torrente per giungere nuovamente
fino al
lago
dove, sulle sponde all’ombra dei monumentali larici
hanno eretto il loro accampamento. Non ci resta che
ripercorrere tutta la sponda del lago per ritornare al
muraglione della diga da cui lanciamo
un’ultima occhiata
alla valle
appena discesa e ritornati a Cheggio, recuperiamo l’auto
e facciamo rientro verso casa al termine di una bella e
particolare giornata in cui abbiamo trovato pieno
riscontro a quanto affermato dal motto della
manifestazione.
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