Come arrivarci: Percorrere la A 26 sino a Gravellona
Toce, proseguire sulla S.S. 33 del Sempione sino
all’uscita di Masera, salire per la SS 337 della Valle
Vigezzo fino a Malesco. Da Malesco seguire la strada per
Finero, attraversare il paese e all’uscita, dopo la
chiesa, al bivio prendere a destra la strada della Val
Loana al termine della quale si parcheggia in
località Fondighebi (6 Km.).
Lasciata
l’auto procediamo lungo la pista alta che, superate le
baite
dell’Alpe Loana, scende ad attraversare il
torrente omonimo per poi tramutarsi in un sentiero che
si inoltra nel bosco e con numerosi tornanti risale le
pendici sudorientali del Cimone di Straolgio. Raggiunta
la zona delle
“ Fornaci ″ (h0,30), toponimo che deriva
dalla presenza di antiche fornaci per la calce oggi
restaurate e parte integrante dell’”Ecomuseo della
pietra ollare e degli scalpellini)”. Continuiamo a
salire lungo
la vecchia e solidissima scalinata in pietra,
che si fa largo fra cespugli di mirtilli, volgendo lo
sguardo verso valle, lo scenario che ci si presenta è
già di notevole rilievo e permette uno splendido colpo
d’occhio sulla
piana della Val Loana. Superiamo alcuni
ruscellamenti che scendono sul lastricato della
mulattiera e iniziamo a percorrere la lunga
diagonale che ci porta a raggiungere l’Alpe
Cortenuovo m. 1792 (h1,00;1,30), qui
incontriamo
Gianfry, il mitico frequentatore della Val
Grande, che ci mostra i suoi
“ scarponi ″ e con il quale ci soffermiamo
per scambiare quattro amichevoli chiacchiere. Visionato
il suo provvisorio domicilio, ci rimettiamo in
cammino e dopo una ulteriore breve ascesa, siamo in
vista delle
baite di Scaredi m. 1841 (h0,10;1,40).
Dall’alpe, che per anni ha rappresentato la porta
settentrionale di accesso alla Val Grande per
raggiungere i pascoli interni, si gode di un
ampio panorama sulle Alpi e sul Monte Rosa.
Raggiungiamo il bivacco escursionistico del Parco e
diamo un’occhiata all’interno per controllare che tutto
sia in ordine, verificato che tutto è a posto, ci
dirigiamo verso il Colle della Loana sulla cui sella
spunta la
Cappella di Terza m. 1859 (h 0,05;1,45) che
raffigura al suo interno i Santi: Antonio, patrono degli
animali, Gioacchino protettore dei pastori e Santa
Genoveffa patrona di Parigi località in cui emigrarono
parecchi abitanti della valle. Sulla nostra destra si
innalza il Cimone di Straolgio, la nostra meta odierna,
a questo punto ci si presentano due possibilità di
salita: seguire il sentiero che esce in piano verso
sinistra e raggiunge l’Alpe Straolgio da cui prosegue
più ripido, oppure salire direttamente per prati il
costone erboso che si presenta di fronte a noi. Noi
vogliamo visitare l’Alpe Straolgio per cui ci inoltriamo
a sinistra seguendo il tracciato del sentiero che
risalendo la dorsale del Cimone ci offre la visione di
panorami di incomparabile bellezza, in cui
spicca il Monte Rosa. Lungo il percorso per
l’Alpe Straolgio incontriamo la
simpatica Henrice che precede
mamma Antie, la sorella Salomè e papà Carl
che hanno pernottato a Straolgio e ora sono diretti alla
Bocchetta di Campo. Percorsi ancora pochi passi, vediamo
Ezio e Carlo in conversazione
con un baffuto signore che:
“ armato di un potente cannone ″ gira per i
monti a caccia di immagini, anche noi veniamo inquadrati
dal suo potente mezzo e, giunti a distanza di sicurezza,
riconosco essere Raffaele, un amico che seguo
da tempo su facebook per cui la conoscenza, fino ad ora
virtuale si consolida in una reale. Altra piacevole
sosta, e dopo parecchie chiacchiere, ci congediamo da
Raffaele e raggiungiamo le rimodernate
costruzioni dell’Alpe Straolgio (h0,45;2,30).
che ci appaiono inserite, come una nave incagliata in un
mare di erba, tristemente chiuse, fatta eccezione per il
bivacco
completamente disadorno e privo di qualsiasi
comfort: sta bene il bivacco spartano, ma questo ci
sembra decisamente eccessivo e le note sul libro firme
confermano la nostra impressione. Anche
le stanghe delle barriere che appaiono segate,
sono completamente sparite e molto probabilmente saranno
finite in cenere, pensare che per l’alpe era stato
concepito un progetto faraonico che prevedeva l’utilizzo
di tecnologie d’avanguardia come quella dell’utilizzo
dell’idrogeno per la produzione di energia elettrica con
l’obiettivo di arrivare alla piena autosufficienza
dell’alpe rendendo nullo l’impatto ambientale. Come per
molti altri progetti tutto è andato fallito, speriamo
che a qualcuno non vengano in mente ulteriori
stravaganti progetti! Delusi ed amareggiati da tanto
spreco di denaro pubblico, ci apprestiamo a risalire
l’evidente pietraia che incombe sulle nostre
teste ed armati di pazienza, seguendo l’esempio dei
nostri amici “ ascensionisti ″ iniziamo a percorrere il
tratto in direttissima che ci porta a raggiungere la
traccia di sentiero che volgendo a destra ci permette di
raggiungere
la sommità del Cimone m. 2151 (1,00;3,30). Da
questa posizione privilegiata,
lo sguardo spazia a 360°, la Val Grande
e le montagne che le fanno da corona appaiono come un
plastico sul quale volare con lo sguardo. Ci accomodiamo
per consumare il nostro meritato spuntino e, dopo
l’amaro che Claudio serve sfoggiando
il nuovo set da liquore,
scattiamo la
foto di gruppo. In discesa percorriamo il
sentiero, tralasciato al mattino per raggiungere l’Alpe
Straolgio, che scende in direttissima al pianoro su cui
sorge la Cappella di Terza (h0,30;4,00). Dal pianoro
voltiamo a sinistra e velocemente raggiungiamo
nuovamente l’Alpe Cortenuovo (h0,15;4,15) da cui ci
immettiamo sul sentiero percorso in mattinata che
ridiscendiamo raggiungendo la piana di Loana in cui,
molto ben inserite, fanno bella mostra
le belle baite dell’Alpe Cascine. Siamo
oramai giunti al termine di una gita stupenda e come
degno completamento della giornata, incontriamo
nuovamente Raffaele che salutiamo cordialmente con la
speranza reciproca di incontrarci di nuovo in un
prossimo futuro.
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