Valle Antrona

 150° del CAI al Rif. Andolla

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:7-Luglio-2013                                                    

 Partenza da: Cheggio m. 1490
 Dislivello totale: m. 571
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 4,30

Come arrivare: Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce, proseguire seguendo la statale del Sempione , sino all’uscita per Villadossola. Usciti dalla statale, si svolta a sinistra, si percorre tutta la provinciale di fondovalle e in km. 16 si raggiunge Antrona. Da qui si percorre la strada asfaltata che in 8 km porta a Cheggio dove parcheggiamo nei pressi della diga.

Il 12 agosto 1863, giorno della prima salita italiana alla cima del Monviso, nacque l’idea di dare vita all'associazione che nel successivo mese di Ottobre, ad opera di Quintino Sella,  divenne l’attuale Club Alpino Italiano. Per celebrare il 150° anniversario di fondazione dell’associazione, sono in programma numerose manifestazioni all’insegna del motto: “La montagna unisce”, per confermare come le catene montuose non siano barriere che separano le popolazioni, ma rappresentino uno stimolo e una opportunità per incontrare altre persone. Noi intendiamo festeggiare questa manifestazione con gli amici del CAI di Villadossola presso il Rifugio Andolla, che sorge nel cuore della Valle Antrona. Al Rifugio sarà festeggiato il 150° del CAI (Club Alpino Italiano), il 150° del CAS (Club Alpino Svizzero) e il 50° anniversario dalla sua fondazione dell'associazione Sezioni Est Monterosa. All’orario convenuto ci ritroviamo a Cheggio da dove prende il via l’escursione che ci condurrà al rifugio dove, per commemorare tutti i Soci del Club Alpino che non sono più fra noi, sarà officiata la S. Messa. Ci incamminiamo verso il muraglione della diga del lago Alpe dei Cavalli, che rappresenta la porta di ingresso alla Valle Loranco, e lo attraversiamo seguendo le indicazioni per il Rifugio Andolla, percorriamo la bella mulattiera, a tratti scavata nella roccia e,  a circa metà lago incontriamo un caratteristico crocifisso, superato il quale giungiamo alla fine del lago e valicato il ponte del Gabbio sul Torrente Loranco si inizia a salire verso la piana dell’Alpe Ronchelli m. 1578 (h1,00) ingentilita dalla sua ordinata Cappella del Buon Pastore. Dall’alpe proseguiamo, sempre lungo il sentiero per il rifugio, fino a raggiungere la deviazione per l’Alpe Campolamano m. 1578 (h0,30;1,30). Proseguiamo sulla destra e incominciamo a risalire il ripido sentiero che ci porta a raggiungere una terrazza erbosa da cui si ha una bella visione del rifugio che ci appare come un miraggio. Il sentiero percorre ora un lungo traverso in diagonale e, superato un tratto fra grossi blocchi, si sbuca sul pianoro su cui sorge il rifugio m. 2061 (h1,00;2,30). Al nostro arrivo sono già presenti un gran numero di persone e fra queste incontriamo molti amici e conoscenti che attendono l’inizio della funzione religiosa. Alle ore 11,30 viene celebrata la Santa Messa ed al termine della funzione, vengono presentati i presidenti delle varie Sezioni partecipanti che a turno, dopo aver salutato i numerosi intervenuti, pronunciano i discorsi di rito rinnovando i vincoli che li accomunano. Al termine delle celebrazioni ufficiali le varie comitive si organizzano per il pranzo e chi non ha trovato posto all’interno del rifugio, approfitta del timido sole che nel frattempo è riuscito a rompere la densa foschia che gravava sulla zona, e si accomoda sul prato retrostante la struttura che in breve assume un aspetto vario e dai mutevoli colori. Terminato di pranzare, ci aggiriamo fra i vari gruppi salutando gli amici di vecchia data e, nell’occasione incontriamo e conosciamo anche Rita e Aldo che da tempo seguono le nostre avventure sul web. Le previsioni meteo prevedono un peggioramento della situazione nel pomeriggio e anche sporadici temporali in montagna per cui decidiamo di lasciare la compagnia e di incamminarci sulla via del ritorno. Molti altri escursionisti la pensano alla nostra stessa maniera e ci ritroviamo in discesa, diligentemente incolonnati in fila indiana, mentre la situazione reale sembra contrariamente al previsto, andare migliorando. In prossimità del Ponte del Gabbio, incontriamo instancabili canoisti che risalgono il sentiero per poi poter scendere lungo le tumultuose acque del torrente per giungere nuovamente fino al lago dove, sulle sponde all’ombra dei monumentali larici hanno eretto il loro accampamento. Non ci resta che ripercorrere tutta la sponda del lago per ritornare al muraglione della diga da cui lanciamo un’ultima occhiata alla valle appena discesa e ritornati a Cheggio, recuperiamo l’auto e facciamo rientro verso casa al termine di una bella e particolare giornata in cui abbiamo trovato pieno riscontro a quanto affermato dal motto della manifestazione.